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Pescara, 24/07/2024
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Data: 14/01/2017
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Partiti: il caso Ue non scalfisce M5S. Più voti e torna primo partito. I 5 Stelle salgono al 30,9%, il Pd è al 30,1%. In calo gli italiani che vogliono il voto. Renzi si riprenderà presto solo per il 22% (Guarda i sondaggi di Nando Pagnoncelli)

Un mese fa gli elettori mostrarono una discreta freddezza nei confronti del nuovo governo guidato da Paolo Gentiloni: solo un italiano su quattro si dichiarava soddisfatto della rapida risoluzione della crisi e dell’insediamento del nuovo esecutivo, giudicato in larga misura uguale al precedente, e uno su due auspicava elezioni rapide, subito dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum prevista il 24 gennaio. Rispetto ai governi precedenti, il consenso si attestava su valori decisamente inferiori. A distanza di poche settimane nel sondaggio odierno si registra un atteggiamento più benevolo nei confronti del governo e un allontanamento delle elezioni nelle aspettative degli cittadini. Infatti, un terzo degli italiani esprime una valutazione positiva dell’operato dell’esecutivo contro il 44% che ne dà un giudizio negativo, mentre il 23% non esprime una valutazione. Nello scenario tripolare non stupisce che l’apprezzamento sia minoritario; piuttosto, rispetto al governo Renzi si registrano meno giudizi negativi e una sorta di sospensione del giudizio.

Quando tornare al voto

Quanto alle elezioni, si conferma la domanda di elezioni rapide da parte degli elettori della Lega e del M5S ma, nel complesso, diminuisce di 8 punti (da 48% a 40%) la quota di coloro che vorrebbero elezioni il più presto possibile mentre aumenta di 4 punti (da 25% a 29%) quella di chi auspica elezioni a giugno o a settembre, dopo l’approvazione di una nuova legge elettorale e rimane sostanzialmente stabile (16%) l’aspettativa di voto a fine legislatura, nel febbraio 2018. Se un mese fa i sostenitori delle elezioni immediate prevalevano sugli altri per 48% a 41%, oggi gli «attendisti» prevalgono per 44% a 40%.

Il futuro di Renzi

Le opinioni rispetto al futuro di Renzi sono tutt’altro che omogenee, in larga misura influenzate dall’area politica di appartenenza: la maggioranza relativa degli intervistati (38%) ritiene che l’ex premier sia in difficoltà e per potersi riprendere debba creare alleanze dentro e fuori il Pd; il 30% lo considera un leader sconfitto, senza prospettive politiche mentre il 22% è di parere opposto e ritiene che saprà riprendersi rapidamente dalla sconfitta referendaria e continuerà ad avere un ruolo centrale. Indubbiamente sul cammino di Renzi e del suo partito le incognite sono molte: la priorità sembra essere quella di ritrovare una sintonia con il Paese, condizione essenziale per allargare il consenso del Pd che da molto tempo fatica a conquistare nuovi elettori e sembra aver perso quella trasversalità di cui aveva beneficiato alle Europee. Ma nel suo partito la maggioranza assoluta rimane fiduciosa in una sua pronta capacità di ripresa.

M5S di nuovo in testa

Lo scenario politico, d’altronde, non presenta cambiamenti di rilievo nonostante i molteplici accadimenti delle ultime settimane, alcuni dei quali hanno avuto un’elevata risonanza mediatica. Basti pensare alle vicende che hanno riguardato il M5S, non tanto per le inchieste giudiziarie romane, quanto per le esternazioni del suo leader su temi molto diversi: da quelle sull’espulsione degli immigrati irregolari, all’ipotesi di istituire giurie popolari per giudicare i media, agli avvisi di garanzia, fino alla controversa decisione di aderire al gruppo europeista Alde al Parlamento Ue, abbandonando l’Efdd con gli euroscettici di Nigel Farage. Come sappiamo la richiesta è stata respinta dal presidente di Alde Guy Verhofstadt e il M5s è rimasto nel gruppo con Farage accettando dure condizioni. Ebbene, nonostante tutto ciò il M5S fa registrare un aumento (+0,9) negli orientamenti di voto rispetto a dicembre attestandosi al 30,9% e riportandosi in testa sul Pd che si mantiene stabile (30,3%, in flessione di 0,2). L’elettorato pentastellato appare tetragono, insensibile alle vicende che riguardano il Movimento. Il caso europeo, ad esempio, è stato seguito in dettaglio o sui fatti principali dal 45% degli elettori e solo l’8% ritiene che il M5S perderà consenso e non riuscirà a recuperarlo, per il 27% lo recupererà con fatica, mentre il 40% (71% tra gli elettori grillini) non prevede una perdita di consenso (14%) o immagina un recupero a breve, come già avvenuto in passato (26%).

Uno scenario granitico

Lo scenario elettorale appare granitico, a dispetto dell’attualità politica e, come già detto, ciò è riconducibile alla radicalizzazione degli elettorati e ad atteggiamenti difensivi, sempre più spesso paragonabili a quelli dei tifosi, in particolare di quelli che tifano «contro».

Elettorato eterogeneo

Nel caso dei 5 Stelle si aggiunge un ulteriore elemento, evidenziato dal politologo Paolo Natale, riguardante la composizione dell’elettorato grillino, la cui provenienza è molto trasversale. La coesistenza di anime diverse porta a compensare le eventuali defezioni causate da prese di posizione eclatanti, che suscitano delusione, con l’ingresso di nuovi elettori. Ad esempio, la proposta di espellere gli immigrati irregolari determina una diminuzione di elettori provenienti da sinistra e fa aumentare gli elettori provenienti da destra. Insomma un gioco a somma zero che consente al Movimento di mantenersi sostanzialmente stabile negli orientamenti di voto. L’eterogeneità dell’elettorato rappresenta quindi una risorsa per il M5S che si può permettere di avanzare proposte che non brillano per coerenza, senza pagare dazio in termini elettorali. Tuttavia rimane la prova del budino: quando si governa, le cose cambiano.

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