Manca la luce. Manca il gas. Manca l'acqua. E interi paesi isolati. Scuole chiuse, ospedali in difficoltà, fabbriche ferme. E' quello che accade in Abruzzo, tra la rabbia dei cittadini-utenti e l'incredulità generale. Certo, l'ondata di maltempo è stata lunga. Come abbondanti sono state le nevicate. Ma vedere la regione semi paralizzata stringe il cuore. Con l'amarezza che cresce quando si sentono i pubblici amministratori disperati invocare interventi. “Chiedo l'aiuto della Protezione civile e della Regione Abruzzo”, ha gridato il sindaco di Lanciano Mario Pupillo, con “12.000 concittadini colpiti dai disservizi”. Stessa musica in altre località con le popolazioni in balìa delle conseguenze del maltempo e le amministrazioni locali incapaci di mettere in campo i mezzi necessari. Tanto da chiedere l'intervento dell'esercito. Lasciatecelo dire. E' una vera dichiarazione di impotenza l'invocazione degli uomini con le stellette. Cosa deve venire a fare l'esercito in Abruzzo? A spalare neve, forse? Ma dov'erano i mezzi strombazzati della protezione civile? Le pale e gli altri strumenti di cui pure i comuni dovrebbero essere dotati, dov'erano? E se questi mezzi non li avevano nelle rimesse, come mai gli amministratori non sono stati in grado di organizzare l'intervento di mezzi privati, pale, camion, per rimuovere la neve? E' un vero scandalo la lista dei disservizi arrivata al nostro giornale, al sito e sui nostri social. Così come è uno scandalo quello che i nostri cronisti hanno verificato in tante località. La neve è un brutto affare, ma è normale vedere interrompersi servizi essenziali in questa maniera e in questa misura? E già, perché intorno ad Atri e in tante altre zone, non solo ieri era praticamente impossibile lavarsi o scaldarsi, ma risultava impossibile anche telefonare? Così ieri si è arreso l'Abruzzo, anzi, si sono arrese le amministrazioni locali. Tanto da rendere indispensabile l'arrivo dell'esercito. Un aiuto necessario, a questo punto, ma non certo una bella notizia sull'efficienza del sistema-regione. Un problema di cui torneremo a parlare.