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Data: 19/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Terremoto, apocalisse sotto la neve

L'AQUILA Una vera e propria raffica, unica nel suo genere nella storia recente dei terremoti italiani, a detta degli esperti. Quattro colpi tremendi, tre dei quali nel giro di appena un'ora, che hanno gettato nella disperazione la popolazione in un'area vastissima, imprigionata nelle case per colpa della neve e nell'impossibilità pressoché totale di mettersi al riparo all'esterno. Una giornata tragica, campale, aggravata ieri sera dalla notizia dell'hotel Rigopiano, a Farindola, dove ci sarebbero almeno tre dispersi. Una di quelle che l'Abruzzo non dimenticherà mai. Una doppia emergenza unica nel suo genere, che ha sommato ai disagi già pesanti del maltempo (migliaia di utenze al buio, comunicazioni difficili, viabilità compromessa) gli effetti terrificanti del terremoto che da quasi otto anni non sembra conoscere tregua. Una giornata da tregenda, segnata anche dal lutto: a Castel Castagna, nel Teramano, è morta una persona nel crollo di una stalla. Si tratta di Nino Di Nicola, di 82 anni. Difficile dire se il suo decesso sia ascrivibile solo agli effetti del sisma o a quelli della neve che potrebbe aver appesantito la struttura. Forse, più probabilmente, le due cose si sono tragicamente concatenate e sono state rese ancora più pietose dalle immani difficoltà nel prestare i soccorsi.
LA SEQUENZA
Tutto è cominciato alle 10.25, dopo una nottata segnata da abbondanti nevicate che hanno interessato l'alto Aquilano, il Teramano, ma anche i due capoluoghi di provincia. La terra ha tremato con violenza, magnitudo 5.1 con epicentro là dove da inizio novembre era cominciato un pesante sciame sismico: nei pressi di Aringo, a pochi chilometri da Montereale. Immediatamente si è scatenato il panico. Soprattutto perché quelle zone, e Campotosto in particolare, erano completamente ricoperte dalla neve, rendendo difficile qualsiasi tentativo di contatto o soccorso. A distanza di meno di un'ora, alle 11.14, un'altra scossa, ancora più forte: magnitudo 5.5 (tutte le magnitudo sono state perfezionate in corso di giornata), un po' più a sud, nella zona di Capitignano. Dopo dieci minuti, alle 11.25, un altro violentissimo sussulto, 5.4, ancora più a sud, tra Pizzoli e Capitignano. In mezzo tre scosse superiori a 4 (4.7, 4.6 e 4). Alle 14.33 è arrivata la quarta tremenda scossa, magnitudo 5, ancora nella zona tra Barete e Capitignano, a conferma di uno spostamento verso sud evidente. In serata altro 4.3, di nuovo a Nord, verso Aringo.
LO SCENARIO
Nessuno degli esperti, come è ovvio che sia, ieri ha fornito rassicurazioni sul possibile sviluppo dello sciame. Gianluca Valensise, uno dei massimi ricercatori di Ingv, ha sintetizzato così la situazione: «La sequenza (intesa come Amatrice-Norcia, ndr) è evoluta verso sud-est, poteva non succedere ma era molto probabile che accadesse. Si sta riempiendo progressivamente quel buco che era rimasto libero tra la zona di Amatrice e L'Aquila. Adesso temo che possano esserci altre scosse sopra magnitudo 5 per finire il lavoro. E' quello che pensiamo un po' tutti. E' altamente probabile che possano esserci, nell'ordine di quelle della mattina. Vedere questa fucilata di scosse di magnitudo superiore a 5 in pochi minuti non è una cosa da tutti i giorni, ma è anche vero che non abbiamo i dati sufficienti per capire se anche nelle sequenze storiche succedeva. Per la nostra esperienza degli ultimi decenni questo è abbastanza insolito. Quando si arriverà alla latitudine più settentrionale della porzione di faglia dell'Aquila tutto dovrebbe finire». In ogni caso Valensise sostiene che non è corretto il raffronto con il 1703: «Siamo nella stessa zona in generale, ma la struttura sismogenetica non dovrebbe essere la stessa. Ma questo è materia di ricerca. Il 1703 lo vedo su una struttura più occidentale, più verso il Tirreno».
GLI ALTRI TERRITORI
Per il resto la cronaca di ieri ha consegnato racconti di soccorsi impossibili, di persone murate in casa per la neve, di edifici crollati (stalle, ma anche capannoni e abitazioni), di feriti (portati all'ospedale dell'Aquila nella serata), di frazioni isolate, di mezzi che hanno fatto enorme fatica a portarsi nei luoghi dell'emergenza. Cosa accadrà è difficile dirlo. Di certo l'incubo è tornato, o forse non è mai svanito.

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