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Pescara, 25/11/2024
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Data: 14/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Imprese travolte dalla crisi. In provincia dell’Aquila continua ad allungarsi la lista di chiusure e fallimenti. La denuncia della Cgil

L’AQUILA «Fallita, fallita, fallita. Cessata, fallita, ripresa, fallita. Cassa integrazione, nuova impresa, ripresa, fallita...». La breve lista che fotografa lo stato di salute delle imprese (un estratto esemplificativo di 26 aziende) del manifatturiero della provincia dell’Aquila, arrivata da poco sulla scrivania del segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, sembra più che altro il rapporto della battaglia di Waterloo. Sul “campo” della crisi che gli economisti attribuiscono al vecchio spauracchio della “globalizzazione” cadono imprese che hanno fatto la storia del manifatturiero in provincia, o nate dalla felice epoca del polo elettronico aquilano, come Otefal, Technolabs, Finmek, Intercompel: tutte diventate “ex”. Ma è solo una parte del tunnel senza luce in cui è finita l’occupazione in tutti i settori (eccetto l’agricoltura, con il Fucino che tira): dal cartografico ai trasporti, al commercio, fino ai servizi, all’edilizia, al turismo, al chimico e all’agroalimentare. Vertenze si aprono con un’inarrestabile perdita di migliaia di posti di lavoro dalla Reginella d’Abruzzo di Sulmona alla Sadam Abruzzo di Celano.
REGIONE A DUE VELOCITÀ. È un Abruzzo a due velocità quello consegnato dai dati dei Centri per l’impiego: da un lato la profonda crisi dell’entroterra e dall’altro la costa, più stabile, o l’area Teatina, trainante grazie all’export dell’automotive. Un quadro che, al di là dei numeri, si traduce in famiglie senza occupazione, persone fuori ormai dal mercato del lavoro, un sottobosco di lavoro irregolare e il precariato imperante, senza tutele e senza diritti.
PIANO STRAORDINARIO. Trasatti lancia un appello ai decisori istituzionali: «Si deve aprire subito un piano straordinario del lavoro per le aree interne, a rischio spopolamento, creare occupazione stabile, aggiuntiva e di qualità, perché il tempo non è una variabile indipendente e i giovani non hanno prospettive».
PERDITE INFINITE. Almeno 50 le vertenze aperte in provincia, alcune finite male e altre drammatiche di cui non si intravedono gli esiti (Santa Croce e Cartiera Burgo) e il destino dei lavoratori appeso a un filo. Per una vertenza che si risolve altre se ne aprono, in una continua sproporzione e uno stillicidio che impoverisce il territorio. Ricordate i 10 progetti di sviluppo sostenuti i con i fondi del 4% della ricostruzione e presentati dalla Regione circa un anno fa? A fronte di 500 posti di potenziali lavoro (che ancora devono materializzarsi) se ne sono persi dal 2013 al 2016 oltre 16mila: un rapporto di 1 a 30 che rende la battaglia impari. Spesso, quando una vertenza si risolve, come quella dell’ex Otefal di Bazzano, che dava lavoro a 184 operai e riacquistata dalla Framiva Metalli, lascia per strada decine di lavoratori (in questo caso scesi a 60).
SERVIZI. Preoccupante è anche l’effetto della riforma della Sanità del ministro Beatrice Lorenzin, che lega i servizi sanitari alla popolazione: «La provincia dell’Aquila è estesa per 5.040 chilometri quadrati e ha 60 abitanti per chilometro, mentre quella di Pescara è estesa 1.225 chilometri quadrati per 271 abitanti (ogni km): significa che la nostra provincia deve restare sprovvista di servizi?» chiede Trasatti. Non sono in crisi soltanto i call center (nell’Aquilano Customer2care, E-care, Transcom, Consorzio lavorabile; a Sulmona 3G), ma anche le cooperative sociali, per non parlare della sanità privata, che conta diverse procedure di riduzione di personale.
GLI ALTRI SETTORI. In crisi tante piccole imprese di trasporti, come “Nuovi orizzonti”, Morelli coop”, “Cm service”, “Mobilità&parcheggi”. Nel comparto cartografico anche “Il Sole 24 Ore” a Carsoli (con 80 dipendenti al quarto anno di solidarietà), e la “Effeprinting” in affitto dal luglio 2015 con 102 dipendenti in liquidazione.

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