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Pescara, 25/11/2024
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Data: 21/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed.nazionale - I bambini tutti salvi poi l'urlo dalla neve: «Ci siamo anche noi»

FARINDOLA (Pescara) Storia di un miracolo, d'accordo; ma anche della forza di chi ha resistito sotto le macerie e della professionalità, il coraggio e la caparbietà di chi ha scavato senza arrendersi mai. «Li abbiamo trovati, sono vivi, mandate gli elicotteri, servono coperte» comunica alla radio un caporeparto dei vigili del fuoco alle 11 del mattino tra neve e macerie dell'Hotel Rigopiano, professionale ma visibilmente scosso. «Vai Chicco, bravo» esplode subito dopo l'entusiasmo dei soccorritori che hanno scavato tutta la notte, malgrado le temperature ampiamente sotto lo zero, quando il primo bambino, salvo e in buone condizioni, viene tirato fuori. Applaudono, qualcuno si commuove.
Lui, Gianfilippo, otto anni, giacca a vento celeste, si guarda attorno disorientato ma sorride. Qualche decina di minuti dopo, all'ospedale di Penne un ragazzo, familiare di uno dei superstiti, alza le braccia al cielo, manda baci e urla «grazie» rivolto all'elicottero che vede in cielo. Trascorrono le ore, alle 19 un altro grido dei soccorritori: «Hanno recuperato altri tre piccoli, i bambini sono tutti salvi». Si ripetono le scene di gioia, commozione, entusiasmo. È il giorno dei miracoli, per una volta l'enfasi non è fuori luogo. Per capirlo bisogna fare un calcolo: dalla valanga che ha distrutto e intrappolato ospiti e dipendenti del Rigopiano al salvataggio del bimbo sono trascorse quaranta ore. Addirittura i tre bambini recuperati nel pomeriggio in buone condizioni hanno resistito sotto la neve 48 ore, due giorni.

NUMERI In sintesi: una donna e quattro bambini sono salvi e stanno bene, altre cinque persone sono state individuate e si è lavorato per tutta la notte per recuperarle. «Con loro siamo in contatto vocale, ma sono all'interno di un vano che non è semplice raggiungere» racconta Luca Cari, responsabile della comunicazione dei vigili del fuoco. Le cifre hanno ballato per tutto il giorno, ma è proprio da questo numero - 10, le persone sicuramente in vita - che bisogna ripartire. Di queste due sono state salvate al mattino, vale a dire Gianfilippo Parete, 8 anni, e la madre Adriana, figlio e moglie di Giampiero, il cuoco sopravvissuto che aveva dato l'allarme via WhatsApp. Fanno parte di un gruppo di sei, tutti individuati che si sta tentando di raggiungere, che si trovava in cucina. I vigili del fuoco però nel pomeriggio sono riusciti a contattare altri quattro superstiti, tre di questi sono appunto i bambini recuperati alle 19: c'è Ludovica, 6 anni, l'altra figlia di Parete. Proprio la madre Adriana, la seconda persona salvata dai vigili del fuoco al mattino, aveva urlato, dopo aver abbracciato i suoi salvatori che l'avevano sollevata da un piccolo foro creato nella neve: «Andate a prendere mia figlia Ludovica, è in una stanza vicina».
Gli altri due bambini salvati e trasportati all'ospedale di Pescara sono Edoardo Di Carlo, 10 anni, che era nel resort con il padre Sebastiano e la madre Nadia, e Samuel Di Michelangelo, 7 anni, figlio di Domenico, un poliziotto di Osimo. In totale sono cinque, dunque, quelli che sono ancora vivi, ma sotto le macerie fino a ieri sera, uno di loro dovrebbe essere ferito a un braccio: si tratta di Giorgia Galassi, Giampaolo Matrone, Vincenzo Forti, Francesca Bronzi e Stefano Feniello. Questi i cinque nomi ufficializzati dalla Protezione civile. Ma da alcune voci captate in tarda serata dai soccorritori, si ipotizza che i sopravvissuti siano di più. Due le vittime accertate: Alessandro Giancaterino, fratello dell'ex sindaco di Farindola, e Gabriele D'Angelo, di Penne, entrambi camerieri del resort. Questo significa che i dispersi - vale a dire quelli con cui non è stato attivato un canale di comunicazione - sono 25. Ma i soccorritori non si fermano e ieri sera tra le macerie è stata montata una attrezzatura usata solitamente nelle inchieste di mafia, perché consente di individuare anche i cellulari spenti. Il piano è quello di trovare i telefonini che sono vicini ai proprietari.

LA STRATEGIA Come è avvenuto il miracolo proprio quando le parole di speranza sembravano solo una formula retorica che celava il pessimismo? «Non ci siamo mossi a caso, abbiamo studiato la planimetria dell'hotel e abbiamo preso informazioni su quali fossero le abitudini di vita di chi si trovava all'interno» racconta Giuseppe Romano, dirigente dell'emergenza e del soccorso pubblico dei vigili del fuoco. Ci si è chiesti: quali sono le aree comuni in cui coloro che erano nell'hotel avrebbero potuto riunirsi?
Ecco allora che si è partiti dall'unico spicchio del resort che non era stata ricoperto dalla neve, quello della spa e della piscina, e di lì i soccorritori hanno scavato, facendo attenzione a non provocare crolli, creando un passaggio fino al pavimento prima, al solaio, poi. I cani e le sonde hanno aiutato le ricerche. Sono stati individuati degli spicchi delimitati, da scavare uno alla volta, fino a quando non è stata sentita una voce. Da quel momento le forze dei soccorritori - vigili del fuoco, ma anche soccorso alpino, finanza e medici del 118 - si sono moltiplicate. «Molti di loro sono al lavoro anche da quindici ore, ma non mollano, non se ne vogliano andare, bisogna conoscerli per capire cosa spinge queste persone in queste emergenze» raccontano alcuni colleghi dei soccorritori.
I superstiti del Rigopiano hanno resistito anche perché il solaio crollato sulla cucina ha di fatto creato una bolla, con aria sufficiente, che ha consentito loro di resistere per due giorni, anche se ovviamente quando sono stati recuperati erano in ipotermia, a causa del freddo. Eppure stanno bene, non sono in pericolo di vita. Una delle bimbe salvate ha chiesto un pacchetto di biscotti. Se li è meritati.

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