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Data: 16/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alfano e le larghe intese «FI si alleerà con il Pd» Legge elettorale, è stallo

ROMA La logica di Matteo Renzi rispetto all'alleanza con Forza Italia è molto chiara: «Evitarla se possibile, farla se necessario». Lo ha detto il ministro degli Esteri Angelino Alfano durante la trasmissione In mezz'ora di Lucia Annunziata su RaiTre. Il leader centrista ha sottolineato, inoltre, su Forza Italia, che ora punta a governare con il Pd, «ossia quello che facciamo noi, non c'è chi ha tradito, ma c'è chi ha capito prima».
Tanto è bastato ad Alfano per delineare le linee guida della prossima legislatura che saranno scolpite dalle definizione della prossima legge elettorale.
«Renzi sta chiudendo il capitolo della rottamazione - ha detto Alfano riferendosi all'intervista rilasciata ieri dal segretario del Pd a Repubblica - Io sono contento perché adesso non c'è da rottamare ma da costruire. Ora parte la fase della costruzione».
Sulle elezioni, Alfano ha spiegato che il governo Gentiloni «potrà andare avanti fino a che c'è il carburante , senza psicodrammi». «Questi primi 30 giorni hanno evidenziato cose positive», ha aggiunto il ministro che ha chiuso il cerchio sottolineando che «ci affidiamo al Presidente della Repubblica».
La partita della legge elettorale è comunque tutta da scrivere. I partiti restano in attesa di capire cosa stabilirà la Corte Costituzionale nella seduta del 24 gennaio sulla validità dell'Italiacum ed in particolare del ballottaggio.

LA TATTICA Per questo ieri tatticamente sia Matteo Renzi che Silvio Berlusconi, nel confronto fra le loro interviste (Berlusconi ha parlato l Corriere della Sera) hanno tenuto le carte coperte sulle reali intenzioni rispetto al voto anticipato.
Il leader Pd non ha calcato la mano sulle urne a giugno, che in realtà sono un suo obiettivo prioritario, mentre il leader di Forza Italia ha sostenuto di desiderare il voto «nel più breve tempo possibile», sottolineando però che tecnicamente «i tempi non saranno brevissimi».
In vista dell'avvio delle grandi manovre dopo il 24 gennaio, Renzi è chiarissimo sul suo punto di partenza: il ballottaggio che «è il modo per evitare inciuci, governissimi e larghe intese che non servono al paese» oppure il Mattarellum.
E soprattutto una netta predilezione per un sistema maggioritario in antitesi con il proporzionale preferito da FI: «Col maggioritario il Pd è il fulcro di un sistema simile alla democrazia americana. Con il proporzionale torniamo a un sistema più simile alla democrazia cristiana».
In base alle decisioni della Corte Costituzionale, Renzi cercherà, spiegano fonti dem, intese sulla sua riforma elettorale «con chi ci sta», evitando un Nazareno bis con un dialogo esclusivo con Berlusconi. Ma per far arrivare in porto la legge elettorale e andare alle urne al più presto, il Pd non avrà comunque «totem».
Anche perché la sinistra dem, per bocca di Pierluigi Bersani, si è detta contraria ad un modello iper-maggioritario (leggi ballottaggio).
«Bisognerà verificare anzitutto - afferma dal canto suo il leader di Forza Italia - che la sentenza della Corte possa essere auto-applicativa. Verosimilmente sarà comunque necessario un intervento legislativo. Non credo che Renzi, dopo il referendum, abbia interesse a fare altre mosse avventate. Ma in ogni caso il capo dello Stato è un garante al di sopra di ogni sospetto».
Ed è sull'indebolimento del segretario dem dopo la sconfitta referendaria che Berlusconi punta per arrivare ad un sistema proporzionale che agevoli le coalizioni. Il leader azzurro vuole governare da solo, ma è consapevole che dei tre poli «molto simili per consistenza numerica, nessuno allo stato sembra in grado di governare» senza alleanze. Chi vuole intendere capisca.

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