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Pescara, 25/07/2024
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Data: 21/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Gioia e disperazione. Finora 12 sopravvissuti. Ricongiunta la famiglia dello chef di Montesilvano. Vive anche due coppie di fidanzati. Decisive le indicazioni del gestore dell’albergo. Ha guidato gli ospiti in una zona sicura della struttura

PESCARA La mamma e il suo Gianfilippo, 8 anni, estratti vivi dalle macerie dell’albergo distrutto mercoledì dalla slavina di Rigopiano. È cominciata così, ieri mattina, la lunga giornata del miracolo che si è conclusa con il salvataggio di altri tre bambini, Samuel, Edoardo e Ludovica, 7, 6 e 9 anni. E con la comunicazione ufficiale del Prefetto che intorno alle 21, dopo un incontro a porte chiuse quasi preteso dai familiari, in ospedale ha fatto i nomi di altre quattro persone che avevano risposto ai soccorritori con nome e cognome. Ma che non erano ancora state estratte. Un bilancio, alla fine, di sei persone salvate e 4 comunque vive che si aggiungono ai due superstiti che la sera del disastro erano causalmente fuori dall’hotel. Alla fine, 12 sopravvissuti e tre morti accertati. È questo, in sintesi, ciò che resta della lunga giornata di attesa e speranza, di lacrime e felicità consumata da chi alla fine ce l’ha fatta. E da chi, almeno ufficialmente, ancora no. Il piazzale del pronto soccorso dell’ospedale è stracolmo di troupe televisive, giornalisti e forze dell’ordine, con i parenti che entrano alla spicciolata ognuno per suo conto, ognuno stretto nella propria disperazione. Non li ha chiamati nessuno, raccontano, nessuno li ha avvisati. Da soli, chi da Osimo, chi da Macerata, chi da Roma e dai vari centri abruzzesi coinvolti dal dramma, di fronte alle prime notizie diffuse dai media a inizio mattinata sulla presenza di persone vive nel resort hanno preso la macchina e si sono precipitate in ospedale. E in un clima di attesa surreale hanno iniziato ad aspettare, incoraggiati dalle prime due ambulanze che poco prima dell’una hanno portato madre e figlio, Adriana Vranceanu, 37 anni, e Gianfilippo Parete, moglie e figlio del primo superstite trovato fuori dalla struttura. È un via vai di ambulanze, con gli elicotteri pronti a fare la spola tra Rigopiano e aeroporto quando, intorno alle 13 arriva la notizia che dà il via all’ottimismo: è salvo anche Edoardo Di Carlo, il bambino di 9 anni di Loreto che si trovava nel resort con i genitori Sebastiano Di Carlo e Nadia Acconciamessa. A gridarlo a tutti è la zia Simona Di Carlo che dopo aver ricevuto la notizia attraversa quasi di corsa il piazzale del pronto soccorso e fa emozionare tutti: «È salvo, mio nipote è salvo, adesso aspettiamo i genitori. Se hanno preso lui ci saranno anche loro». È il momento di massimo ottimismo non solo per i familiari della famiglia di Sebastiano e Nadia, ma per tutti gli altri che aspettano e, anche, per tutti quelli che assistono al miracolo tra medici, forze dell’ordine e giornalisti. Comincia l’entusiasmo, anche se la tensione non scema, e anzi aumenta, quando l’elicottero che deve riportare Edoardo non arriva. Nell’attesa passano una, due tre, quattro ore, mentre le notizie rimbalzano e si rincorrono senza trovare però mai una conferma ufficiale. È questa mancanza di comunicazione che fa lievitare il nervosismo e la paura di chi aspetta conferme rispetto a quello che rimbalza dai siti, dalle agenzie e dalla televisione, megafono di quello che sta succedendo a Rigopiano. Dove la vera grande notizia del giorno è che i soccorritori a furia di scavare hanno individuato, grazie alle indicazioni degli architetti e della moglie del gestore, la zona del resort dove, grazie a una bolla d’aria, c’è ancora vita. Una vita che risponde con le voci dei sopravvissuti che da lì, da Rigopiano, anche con una flebile risposta alimentano la speranza di chi li sta aspettando. Ma se da lì il numero dei sopravvissuti fa ben sperare, in ospedale le conferme non arrivano. Condite piuttosto dal ritardo sempre più pesante dell’elicottero che deve portare Edoardo. Intorno alle 18, quasi cinque ore dopo l’annuncio del ritrovamento, Edoardo non arriva. Perché c’è la bufera in corso a Rigopiano e non si possono alzare gli elicotteri, perché poi c’è un’altra emergenza da affrontare e infine perché è buio e a quel punto l’elicottero dei vigili del fuoco non può più volare. Nel frattempo i dati che arrivano dalla Prefettura sono categorici: tre persone salve. E stop. È a metà pomeriggio che i familiari, allo stremo delle forze, non sanno più che farsene dell’appoggio degli psicologi: vogliono notizie certe e quando il direttore sanitario dell’Ospedale comunica alla stampa il numero dei ricoverati (la mamma, il padre e il bambino), tre persone in tutto sbottano e si mettono a urlare. «Vogliamo sapere anche noi», gridano. Il clima si fa pesante. Intorno alle 20 Edoardo e gli altri due bambini nel frattempo estratti ancora non sono arrivati quando, invece, arriva l’auto blu con il prefetto Francesco Provolo e il presidente della Regione D’Alfonso. È il momento di massima tensione quando il prefetto dopo una breve premessa, scandisce i nomi delle tre persone salve fino a quel momento. La disperazione copre la gioia, con le lacrime di chi non è stato nominato e la felicità di chi, invece, ha avuto la conferma che aspettava. Piange anche Piergiovanni che a 17 anni oltre al fratellino Edoardo sta aspettando la madre e il padre che risultano vivi ma non sono nell’elenco. «Solo dati ufficiali» ripete Provolo prima di andare a salutare Gianfilippo e i suoi genitori. Poi arriva finalmente l’elicottero della Guardia Costiera che porta Ludovica, Samuel ed Edoardo. È di nuovo la gioia.

Il bambino di Loreto appena estratto: «Giocavo a biliardo aspettando i soccorsi»
Ricongiunta la famiglia dello chef di Montesilvano. Vive anche due coppie di fidanzati
Decisive le indicazioni del gestore dell’albergo. Ha guidato gli ospiti in una zona sicura della struttura

PESCARA È una famiglia che si è ricomposta quella di Giampiero Parete, lo chef pescarese che per primo ha dato l’allarme della valanga e che per primo, essendo rimasto casualmente fuori da quel disastro, è stato soccorso. Ieri mattina nell’ospedale di Pescara dov’è ricoverato lo chef di Montesilvano, gli hanno portato prima la moglie Adriana Vranceanu e il figlio Gianfilippo di otto anni e poi, in serata, la piccola Ludovica, sei anni, che ai soccorritori ha chiesto subito i suoi biscotti. A Rigopiano dove si continua a scavare, i soccorritori li hanno trovati in una zona del sottotetto rimasta protetta da una sorta di bolla d’aria. È da quella stessa zona che viene individuato a metà mattinata Edoardo Di Carlo. «Stavo giocando a biliardo», racconterà al vigile del fuoco che l’ha preso in braccio il bambino di nove anni di Loreto in vacanza con i genitori Sebastiano e Nadia Acconciamessa. E poi, poco dopo, tocca a Samuel, 7 anni, figlio del poliziotto Domenico Di Michelangelo di Chieti e di Marina Serraiocco di Popoli. Ma segni di vita ai soccorritori guidati anche dagli architetti che hanno progettato il resort e dalla moglie del gestore che conosce bene la struttura arrivano anche da un altro punto delle macerie, dietro al primo “buco” da dove hanno tirato fuori i primi sopravvissuti. Da lì si sentono delle voci che alla fine riescono ad entrare in contatto con chi, dall’altra parte del disastro sta cercando di raggiungerli. Parlano, sono in buone condizioni anche la pescarese Francesca Bronzi e Stefano Feniello i fidanzati andati a festeggiare il compleanno di lui finito in quel modo. Francesca, 25 anni, figlia del direttore della Carichieti di Pescara, è salva insieme a Stefano, dipendente della Cordivari che abita a Città Sant’Angelo. Per loro a fine serata gioiscono i genitori e tutti i parenti. Ma da sotto quella montagna di neve si fanno sentire anche i fidanzati Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, studentessa di 22 anni e commerciante di 25 lui, entrambi di Giulianova che a Rigopiano erano andati a passare una settimana di relax. Poi tocca a Giampalo Matrone, 33 anni, di Monterotondo, arrivato al resort con la moglie Valentina Cicconi, infermiera al Gemelli di Roma . Fino a qui i vivi, quelli per cui i parenti e gli amici in attesa di notizie in ospedale a fine serata, ieri, si abbracciavano ed esultavano. Ma è una felicità che stona, purtroppo, rispetto ai volti di chi non ha ancora una certezza e se ce l’ha è di quelle peggiori. Così i famigliari di Alessandro Giancaterino, capo cameriere al resort Gran sasso che invece è tra le prime vittime del disastro. A darne l’ufficialità è il riconoscimento che nel pomeriggio fanno i famigliari, con il fratello Massimiliano Giancaterino, ex sindaco di Farindola che fino all’ultimo ha sperato di riabbracciare il fratello, giovane papà e gran lavoratore. Ma di vittime, purtroppo, ne risultano altre due ancora in attesa del riconoscimento ufficiale. Dunque 12 sopravvissuti, tre vittime accertate e ancora 21 persone da cercare considerando che tra ospiti e dipendenti quando è arrivata la valanga, intorno alle 17,30 di mercoledì, nel resort erano in 36. Da quello che racconterebbero i ritrovamenti dei primi sopravvissuti la salvezza sarebbe dovuta alla scelta di riunirsi tutti in un punto, dettata, quasi sicuramente, dal gestore dell’albergo Roberto Del Rosso che conosceva ogni angolo di quell’albergo. E infatti le voci di chi è stato contattato e ha risposto, sono arrivate tutte insieme e da due zone specifiche dell’albergo. Dove, se la fortuna continuerà ad assistere i soccorritori, potrebbero arrivare nuove e bellissime rinascite.

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