ROMA Si fa più vicino lo sciopero del personale Alitalia che i sindacati si preparano a proclamare per la fine di febbraio. Si è chiusa con un mancato accordo, infatti, la prima fase della procedura di raffreddamento avviata nei giorni scorsi. Nel frattempo prosegue il lavoro del management sul piano industriale che dalla prossima settimana passerà al vaglio dei nuovi advisor: i due consulenti indipendenti saranno formalmente incaricati dal cda della compagnia lunedì.
Intanto il tempo stringe, con il governo che attende il piano entro la fine del mese. Sindacati e azienda sono tornati a riunirsi ieri mattina per proseguire il confronto nell'ambito della procedura di raffreddamento della vertenza aperta l'11 gennaio scorso. I sindacati chiedevano sostanzialmente tre cose: 1) l'apertura del tavolo contrattuale dopo la disdetta del contratto nazionale di lavoro; 2) il superamento delle violazioni contrattuali; 3), il piano industriale. L'incontro, però, si è concluso con un mancato accordo e ora il confronto proseguirà nelle stanze del ministero del lavoro. «Se nemmeno nella seconda fase della procedura i sindacati avranno le risposte che attendono - hanno avvertito compatte le sigle di categoria Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Ta - «lo sciopero sarà inevitabile». Ed è probabile che venga calendarizzato giovedì 23 febbraio, quando è già in programma lo stop del trasporto aereo.
LA RIUNIONE DI LUNEDÌ Il management della compagnia resta intanto concentrato sul piano industriale. La riunione del cda di lunedì, alla quale gli azionisti bancari (Intesa Sanpaolo e Unicredit) si presenteranno particolarmente agguerriti con l'obiettivo di imprimere un'accelerazione all'attività di rilancio della compagnia, assegnerà formalmente l'incarico agli advisor (dovrebbero essere Roland Berger e Kpmg, il primo per la parte industriale e il secondo per la parte finanziaria). Il loro compito sarà di esaminare in modo particolarmente approfondito le 158 pagine del Piano per validarne la solidità e le prospettive. È possibile che i consulenti indipendenti si occupino anche di verificare le ipotesi che circolano per ridisegnare il business del corto e medio raggio: oltre all'ipotesi della creazione di un proprio ramo low cost, ci sarebbe anche la possibile cessione della gestione di questa attività a Ryanair o Easyjet.
L'impegno a risolvere la crisi dell'ex compagnia di bandiera comunque è unanime: «In questa fase tutti hanno volontà di risolvere la situazione e di dare una prospettiva industriale a una azienda», ha dichiarato ieri il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, sottolineando la centralità del partner industriale e ribadendo la fiducia in Etihad. Che da parte sua nei giorni scorsi, per voce del presidente e ceo James Hogan, ha assicurato il proprio impegno per la compagnia italiana, smentendo l'ipotesi che il vettore emiratino stia studiando di acquistare una quota di Lufthansa.