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Pescara, 24/07/2024
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Data: 13/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La leader della Cgil: «Basta voucher». Il ministro: l’obiettivo non è il referendum. Camusso pronta a trattare. Poletti: il voto non c’entra. Bersani chiede di modificare uno strumento che sta umiliando una generazione. Cambiano i buoni lavoro. Le sei mosse del governo

ROMA Il governo è al lavoro per cambare i voucher, ma Susanna Camusso mette le mani avanti e avverte: «I correttivi non bastano, vanno eliminati». Il giorno dopo il via libera della Consulta ai due referendum della Cgil il ministro del Lavoro Giuliano Poletti assicura che il suo obiettivo «non è un’operazione di maquillage per evitare il voto» ma un intervento per limitarne l’uso «improprio o distorto». Ma la Cgil, in attesa di sapere con quali motivazioni la Consulta ha bocciato il quesito sul ripristino dell’articolo 18, si prepara alla nuova campagna elettorale e intanto incalza il governo perché fissi la data del voto. «Il nostro sarà un pressing quotidiano», dice Camusso. Sulla bocciatura dell’articolo 18 la Camusso conferma che la battaglia andrà avanti anche con un ricorso alla Corte Europea. «Sono curiosa di leggere le motivazioni, ma non mi sento sconfitta: ora il Paese deciderà qual ’è la frontiera del lavoro flessibile e fino a che punto si può schiavizzare il lavoro», aggiunge. I voucher in ogni caso vanno aboliti. «Sono la malattia del Paese, non possiamo aspettare che diventino un contagio insopportabile», dichiara ricordando che «i voucher «hanno registrato un’esplosione con il governo Renzi e stanno costruendo un esercito di precari». L’obiettivo del sindacato non è tenere il referendum a ogni costo, ma arrivare a una regolamentazione del lavoro occasionale in modo «che sia una forma di lavoro con contribuzione previdenziale, una forma contrattuale». Il modello insomma potrebbe essere il mini job della Germania, dove i giovani vengono comunque avviati verso un percorso lavorativo. Sulla stessa lunghezza si muove anche la sinistra del Pd. Consapevole che la bocciatura dell’articolo 18 potrebbe mettere a rischio il raggiungimento del quorum. Dopo Roberto Speranza e Cesare Damiano tocca a Pierluigi Bersani. «Che un pensionato si prenda un voucher, io non ho nessuna obiezione. Ma non so quanti di voi sono stati in vacanza questa estate in qualche villaggio turistico. Quest’anno erano tutti a voucher, e si poteva registrare l’umiliazione di quei ragazzi. Si parla di occupazione giovanile, ma andiamo a vedere come è fatta. Noi stiamo umiliando una generazione», dice l’ex segretario del Pd. Che aggiunge: «La cancellazione dell’articolo 18 non ha favorito in nessun modo l’occupazione». Il referendum può insomma diventare un nuovo tema di tensione all’interno del Pd dove la sinistra potrebbe essere tentata di votare sì se il governo non dovesse riuscire a sminare il terreno con un intervento drastico sui voucher. Non è d’accordo la Cisl. «Bisogna tornare all’origine dei voucher quando davvero la legge Biagi li aveva individuati come strumenti del tutto eccezionali per lavori discontinui», dice e Anna Maria Furlan. «Il referendum non serve basterebbe una legge di due righe».


il retroscena
Cambiano i buoni lavoro. Le sei mosse del governo

ROMA Una partita con sei mosse per modificare i voucher e disinnescare la bomba ad orologeria del referendum, capace di far saltare definitivamente in area la legislatura. Ecco il piano del governo nella sfida a scacchi con il sindacato che, invece, punta a pensionare i ticket. L’obiettivo, sottolineano fonti alle prese con il dossier, è modificare la struttura dei buoni per ricondurli alla finalità originaria di riordino del lavoro accessorio e impedirne un uso distorto. Proprio per questa ragione, l’operazione partirà da un inasprimento delle sanzioni a carico degli imprenditori che violano le norme omettendo di comunicare, entro 60 minuti, l’utilizzo dei voucher. Attualmente la pena massima arriva a quota 2.400 euro: si ipotizza un raddoppio delle multe. Inoltre, anche se in realtà i lavoratori del mondo dei voucher incassa in media molto meno, sono destinati a ridursi i limiti di compensi annui, che scenderanno da 7 a 4-5mila euro per la prestazione e da duemila a mille per ogni committente. Palazzo Chigi punta anche all’introduzione di un tetto massimo di ore lavorate attraverso i voucher rispetto al monte ore prestato dai dipendenti a tempo indeterminato presenti in azienda. In alternativa, oppure in aggiunta a questo meccanismo, si ipotizza l’introduzione di un principio di proporzionalità tra lavoratori a contratto e voucheristi. Nel menu compare anche la riduzione da un anno a sei mesi, forse anche meno, della validità dei buoni ai fini del rimborso per quelli non utilizzati dal datore di lavoro. Chiaro l’obiettivo di scongiurare rimborsi impropri contando sulla lungaggine dei controlli da parte dell’Inps. La mossa numero cinque, ispirata proprio dal caso Cgil, è vietare l’utilizzo dei voucher per retribuire surrettiziamente i propri dipendenti considerato che in molte circostanze i ticket sostituiscono i buoni pasto, benzina e telefono ed anche le spese di trasferta e di viaggio. Ultima mossa, suggerita direttamente dall’Inps, imporre dei limiti all’utilizzo mensile anziché annuale dei voucher. È chiaro, sintetizzano gli uomini vicini al presidente Tito Boeri, che se in un mese lo stesso datore di lavoro ha usato lo stesso lavoratore per molte ore con i voucher questo indica la sostituzione di un contratto di lavoro alle dipendenze con i voucher. Un caso tipico di lavoro subordinato mascherato. L’esecutivo vuole verificare quale effetto ha avuto l’introduzione della tracciabilità dei buoni lavoro. Se fino alla scorsa primavera, infatti, era stato lasciato un margine di 30 giorni dall’utilizzo del voucher per la comunicazione all’Inps, da 5 mesi Palazzo Chigi ha imposto che i datori di lavoro siano tenuti «almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione» a comunicare alla sede territoriale competente dell’Ispettorato, mediante sms o posta elettronica, i dati anagrafici o il codice fiscale del lavoratore. L’obbligo istantaneo dovrebbe impedire comportamenti fraudolenti. Ad esempio acquistando un voucher e tenendolo nel cassetto per attivarlo solo in caso di problemi.

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