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Pescara, 25/11/2024
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21/01/2017
Il Centro
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Duemila sfollati, senza luce in 130mila. E il rischio ora arriva dalle valanghe. La maggior parte degli assistiti è negli hotel di Giulianova, mentre per Enel sono 45mila le utenze in tilt |
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PESCARA Sono 1.809 gli sfollati del terremoto assistiti dalla Protezione civile, 1.600 delle quali ospitate in strutture ricettive (la maggior parte del Teramano e ospitate negli alberghi di Giulianova, altre 23 di Ortolano, frazione di Campotosto, trasferiti in alberghi a L’Aquila), circa 220 sono negli alloggi del piano Case e Map. Ecco il quadro degli sfollati in Abruzzo dopo le scosse di mercoledì. Un quadro al quale si aggiunge l’ormai consueto bollettino sulle utenze elettriche scollegate causa maltempo, e fornito da Enel. Ebbene, a cinque giorni dall’inizio delle nevicate, circa il 10 per cento della popolazione è ancora senza energia. Malgrado la società elettrica abbia al lavoro 1.400 tecnici arrivati da tutta Italia per fronteggiare l'emergenza, oltre 600 mezzi operativi e più di 500 gruppi elettrogeni. Condizioni avverse, aree difficilmente raggiungibili. In questi giorno sono state progressivamente rialimentate circa 172mila utenze. Secondo e-distribuzione ne mancano ancora 45mila con una stima di portarle a meno di 30mila durante la notte: «All’ Aquila si va verso la normalizzazione del servizio, a Teramo ci sono 31mila utenze scollegate a Pescara 9mila, a Chieti 5mila». Le priorità sono nel Teramano, dove in tanti sono isolati - senza luce, acqua e viveri -, con situazioni problematiche in numerose frazioni di almeno una quindicina di Comuni. E adesso c’è un altro rischio da affrontare. Dopo i circa venti milioni di tonnellate di neve che il meteorologo Daniele Izzo (Centro Epson Meteo) ha calcolato che siano caduti in Abruzzo («la regione più colpita dalle precipitazioni», in base alla densità della neve fresca che oscilla tra 80 e 200 chili al metro cubo), e memori di quanto accaduto a Farindola, esiste un forte rischio. L'allerta è salita sul bollettino Meteomont dal grado di pericolo 3/4 a livello 4 fisso (il massimo è 5). Qualsiasi pendio superiore a 27 gradi e su qualsiasi tipo di terreno «ha una probabilità elevata di distacco di valanghe». A spiegarlo è il presidente del collegio regionale delle Guide alpine, Agostino Cittadini, anche soccorritore alpino impegnato spesso in operazioni di recupero per valanghe o incidenti in montagna. «Una situazione complicata anche per noi soccorritori», spiega, «perché qualsiasi versante montano con una pendenza superiore ai 27 gradi ha provocato delle valanghe a causa della neve bagnata e umida, soprattutto nella zona della Laga e di Ortolano dove, appunto, ci sono diversi canali molto ripidi interessati da continui distacchi». L'attuale allerta di livello 4 scaturisce dal fatto che muoversi sul territorio è rischioso in questi giorni in cui si passa con rapidità da temperature basse a temperature sopra lo zero. Per di più, sotto le vibrazioni costanti dello sciame sismico. «Ciò che è accaduto in questi giorni è una situazione che io non ricordo mai di aver visto, anche se ci sono stati in passato eventi meteorologici con molta neve», aggiunge Cittadini. «La causa che ha contribuito al distacco di un alto numero di valanghe è stato, in questo caso, il terremoto», sottolinea la guida alpina, «come è accaduto nella tragedia di Rigopiano». Le scosse avrebbero provocato una sollecitazione incredibile del terreno e il distacco della neve, che ha un equilibrio relativamente stabile, «soprattutto dove si è formato un grande accumulo». «Ho visto che ci sono zone con cumuli di oltre tre metri di neve e ovunque», afferma Cittadini, «è visibile anche sul versante nord del Gran Sasso, perché queste grosse valanghe hanno prodotto vere e proprie strade in mezzo ai boschi. E tutto questo si è verificato nella giornata in cui ci sono state le scosse più intense». L'appello degli esperti è di non avventurarsi in fuoripista. Da evitare di percorrere le strade che conducono ai Comuni più colpiti dalla neve. «Ci sono persone qualificate a stabilire una soglia di rischio oltre la quale gli impianti di sci non si aprono», chiarisce Massimiliano Bartolotti di Monte Magnola impianti di Ovindoli, «oggi chi apre lo fa in totale sicurezza. Quello che è accaduto a Rigopiano purtroppo è più che un'anomalia. I turisti? Nessuno ci ha chiesto se c'è pericolo di valanghe. Gli alberghi sono pieni e le prenotazioni sono in aumento». (hanno collaborato Marianna Gianforte e Pietro Guida)
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