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Pescara, 25/11/2024
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Data: 21/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«La turbina ne avrebbe salvati di più»

PESCARA Sono diversi i filone di indagine della procura di Pescara. Disastro colposo e omicidio plurimo colposo, al momento, le due ipotesi di reato di un fascicolo che risulta ancora contro ignoti, senza indagati. Primo nodo da sciogliere, il ritardo nell'entrata in azione dello spazzaneve a turbina. «Sarebbe bastato farlo arrivare in tempo per salvare molte vite - dice il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini -. Non dico che sia colpa di qualcuno, ma il dato è questo: nel momento di massimo bisogno la turbina non c'era. Abbiamo conferito anche le deleghe ai carabinieri e alla forestale per compiere una serie di accertamenti. Un'inchiesta come questa si costruisce facendosi le domande giuste in merito a tutte le condizioni che hanno determinato il fatto, al fine di verificare e valutare eventuali responsabilità umane, anche se non tutte le responsabilità umane sono però giudiziariamente rilevanti e valutabili». L'inchiesta potrebbe finire per essere spacchettata e dar vita a diversi fascicoli proprio in relazione alle tante ipotesi che dovranno essere vagliate. «Innanzitutto se ci sono responsabilità - aggiunge il procuratore - sul fatto che quelle persone erano lì al momento della valanga. Stiamo prendendo in esame un arco temporale dal 14 al 18 gennaio, giorno della tragedia, e dunque dall'allerta meteo alla valanga». Questo primo aspetto è legato al fatto che alcuni ospiti avrebbero voluto lasciare l'hotel ma non sono stati in grado di farlo. Richieste che risalgono al pomeriggio prima della disgrazia, ma risulta che soltanto due persone, anche se a fatica, sono riuscite a lasciare l'hotel.
Perché non è stato chiamato lo spazzaneve? I responsabili della struttura cosa hanno fatto dopo l'allerta meteo? La ricostruzione della cronologia in questa fase dell'indagine diventa prioritaria per la procura. Da qui l'acquisizione di tutte le carte che gli investigatori ieri mattina hanno prelevato in Provincia. Una sola strada porta all'albergo e bisognava garantire la percorribilità di quella strada. E quindi quali mezzi erano a disposizione della struttura per liberarla? Erano state fatte delle richieste dall'albergo in questo senso? E a chi? E soprattutto, perché nessuno, Provincia in primis, ha fatto qualcosa per risolvere il problema? Le risposte arriveranno dall'esame del piano neve della Provincia, che per la zona Penne-Farindola prevede l'impiego di un semplice trattore agricolo attrezzato con pala spazzaneve.

LE TELEFONATE Altro aspetto, non strettamente legate all'evento, ma altrettanto importante per i magistrati è questo: quella struttura poteva essere realizzata in quella posizione? Un interrogativo sul quale stanno lavorando, legato ad una ipotesi di delitto colposo di danno. E poi c'è tutto il discorso legato al ritardo nell'avvio dei soccorsi. I magistrati hanno ascoltato sia il primo superstite, il cuoco Giampiero Parete che ha dato l'allarme, e poi l'amico che ha ricevuto le richieste di aiuto, Quintino Marcella, che si è attivato subito per contattare tutti: dalla protezione civile ai vigili del fuoco, carabinieri, polizia. La procura ha acquisito tutti i tabulati dei cellulari di Parete e Marcella per vedere a che ora sono partite le telefonate, a chi erano rivolte, ed ha dato mandato agli investigatori di raccogliere le deposizioni di tutti quelli che hanno ricevuto quelle telefonate. Da domani inizieranno le autopsie sugli unici due corpi ritrovati e di cui, al momento, soltanto uno è stato identificato. Altro aspetto determinante sarà quello che nei prossimi giorni permetterà di ascoltare i racconti dei sopravvissuti che potranno fornire elementi preziosi per la ricostruzione dei fatti.

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