CHIETI I sindacati di Carichieti salutano positivamente l’offerta di Ubi Banca per acquistare le tre good bank Carichieti, Banca Marche e Banca Etruria, ma sono comunque preoccupati per il futuro del personale. È innegabile infatti che, una volta conclusa l’acquisizione, ci sarà una profonda ristrutturazione, un delicato momento di passaggio che dovrà essere gestito con attenzione. Se infatti la situazione dell’istituto di credito teatino non è assolutamente quella di Banca Marche, dove si potrebbero contare tra gli 800 e i 900 esuberi, i sindacati sono comunque all’erta. «Le condizioni di Carichieti non sono di certo le stesse di Banca Marche», ha spiegato il coordinatore regionale Fisac Cgil, Francesco Trivelli, «sia perché la banca teatina ha già dato in termini di tagli al personale (il 10% in meno con l’accordo sindacale di fine 2015), sia perché non ha le dimensioni di Banca Marche, che ha filiali in quasi tutto il Paese». L’accordo sindacale prevede un taglio di 56 unità lavorative su 584 e il ricorso alle giornate di solidarietà sino a tutto il 2019. «Nessuno è stato lasciato solo», ha aggiunto Trivelli, «le 56 unità in meno sono costituite da dimissioni volontarie, pensionamenti o accompagnamenti alla pensione tramite il Fondo di solidarietà di settore». «Si sta per chiudere un iter che si è prolungato anche troppo e, per ora, possiamo dirci soddisfatti», aggiunge Claudio Bellini, segretario regionale First Cisl. «La First ha già avanzato formale richiesta affinché non ci siano ulteriori sacrifici a danno dei lavoratori. Il nostro segretario nazionale Giulio Romani ha interessato a riguardo il presidente dei cda di tutte e tre le banche-ponte, Roberto Nicastro». Giudizio positivo anche da Alessandro Roselli (Uilca) anche se, «non vorremmo mai che l’inevitabile trattativa, nella fase della definizione di un piano di efficienza, arrivi a pianificare un numero di esuberi tali da non poter essere gestiti su base volontaria o attraverso l’utilizzo degli strumenti, legali e contrattuali, di settore». Roselli chiede anche che, qualora si decidesse di iniziare con trattative separate per le singole banche, a Chieti ci si conformi «agli stessi criteri che hanno caratterizzato l’accordo sindacale del 2015». «Stiamo per passare da un periodo di incertezza, sia per i lavoratori che per la clientela, a un momento che dovrà essere gestito attraverso una profonda ristrutturazione», aggiunge Domenico Avitto (Fabi). «Ma questo non significa che dovrà esserci per forza una riduzione di personale. Se si vuole rispettare territorio e clientela, bisognerà agire con prudenza e intelligenza. Per riconquistare fiducia, certo non servono i licenziamenti». Avitto chiude con un appello all’unità sindacale.