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Pescara, 25/07/2024
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Data: 21/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Provincia e Comune avevano chiesto una turbina, ma è arrivata tardi. Lettera del presidente Antonio Di Marco a Gentiloni: servono mezzi per togliere la neve. Sequestrata la mail dell’hotel «I clienti vogliono andare via»

PESCARA «Facendo propri gli allarmi pervenuti dai sindaci del territorio, nel dichiarare lo stato di emergenza per la provincia di Pescara, chiede di avere a disposizione immediatamente mezzi turbina per liberare dalla neve le strade provinciali e comunali». È questo il passaggio chiave di una lettera partita dalla Provincia di Pescara, nel mercoledì della tragedia, e indirizzata al governo, al dipartimento nazionale della Protezione civile, alla Regione Abruzzo e ai vigili del fuoco di Pescara. Una richiesta di aiuto per i comuni sommersi dalla neve e isolati. La lettera della Provincia viene inviata intorno alle 12 di mercoledì scorso, 5 ore e mezza prima della valanga che travolge in pieno l’hotel Rigopiano di Farindola seminando morte. Il mercoledì della sciagura è un giorno di allarmi a ripetizione. Il primo a segnalare le difficoltà sempre crescenti a Farindola è il sindaco Ilario Lacchetta. «La neve dei giorni passati è sempre stata tolta entro la giornata», racconta al Centro, «martedì, quando dopo una nottata di neve fino 1,2 metri, abbiamo liberato la strada alle 13,20 con i mezzi provinciali. Mercoledì non è stato possibile perché la neve ha superato 1,5 metri e c’era bisogno di una turbina. Ci siamo attivati con la Provincia per richiederla immediatamente». Nella prima mattinata di mercoledì, il Comune sollecita alla Provincia l’intervento di una turbina per liberare la strada per Rigopiano, 8 chilometri tortuosi e in salita che portano fino all’hotel simbolo del benessere in Abruzzo. Durante quelle stesse ore di apprensione a Farindola, nel palazzo della prefettura di Pescara si fa il punto sull’emergenza neve e il presidente Pd della Provincia Antonio Di Marco mette sul tavolo la necessità del Comune e chiede ufficialmente la disponibilità di turbine per l’area vestina flagellata dalla neve. La riunione in prefettura si scioglie in anticipo a causa delle scosse di terremoto e al termine, verso le 11,30, Di Marco telefona al presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso per premere per l’arrivo delle turbine. Passa meno di mezz’ora e il presidente della Provincia scrive anche al premier Paolo Gentiloni per «avere a disposizione immediatamente mezzi turbina»: nella lettera il presidente parla delle «copiose nevicate su tutto il territorio della provincia che hanno comportato gravi difficoltà per la circolazione di mezzi e persone. A tali eventi si sono aggiunte, nelle ultime ore, precipitazioni atmosferiche superiori alla media che, in uno allo scioglimento parziale delle nevi, hanno complicato ulteriormente la situazione. Da ultimo», fa notare Di Marco, «le scosse telluriche verificatesi negli scorsi minuti hanno determinato una situazione di panico diffusa soprattutto nelle persone che a causa della difficoltà prima segnalate, si sono trovate nell’impossibilità di abbandonare le proprie abitazioni». E tra i comuni più colpiti dall’emergenza neve, citati dal presidente della Provincia, c’è anche Farindola insieme a Sant’Eufemia a Maiella, Caramanico, Roccamorice, Abbateggio, Montebello di Bertona, Carpineto della Nora, Villa cerniera, Corvara, Pescosansonesco, Pietranico, Brittoli, Salle, Civitaquana e Penne. Passano quasi 4 ore, le turbine non si vedono ancora nel Pescarese e, alle 15,45, in prefettura si riuniscono ancora le autorità, a partire dal prefetto Francesco Provolo: D’Alfonso assicura l’arrivo delle turbine dal Molise. Alle 17,09, Di Marco scrive su Facebook: «Stiamo aspettando l’arrivo, da Campobasso, di una turbina in grado di spalare e raccogliere la neve». Trentuno minuti, passano solo 31 minuti e sull’hotel Rigopiano – all’interno ci sono 35 persone tra dipendenti e ospiti – si abbatte una valanga che ha l’effetto di una bomba: una slavina dal fronte di 300 metri che sbriciola l’edificio di 5 piani. E la turbina promessa? Arriva nel Pescarese solo tra le 20 e le 21, a disastro ormai avvenuto, e verso le 23 raggiunge il bivio di località Mirri di Farindola per cominciare a liberare il tratto di strada bloccato per Rigopiano: dalla valanga sono trascorse già più di 5 ore.


Sequestrata la mail dell’hotel «I clienti vogliono andare via»

PESCARA Gli ospiti dell’albergo vogliono andare via perché hanno paura del terremoto ma la strada per Rigopiano è ancora bloccata. Così c’è scritto su una mail inviata dalla reception del resort di Farindola alla Provincia di Pescara intorno alle 13 di mercoledì scorso, il giorno della valanga (17,40). Una mail che è stata sequestrata dai carabinieri del nucleo investigativo di Pescara e dal gruppo dei carabinieri forestali. Ieri, è stato il giorno dei sequestri di documenti nella palazzo della Provincia e della prefettura. L’inchiesta è ancora senza indagati e le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo e disastro colposo. I primi passi dell’indagine ruotano intorno a due fronti: l’allerta valanghe ignorato e la strada per Rigopiano bloccata da un muro di neve. Per il primo punto, gli inquirenti hanno acquisito i bollettini inviati alla prefettura dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali che dimostrano un rischio crescente dal lunedì al mercoledì fino a toccare il livello di 4 (“marcato”) su una scala di 5. Adesso, gli investigatori dovranno accertare se l’allarme segnalato alla prefettura sia stato, poi, diramato ai Comuni e agli operatori turistici. Per rispondere a una domanda semplice: a Rigopiano si sapeva e quanti sapevano che c’era il pericolo concreto di una valanga nella giornata di mercoledì? Per la strada bloccata, invece, gli inquirenti hanno scoperto che, mercoledì, nel Pescarese non c’era a disposizione nemmeno una turbina: in base ai documenti acquisiti, è stato accertato che la turbina della Provincia era rotta e da giorni si trovava in una officina per la riparazione. E così, per togliere la neve, è stato necessario chiedere un altro mezzo all’Anas e questo mezzo è arrivato poi, a disastro ormai avvenuto, da Campobasso. Acquisito anche il piano neve della Provincia. La ritardata pulizia della strada è un punto fondamentale dell’indagine coordinata dal procuratore capo Cristina Tedeschini e dal pm Andrea Papalia. «Il primo e urgente tema di indagine riguarda tutta la ricostruzione delle cause e circostanze per le quali queste persone erano lì nel momento in cui la valanga è arrivata», dice la Tedeschini, «di ciò, in questo momento ci stiamo occupando e conseguentemente stiamo cercando di restituire una ricostruzione il più affidabile, professionale e certa possibile. Questo non contiene in sé già un giudizio, il giudizio si vedrà». La procura acquisirà anche le telefonate fatte per segnalare la valanga: a partire dalla prima di Quintino Marcella, ristoratore datore di lavoro del superstite Giampiero Parete, ai soccorritori che non sarebbe stata inizialmente presa in considerazione: «In questa ridda infinita di riproduzioni di mille eventi, comunicazioni e telefonate, il nostro compito principale è proprio questo: tutte le comunicazioni, le conversazioni e circostanze che ci possono aiutare a ricostruire l'andamento di quelle ore saranno acquisite. Saranno acquisite, riscontrate e valutate. Sarà acquisita la telefonata del ristoratore come tante altre. Certo, quella è un tema importante». Tedeschini annuncia che Marcella sarà ascoltato: «Stiamo già sentendo tutte le persone informate sui fatti». Sulle vittime saranno eseguite le autopsie: «A mano a mano che verranno recuperati i corpi», dice, «verranno eseguite le autopsie perché dobbiamo stabilire con estrema precisione quali sono stati i tempi, le cause, le circostanza dei decessi. Il medico legale Ildo Polidoro sta per ricevere i primi incarichi per seguire gli accertamenti sui corpi già rinvenuti». Un altro tema di indagine della procura riguarda la vicenda dell’abbattimento dell’albergo che, conclude il procuratore, «è logicamente successivo al primo tema».

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