No, non lascerà l'Abruzzo per Roma in caso di elezioni anticipate. «Mi preme portare fino in fondo il lavoro iniziato 30 mesi fa. Un lavoro in Regione per cui mi hanno fatto attendere 14 anni e che voglio completare. Se andremo alle urne prima del tempo, non mi candido e sosterrò i contendenti della mia area politica».
Così il governatore Luciano D'Alfonso all'inizio di un anno decisivo per l'Abruzzo. Metà legislatura, ci vuole un bilancio...
«Sono soddisfatto per i risultati evidenti, a partire dall'uscita dal commissariamento della sanità. Poi per i 1,5 miliardi del Masterplan, con un piano pensato in Abruzzo, guadagnato in Abruzzo e arricchito dalla volontà delle forze politiche ed economiche abruzzesi. Quindi il rilancio dell'aeroporto, il salvataggio Mare Blu dalle piattaforme petrolifere con una norma concepita in Abruzzo. Infine il finanziamento e l'appalto per la fondovalle Sangro».
E ora?
«Ora ci sono 250 milioni per realizzare i depuratori, altri 250 per prevenire le frane, 150 per la Banda ultralarga. Mi preme sottolineare che abbiamo incassato senza scioperi e ululati delle norme ad hoc per il terremoto del 2016».
Un obiettivo prioritario
«Reperire spazio trovando 2.000 ettari di terreni attrezzati per attrarre investimenti industriali».
Un impegno per i giovani, costretti ad emigrare per trovare lavoro
«Vogliamo mandare 5.000 laureati abruzzesi, attraverso Erasmus regionali, nel mondo perché acquisiscano ulteriormente le 3I per tornare ad investire competenze nella loro regione».
Economia e formazione a parte, quali sono le cose che è impossibile rinviare?
«Continuerò una guerra implacabile a tutti gli scarichi abusivi che contaminano le acque fluviali e il mare, utilizzando la convenzione firmata riguardo a questa volontà con i carabinieri. Poi bisogna intervenire in maniera incisiva sulle liste di attesa della sanità».
Lei cosa avrebbe voluto, ma non ha potuto fare?
«Avrei voluto ridurre numerose sedi di lavoro della Regione. 132 sedi sono decisamente troppe. Solo di connessione digitale costano 2 milioni all'anno. Sempre riguardo ai costi eccessivi, vanno asciugate le situazioni di pre-contenzioso e contenzioso che hanno drogato e invalidato la potenza del Bilancio regionale».
Passiamo alla politica. Cosa dice ai dissidenti che le hanno complicato la vita?
«Col mio modo di fare, la dissidenza nasce e si riassorbe poiché mi capita stesso di mettermi su tutte le ruote della fatica. Il linguaggio che uso per superare la normale e comprensibile dissidenza è quello della condivisione delle fatiche. Non mi mancano nè esperienza nè strumenti di lettura per riconoscere come valide le questioni sollevate. Il terreno di riassorbimento è impegno condiviso e non donazioni di privilegi».
Rimpasti all'orizzonte?
«Assolutamente no, perché sono nella fase della piena valorizzazione degli incarichi affidati avendo dedicato due settimane a indicare priorità e materie. Quello che accadrà sarà la definizione dei tempi rispetto agli obiettivi. Soprattutto nell'ambito della sanità, riguardo ad alcuni territori, usando fino in fondo competenze dimostrate dall'assessore Paolucci e i punti di vista riflettuti di alcuni consiglieri regionali».
Bocciati e promossi in Regione
«I risultati raggiunti, misurati da importanti agenzie tecniche nazionali come la Svimez, sono frutto del lavoro di tutti, assessori e consiglieri. Dobbiamo invece aumentare le capacità di utilizzo di alcuni capi-dipartimento e, soprattutto, dell'elevato numero di dipendenti regionali».
L'Ncd della Chiavaroli entrerà formalmente in maggioranza?
«Con Chiavaroli, Paolo Tancredi e Giorgio D'Ignazio c'è più di una collaborazione tematica, poiché su alcune priorità dell'Agenda di governo ho trovato questi parlamentari nazionali e omologhi regionali disponibili immediatamente ad allargare il campo della nostra forza di pressione istituzionale comune. Sono intenzionato a radicare una vera e propria fonderia che riproduca e valorizzi la voglia di fare e le idee da Pisapia a Melilla, fino a Chiavaroli».
Recentemente lei ha avuto parole dure verso alcuni esponenti della magistratura...
«E' un argomento che mi riguarda e mi appassiona. Sono stato carne viva di un'azione giudiziaria a tratti rovinosamente progettata che ha dimostrato però come in Italia siamo dotati di un ordinamento che funziona in quanto dotato di garanzie e capacità di accertamento. Certo è che dedicherò un pezzo della mia vita per dare un contributo affinché si restringano le occasioni di safari giudiziari. E si precisi cosa il Pm può fare e soprattutto si regolamenti cosa l'accusa non può fare. Per esempio la storica e cronica mancanza di dedizione nella ricerca delle prove a discarico».
Dopo il referendum, si definisce ancora renziano?
«Sono oltremodo renziano perché sono riconoscente a questo sindaco di successo dell'Italia per tutto quello che ha facilitato nella nostra regione».
Riguardo al porto di Pescara, crede ancora di poter lasciare Ancona per un accordo strategico con Civitavecchia?
«Con il no-referendum la partita Civitavecchia finisce 4-0 per l'Abruzzo, in quanto la competenza esaustiva in tema di trasporti resta alle Regioni. E quindi è definitivo l'accordo Abruzzo-Lazio».
E' una fase di silenzio sulle autostrade di Toto. Ci sono novità?
«La mia posizione è netta e non imbarazzante. Toto e ministero devono realizzare lavori di qualità e in quantità tali da mettere in sicurezza le autostrade, non allontanare paesi serviti dagli attuali accessi, rendendo possibili i cantieri con il mantenimento dell'esercizio viario. I pedaggi non dovranno aumentare oltre il 2 per cento e bisogna far sì che i giacimenti idrici dell'ecosistema del territorio interessato non siano sottoposti a rischio. Auspico inoltre, nel quadro della legalità, che possano lavorare anche le piccole imprese del nostro territorio».
Il nodo sindaci. Come giudica l'azione di Alessandrini a Pescara?
«Alessandrini ha ancora 30 mesi di tempo e deve portare avanti con forza la fase 2, sapendo che nella compagine che lo sostiene ci sono idee e determinazione a sufficienza. La Regione ha una grande volontà di aiutare l'esperienza di Alessandrini».
L'Aquila va alle urne. Ha in mente un candidato?
«I quasi 4.000 giorni di Cialente hanno messo in esecuzione il più grande cantiere d'Europa, nel momento più difficile dell'Europa. Dopo il terremoto L'Aquila tornerà ad essere una delle dieci città più belle d'Italia. Questo obiettivo va assunto fino in fondo sapendo che ci sono straordinarie energie a disposizione: da Lolli a Pietrucci, da Di Benedetto a Benedetti. Una cosa è certa. L'Aquila ha capacità politica che sa scegliere e sa vincere».
Ancora il lavoro, emergenza non solo giovanile ma ormai generalizzata.
«Mancano 40mila posti e sono pronto a fare patti con il diavolo per far crescere imprese e occupazione. Lanceremo zone a procedura zero per la rapida nascita e l'ingrandimento delle imprese. Un ruolo può averlo anche il rilancio del turismo. Abbiamo una potenzialità ricettiva sperimentata di 6 milioni di persone, ma dobbiamo meritare di attrarne il doppio. Su questo faciliteremo l'alleanza tra tutti gli operatori dell'accoglienza turistica abruzzese, in modo che questa regione sia percepita come destinazione irresistibile di cui non se ne può fare a meno».