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Data: 18/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Scandalo al Cotral, la benzina dei bus rubata e rivenduta

Non c'era solo la truffa dei pezzi di ricambio rubati e delle manutenzioni fantasma, con interventi fatturati, pagati e mai realizzati. Dagli atti dell'inchiesta sul maxi raggiro che ha travolto l'azienda regionale dei trasporti e in cui si contano 50 indagati, emerge che per anni le casse della municipalizzata sono state letteralmente depredate. Un ex dipendente di una delle officine convenzionate con la Cotral e finite sotto la lente della Procura, ha raccontato agli investigatori che il suo capo non si limitava a fingere di riparare gli autobus, ma arrivava addirittura a rubare carburante dai mezzi.
I PEZZI
«Era prassi prelevare dai 30 ai 50 litri, sollevando l'autobus e adoperando il prelievo dal tappo di spurgo posto sotto il serbatoio», scrivono a verbali i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria. Il dipendente ha poi specificato che «la benzina veniva poi rivenduta» e ha fornito dettagli anche sulle modalità della truffa smascherata dai pm Stefano Fava e Maria Letizia Golfieri. «Le irregolarità alle quali più frequentemente assistevo consistevano nella rigenerazione di pezzi di ricambio usati, mediante sabbiatura e verniciatura, con successivo addebito alla Cotral del costo del pezzo come se fosse nuovo. Ad esempio, veniva smontata la testata del motore di un autobus, successivamente veniva sabbiata, riverniciata e infine rimontata sullo stesso mezzo, specificando nella successiva fatturazione all'azienda l'assemblaggio di una testata nuova». Gli stessi illeciti, «venivano perpetrati in danno di altre amministrazioni pubbliche, come nel caso di un automezzo dell'Esercito Italiano». Il denunciante ha parlato di casi specifici, sui quali gli inquirenti dovranno fare accertamenti. Ha menzionato «un mezzo dell'ottavo Reggimento Casilina, con il quale lavoravamo spesso, nella fattispecie si trattava di un carro attrezzi al quale vennero smontate le pasticche dei freni posteriori, riverniciate del colore nero originale, rimontate sullo stesso mezzo, dichiarandone però la sostituzione con pezzi nuovi».
IL SISTEMA
Del resto, il gip Massimo Battistini, nell'ordinanza di arresto a carico di un indagato, è categorico: in seno all'azienda serpeggiava un «sistema truffaldino». Il giudice descrive uno schema illecito basato sulla «reiterazione di omissioni e irregolarità nelle lavorazioni, che di fatto hanno costituito la norma e non l'eccezione, facendole assurgere a meccanismo sistematico e collaudato che non avrebbe potuto nascere, crescere, organizzarsi e strutturarsi se non con la reciproca, consapevole connivenza di tutti i concorrenti, esterni ed interni all'azienda». Se i titolari delle officine riciclavano e rubavano pezzi di ricambio e gonfiavano sistematicamente le fatture, intascando compensi per lavori mai effettuati, alcuni dipendenti e dirigenti della Cotral chiudevano un occhio ed erano disposti ad avallare le irregolarità. Ora, sono stati tutti indagati con accuse che vanno dalla truffa alla frode nelle pubbliche forniture, dall'abuso d'ufficio all'attentato alla sicurezza dei trasporti.

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