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Pescara, 25/07/2024
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Data: 20/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
In 33 sepolti dalla valanga «Solo rovine e morte». Lo strazio dei finanzieri sciatori

PENNE I loro occhi dicono più delle parole, «non chiedeteci di raccontare l'orrore che abbiamo visto lassù». Sfilano di rientro dalle operazioni di soccorso i volontari della Croce rossa e nella mente conservano le immagini shock di un edificio sbriciolato diventato la tomba di una trentina di persone. Settanta gli uomini impegnati sul campo: Protezione civile da varie regioni, vigili del fuoco abruzzesi e, dal Lazio, i loro colleghi dell'Usar, specializzati nel la ricerca di persone disperse. Si portano su anche le bare, tante. In prima linea l'Esercito con mezzi articolati per aprire varchi nel muro di neve. E ci sono anche i volontari del soccorso alpino della Val d'Ossola, arrivati in mattinata e già operativi nel primo pomeriggio: «Siamo qui per dare una mano».
Una turbina ha lavorato nella notte per aprire un passaggio fino all'hotel che però solo gli uomini della guardia di finanza sono riusciti a varcare prima del soccorso alpino solo perché si muovevano sugli sci.
Con la luce del giorno la scena si è rivelata in tutta la sua drammaticittà: l'hotel Rigopiano non esiste più. Il rientro dei soccorritori alla base avviene quando è ormai buio alle pendici del Gran Sasso. «Le operazioni andranno avanti per tutta la notte, domani e fin quando servirà» ha detto Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile nazionale. Quest'ultimo ha raggiunto poco dopo le 17 di ieri il Centro operativo allestito nel Palasport di Penne e insieme con il vice prefetto Carlo Torlontano e Mario Mazzocca ha coordinato un summit con volontari, militari, forze dell'ordine, sindaci dei Comuni coinvolti. Ha elogiato l'opera dei soccorritori, ha descritto le enormi difficoltà legate alle condizioni meteo e al crollo dell'hotel sotto una valanga di neve e detriti. Le polemiche su presunti ritardi nei soccorsi sono state respinte dalla Prefettura secondo cui la prima richiesta di soccorso è arrivata al 118 alle 17,45 di mercoledì da Fabio Salzetta, addetto alla manutenzione dell'hotel che al momento del crollo si trovava nel locale caldaia ed è riuscito a scamparla così come Giampiero Parete, uscito per prendere in automobile un farmaco per la moglie Adriana afflitta da mal di testa (a giorni lei avrebbe festeggiato il compleanno). Sono loro, al momento, i soli superstiti della tragedia. «I soccorsi sono scattati subito» chiariscono dalla Prefettura. Qualche istante più tardi Parete informerà l'amico e collega chef Quintino Marcella che rilancia l'allarme e che, a posteriori, contesta la lentezza del salvataggio. Parete resterà per tutta la notte in contatto con la Prefettura - tra appelli a fare presto e incoraggiamenti a resistere - utilizzando sms, come gli viene suggerito di fare dal prefetto Francesco Provolo, per non consumare le batterie del telefonino.
DUE SALVI, 3 MORTI, 30 DISPERSI
Curcio si è attenuto ai dati ufficiali: «Due persone recuperate senza vita e due salvate» ha detto. Consapevole che presto si avrà il vero impietoso bilancio di una tragedia senza precedenti. Impossibile per lui indicare quanto ci vorrà per estrarre tutti i corpi sepolti sotto le macerie. Ieri sera c'è stata l'identificazione di una terza vittima, un uomo giovane, il cui nome sarà dato oggi.
Lunga e dolorosa la lista dei dispersi. «Molti di loro avevano già pagato il conto per andar via, spaventati dal terremoto, ma la strada era bloccata e la valanga ha anticipato lo spazzaneve arrivato tardi. Mancano all'appello la moglie di Parete, Adriana, e i suoi due figli: Ludovica di 6 anni e Gianfilippo di 8. Così come non si hanno notizie di Alessandro Riccetti, receptionist ternano di 33 anni, di Marco Vagnarelli e Paola Tomassini, coppia di Castignano, di Luciano Caporale e Silvana Angelucci, di Castel Frentano, coppia di parrucchieri. E ancora: Domenico Di Michelangelo, poliziotto teatino in servizio a Osimo e sua moglie Marina Serraiocco, nativa di Popoli, insieme al loro piccolo Samuel, di 7 anni. Poi Marco Tanda, 25 anni di Macerata e la fidanzata Jessica Tinari, di Lanciano; Emanuele Bonifazi, di Pioraco, dipendente dell'hotel; la coppia giuliese composta da Vincenzo Forti, 25 anni, titolare della pizzeria Peter Pan, e Giorgia Galassi, studentessa di 22. Tristemente nutrito il gruppo da Loreto: Piero Di Pietro con la moglie Barbara Nobilio, Sebastiano Di Carlo con Nadia Chiappini e il loro figlio piccolo (i due più grandi erano rimasti a casa). Manca all'appello la giovane animatrice della Spa, Marinella Colangeli, di Farindola. Così come Luana Biferi di Bisenti, altra dipendente, e la cuoca teatina Ilaria Di Biase, 22 anni. Oltre al proprietario Roberto Del Rosso. Tra gli altri ospiti, a quanto risulta, c'erano Stefano Feniello, 27 anni di Salerno, e la fidanzata Francesca Bronzi; Gianpaolo Matrone, 33 anni e Valentina Cicioni, 32 anni, entrambi di Roma; Tobia Foresta, 60 anni originario di Cosenza e dipendente dell'Agenzia delle Entrate a Pescara con sua moglie Bianca Iudicone, 50 anni, commerciante a Montesilvano.

«Solo rovine e morte». Lo strazio dei finanzieri sciatori

FARINDOLA Sono stati i primi ad arrivare. I primi anche ad estrarre il corpo senza vita di un giovane abruzzese. Sono gli uomini del Soccorso alpino della Guardia di Finanza, partiti da Roccaraso per raggiungere l'Hotel Rigopiano di Farindola, sepolto dalla grande massa di neve precipitata dalla montagna. Non è stato facile arrivare a destinazione per i quattro coraggiosi ed esperti finanzieri, Lorenzo Gagliardi, maresciallo capo, Marco Bini, vice brigadiere, Mauro Desideri appuntato scelto e Ivan Licciardello, appuntato. La strada che conduceva al resort era troppo stretta e carica di neve per far confluire tutti mezzi di soccorso. C'era la bufera che impediva la visibilità. Una notte intera, piena di ostacoli, di pericoli, quella trascorsa dai finanzieri insieme ai Vigili del fuoco, poliziotti, carabinieri, uomini del Soccorso Alpino medici, paramedici e volontari della Protezione Civile.
LO STOP
Mancavano circa sette chilometri alla meta, quando la turbina che precedeva i soccorritori, è stata costretta a fermarsi a causa dello sbarramento generato dallo scivolamento di una slavina. Ogni minuto perso poteva essere fatale per le persone sepolte nell'hotel. A questo punto, senza perdersi d'animo, i finanzieri di Roccaraso, insieme agli uomini del Cnsas, incuranti del rischio, hanno sfidato le avversità atmosferiche, avanzando con gli sci e con le pelli di foca ai piedi. Dopo qualche ore di marcia, la scena che si è presentata davanti ai loro occhi, è stata a dir poco drammatica. «Uno scenario apocalittico- racconta il vice brigadiere Bini - Come una bomba che colpisce un palazzo e dove restano solo macerie, neve e alberi di grosso taglio spezzati. L'albergo era stato investito da una grande valanga ed era stato spostato di almeno una decina di metri dalla sua posizione originaria. La parte in superficie era stata spazzata via, quasi del tutto e quella interrata ricoperta da oltre 5 metri di neve. Un accumulo immenso».
C'è stato anche qualcuno che quando finalmente è arrivato lassù, a quota 1.200 metri, ha versato lacrime. Quasi 20 ore di fatica bestiale arrancando tra muri di neve e un vento gelido per trovare un pugno di macerie. Il primo soccorso è stato prestato ai due superstiti che avevano lanciato l'allarme riparandosi nell'abitacolo di una autovettura semisepolta dal manto killer. «Siamo arrivati verso le 4 continua il maresciallo della Gdf Lorenzo Gagliardi - abbiamo dovuto utilizzare gli sci d'alpinismo per scavalcare i muri di neve. In alcuni punti non si vedeva neanche dove fosse la strada». Quando arrivano capiscono che la situazione è drammatica. Ma è ancora buio pesto e non possono rendersi conto di quel che lì attenderà poche ore dopo. Riescono, però, a raggiungere i due sopravvissuti, Fabio Salzetta e Giampiero Parete. Le testimonianze dei due scampati alla morte, sono state utili all'individuazione del numero esatto di quante persone al momento della disgrazia, si trovavano nell'albergo. La task force, inizialmente è riuscita a trovare un varco per calarsi all'interno della struttura interrata, ispezionandola. Immediate le ricerche per localizzare eventuali altri sopravvissuti, avvalendosi delle Unità cinofile della Gdf dell'Aquila. Purtroppo, viene estratto il primo corpo di un 40enne, che indossava abbigliamento da sci. Sparsi tra i detriti e la neve, diversi telefoni cellulari, indumenti, oggetti personali e l'elenco delle prenotazioni risalenti al mese di agosto. Testimoni e sopravvissuti alla tragedia, due cani pastori abruzzesi, appartenenti ai proprietari dell'albergo che non hanno mai smesso di fiutare tracce dei loro custodi e dei loro cuccioli, partoriti da pochi giorni.

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