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Pescara, 25/11/2024
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Data: 19/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Hotel sepolto dalla slavina con 30 persone. La valanga e la richiesta disperata di soccorsi. Un ospite: «Aiuto, stiamo morendo di freddo». L’interminabile viaggio dei soccorritori in un territorio impossibile stravolto dal maltempo e dalle scosse di terremoto

FARINDOLA Un viaggio della speranza. Un’impresa complicatissima, per i soccorritori, raggiungere, durante una bufera e in un punto particolarmente impervio della montagna, l'hotel Rigopiano di Farindola che ieri pomeriggio è stato travolto da una slavina. Per superare la coltre di neve che si è accumulata negli ultimi giorni è dovuta arrivare una turbina, che ha aperto un varco ai mezzi impegnati a fronteggiare l’emergenza scattata nella struttura alberghiera della zona vestina, nota anche per il suo centro benessere. Dietro ai mezzi di soccorso si sono incolonnati anche i cronisti del Centro che hanno seguito la vicenda in tempo reale. Nell’hotel ieri erano presenti circa trenta persone, tra cui almeno 20 ospiti, di cui due bambini di 8 e 6 anni, arrivati per la maggior parte dall’Abruzzo (Pescara, Giulianova, Popoli, Chieti, Montesilvano, Loreto, Penne e Lanciano), ma anche da Roma, Macerata, Salerno, Cosenza, e poi dalla Svizzera e dalla Germania. Gli altri sono dipendenti. Nessuna notizia sulle loro condizioni di salute: si è ipotizzato che, dopo la slavina, i presenti siano rimasti prigionieri sotto le macerie. La speranza è che siano riusciti a radunarsi e a mettersi in salvo dopo il primo allarme. A segnalare l’accaduto è stato uno degli ospiti, Giampiero Parete, un cuoco che alloggiava in hotel e che era in vacanza con la famiglia. Verso le 17,30 Parete ha contattato telefonicamente, tramite Whatsapp il suo datore di lavoro, Quintino Marcella, titolare del ristorante Isola Felice, a Silvi, e ha chiesto aiuto. «L’hotel non c'è più, c'è stata una valanga. Chiedi aiuto», ha urlato Parete a Marcella spiegando di essere all'esterno dell’hotel Rigopiano con un amico. Il ristoratore non ha perso tempo. «Mi sono attivato», racconta, «mi sono messo in contatto con la prefettura ma mi hanno rassicurato dicendo che il direttore dell'hotel aveva garantito che non era successo nulla. Nonostante ciò non mi sono fermato e ho avvisato il mondo, dai soccorsi alle persone che conosco a Farindola, il mio paese. Poi ho risentito Parete al telefono, continuava a chiedere aiuto, a dirmi che non era arrivato nessuno, ma in serata le comunicazioni si sono interrotte. Sono distrutto, mi auguro che li trovino vivi». Ma raggiungere l’hotel, circondato da neve e detriti, è apparso arduo sin dai primi minuti perché le nevicate dei giorni scorsi hanno reso la zona ancora più impraticabile del solito e la colonna creata dai soccorritori hanno subito una serie di battute di arresto causate dalle slavine. Al lavoro anche un gruppo del Soccorso alpino, che si è mosso con gli sci. L’ultimo sms sarebbe arrivato da due clienti ai soccorritori e c’era scritto «Aiuto aiuto stiamo morendo di freddo». Quella di ieri è stata una giornata drammatica, sul fronte del maltempo, non solo perché un uomo ha perso la vita ma anche per i disagi e disservizi. La vittima è un uomo di 83 anni, Nino Di Nicola, rimasto sepolto nel crollo della sua stalla in una frazione di Castel Castagna (Teramo). Un’altra storia di persone bloccate dalla neve arriva dalla montagna teramana di Prati di Tivo. In particolare dall’Hotel Gran Baita dove in venti sono rinchiusi, circondati da quasi quattro metri di neve. «Le venti persone, tra i pochi rimasti nella stazione sciistica, erano stati recuperati nelle case e negli altri alberghi da Paolo Romelli con il gatto delle nevi dopo la caduta, ieri pomeriggio, di una slavina . «Siamo riusciti a riattivare qui nel mio hotel il gruppo elettrogeno, ma non sappiamo fino a quando regge», racconta Mirko De Luca, assessore al comune di Pietracamela, maestro di sci e proprietario dell’albergo.

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