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Pescara, 25/07/2024
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Data: 13/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Cialente: essere nuovi non è una questione di età. De Matteis: il monsignore guardi in casa propria, la Curia ha fatto quel che doveva?. Trifuoggi: d’accordo con il prelato, servono altre forze in campo, stop ai vecchi schemi

L’AQUILA Non è facile digerire le parole dell’arcivescovo emerito della città. Rimasto a lungo nell’ombra, dopo la sua uscita dalla guida della Curia aquilana, monsignor Molinari ha scelto di intervenire. Lo ha fatto su un tema scottante, alla vigilia di una campagna elettorale ancora in alto mare, con i partiti impegnati nella difficile scelta delle candidature.
SOLO LUOGHI COMUNI. «Ritengo che il ragionamento debba essere molto più articolato», risponde il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, «e non intriso di luoghi comuni. Se in questo momento c’è qualcuno che non rappresenta la casta è proprio la politica, che subisce ogni cinque anni l’esame elettorale da parte dei cittadini ed è chiamata a rispondere delle proprie azioni. La casta era quella della Prima Repubblica, dove tutto veniva calato dall’alto». Quanto al vento di rinnovamento che spira sulla città, Cialente dice: «Ben venga, ma il passaggio del testimone dev’essere graduale, con consapevolezza, da parte di chi lo cede, e una piena presa di coscienza da parte di chi lo raccoglie, che deve metterci impegno e capacità. Non sono l’età o la faccia a fare la differenza, ma le capacità dei singoli, altrimenti Michelangelo, se si ragionasse solo per età anagrafica, non avrebbe fatto in tempo a dipingere la Cappella Sistina. Una delle persone più “giovani” al mondo è proprio papa Francesco, per il suo modus operandi». Quanto ai compensi eccessivi dei politici, Cialente ironizza: «Se possiamo chiedere una raccomandazione a monsignor Molinari, magari riusciamo a portare lo stipendio del sindaco almeno alla metà di quello dei parlamentari».
GUARDI IN CASA PROPRIA. Salta dalla sedia Giorgio De Matteis, leader della coalizione “L’Aquila città aperta”. «Non è possibile», dice, «che ogni tanto arrivi la predica di turno. Invito l’arcivescovo emerito, che lancia da decenni queste provocazioni, a guardarsi dentro casa per vedere se la Curia, negli ultimi anni, è stata consona alle necessità della città e se ha fatto tutto quanto era in suo potere per migliorare le condizioni attuali. Condivido, invece, l’esigenza di un cambiamento, ma non anagrafico. Piuttosto, di idee e obiettivi. Il giovanilismo di facciata», incalza De Matteis, «non è la soluzione ai problemi. Nel 2012 ho portato, con la mia lista, un discreto numero di giovani in consiglio comunale: Daniele Ferella, Luigi D’Eramo, Emanuele Imprudente, Raffaele Daniele, Alessandro Piccinini. Tutti sotto i 40 anni. Ma vorrei dire all’arcivescovo, che oggi le poltrone sfuggono con una facilità incredibile. I problemi da affrontare all’Aquila sono moltissimi e abbracciano la sfera del lavoro che manca, dei pochi stimoli economici, di una socializzazione evanescente, con gli anziani sempre più confinati. Ma non è additando i vecchi volti della politica che si risolvono i problemi».
IL POTERE LOGORA. Più moderato il commento del vicesindaco Nicola Trifuoggi. «Rinnovamento non significa solo mutamento dei volti, ma nuove energie ed entusiasmo. Una rivitalizzazione della politica. Se guardiamo, poi, al livello comunale, non mi sembra ci siano lauti guadagni. Resta un dato di fatto: L’Aquila ha bisogno di una svolta, di un cambiamento perché il potere logora, altroché», ammette Trifuoggi. «In questo sono d’accordo con monsignor Molinari, che auspica un cambiamento dei gruppi storici che governano il territorio. Nuove forze in campo», conclude Trifuoggi, «potrebbero rappresentare un vantaggio per questa città in una sana successione che porti a nuovi progetti, a una crescita collettiva e a un modo diverso di concepire la politica. Meno legato ai vecchi schemi e alle ingessature del passato e più vicino alle esigenze rappresentate da cittadini».



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