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Pescara, 25/11/2024
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Data: 22/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed.nazionale - Rigopiano, si scava sfidando la montagna. Ancora 23 i dispersi. Le famiglie spezzate «Mamma dove sta?»

FARINDOLA (PESCARA) Dopo la notte dei miracoli, il giorno spezza la catena della speranza. A quota milleduecento metri, dove il Gran Sasso incrocia le valli verso Penne e una bomba di ghiaccio e pietre ha sbriciolato un albergo come fosse di cartapesta, il conto non cambia. Al terzo giro delle luci fotoelettriche, di scavi, sudore e fatica sputata dai soccorritori, nel pallottoliere della vita ci sono sempre nove estratti dal ghiaccio, due sopravvissuti di fortuna, cinque morti e 23 dispersi. Nessuna differenza perché ieri, prima non riuscivano ad alzarsi gli elicotteri dei vigili del fuoco per troppa nebbia, poi la finestra di cielo aperto è durata troppo poco per portare le attrezzature giuste. Ormai c'è solo da scavare nelle intercapedini lasciate dal destino per far sopravvivere chi si è trovato in quella fortunata posizione.
LE FRAGILITÀ
Ma gli uomini-talpa non hanno i mezzi per vincere la resistenza delle pareti senza disturbare la fragilità delle strutture. E allora si procede piano come fosse un'operazione chirurgica. La ricerca alza la sua attenzione seguendo i rumori che qualcuno chiama voci e altri solo scricchiolii delle strutture. Ma in verità è solo la speranza ad accendersi di tanto in tanto. La notte dei miracoli porta alla luce due donne e due uomini feriti, ma vivi. Assieme ad altri il conto arriva a nove. Sono Gianfilippo e Ludovica Parete, i due figli dello chef pescarese ospite dell'hotel, Giampiero Parete, salvo per miracolo assieme al manutentore Fabio Salzetta. Anche la moglie Adriana Vranceanu è stata estratta viva dalle macerie.
IL GRUPPO
A questi vanno aggiunti altri due bambini: Samuel Di Michelangelo, figlio di Domenico e Marina Serraiocco, lui disperso lei trovata morta. Quindi le persone individuate nella tarda serata di venerdì e salvate nella notte: Vincenzo Forti con la fidanzata Giorgia Galassi, Francesca Bronzi e Giampaolo Matrone. L'ultimo è stato operato a un braccio, un intervento senza problemi. Le sue condizioni, come hanno riferito i medici, sono discrete.
Nel gruppo delle cinque persone segnalate ci doveva essere, secondo quanto riferito dai soccorritori, anche Stefano Feniello, fidanzato di Francesca Bronzi. Ma è ancora disperso, mentre la ragazza è ricoverata insieme agli altri nell'ospedale pescarese. Il più triste dei conti, quello delle vittime accertate, fa cinque. Quattro di loro hanno un nome: Barbara Nobilio, Alessandro Giancaterino, Gabriele D'Angelo e Nadia Acconcialamessa, mamma di Samuele. Ma ci sono 23 dispersi e quell'addizione è destinata a salire. «Continuiamo a lavorare con grande determinazione, grande forza, grande professionalità e con ogni mezzo per trovare le persone che sono lì sotto», spiega il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico, sottolineando che tutti i soccorritori continuano a coltivare la speranza, così come hanno fatto quando c'era chi pensava che non ci fosse alcuna possibilità.
I SILENZI
Ancora Bubbico: «Venerdì, pur in assenza di segnali, sono state trovate persone. E il fatto che non ci siano rumori non significa alcunché, perché le squadre di soccorso hanno raccontato di aver rotto delle murature che impedivano l'accesso. La cosa fondamentale è continuare a scavare». In realtà qualche rumore i Vigili del Fuoco e gli uomini del Soccorso Alpino e della Guardia di Finanza lo hanno sentito. «Abbiamo altri segnali da sotto la neve e le macerie - dice il funzionario dei pompieri Alberto Maiolo - e stiamo verificando. Potrebbero essere persone vive, ma anche le strutture dell'albergo che si muovono sotto il peso della neve». La speranza s'infrange proprio contro questa realtà: è l'ipotesi più probabile. Come se il pericolo fosse sempre in agguato, tutta la zona in cui una volta c'era il Rigopiano è sottoposta al minimo sussulto. Lo stato dei luoghi è pericoloso anche per noi, avvertono i vigili del fuoco. Vuol dire che lassù, a 1.200 metri d'altezza, stanno lavorando in condizioni estreme: la neve si alterna alla pioggia, rendendo ancora più pesante quella massa di ghiaccio, detriti e alberi sradicati che ha sommerso l'hotel.
PERICOLO IN AGGUATO
Poi c'è il rischio valanghe salito a 4 su una scala di cinque e non è affatto escluso che un'altra slavina possa mettersi in movimento. Per questo, chiunque arrivi lassù per lavorare deve indossare l'Arva - lo strumento che consente di essere localizzati sotto le valanghe - e deve registrarsi prima di entrare nell'area di ricerca. In caso di problemi, almeno si sa chi è dentro e chi è fuori. «Procediamo a zone, non andiamo avanti a caso - spiegano gli uomini del soccorso alpino - Ma non sempre è semplice capire dove erano le cose e le persone, perché c'è stata una rotazione dell'intera struttura». Sulla montagna il ronzio dei motori che alimentano le luci elettriche alza il rumore della notte. Decine di uomini al lavoro muovono le loro braccia come se riuscissero a modificare il destino. E pregano per un'altra notte dei miracoli.

Le famiglie spezzate «Mamma dove sta?»

PESCARA «Mamma e papà dove sono?». Il miracolo di nove vite salvate dal grande bianco non cancella il dolore per le famiglie spezzate: bimbi che non rivedranno più la madre, mariti che non sanno se potranno riabbracciare la propria moglie, fratelli che si sono salvati ma sono oppressi dall'ansia per la sorella che non è stata trovata. È un intreccio di dolore e distacchi questa ingiusta e confusa lotteria della slavina dell'hotel Rigopiano.
LE COCCOLE
Venerdì, alle 19, era difficile vincere la commozione quanto i soccorritori hanno estratto dal buco di ghiaccio Edoardo Di Carlo, 10 anni. «Senza mamma e papà non vengo» ha detto il bimbo. Lo hanno rassicurato, è stato curato e coccolato all'ospedale di Pescara, dove ad accoglierlo c'erano le zie e i fratelli più grandi, Riccardo e Piergiovanni, 17 e 19 anni, che avevano rinunciato alla vacanza nel resort con i genitori. Ieri hanno fatto visita al fratellino e lo hanno sommerso di affetto e di giocattoli. Edoardo continua a fare domande, gli psicologi consigliano di non fargli ricordare le 48 ore trascorse nella trappola di neve. Nel pomeriggio di ieri la conferma di quanto molti temevano (nessuno per ora lo dirà ad Edoardo): la mamma, Nadia Acconciamessa, 48 anni, è morta, il cadavere è stato recuperato. Resta disperso il marito Sebastiano Di Carlo, coetaneo. La famiglia, proprietaria di un ristorante, è di Loreto Aprutino, paese a poche decine di chilometri dall'hotel. Per tutto il giorno, a Pescara, una quindicina di ragazzi è stata vicina e quasi ha fatto da scudo a Riccardo e Piergiovanni, che allo stesso tempo devono sostenere il fratellino per la perdita della mamma.
REGALO DI COMPLEANNO
C'è un altro bambino che sta aspettando i genitori: è Samuel Di Michelangelo, 7 anni. Anche lui è tra i piccoli che si erano rifugiati nella sala biliardi e salvati giovedì pomeriggio. I genitori compaiono ancora nella lista dei dispersi: sono Domenico, 40, poliziotto di Osimo, e Marina Serraiocco, 36, titolare di un negozio. Lui, pochi minuti dopo il salvataggio, ha detto «mamma e papà erano con me», ma forse era solo un ricordo confuso. Familiari e medici provano a distrarlo, parlano di sport, Samuel è un grande tifoso della Juventus. Il bimbo chiede hamburger con ketchup e gioca con le figurine. Le giornate sulla neve nel resort sul Gran Sasso erano un regalo per Samuel che ha compiuto gli anni il 12 gennaio. «I bambini hanno superato l'ipotermia, ma sono psicologicamente provati» spiegano all'ospedale di Pescara. Ma la parte più difficile deve ancora arrivare, quella in cui sarà impossibile rinviare le risposte alle domande. Alessandro Di Michelangelo, zio di Samuel: «Sta bene, gli ho stretto la mano e lui mi ha detto ciao zio. Mentre lo accompagnavano in ospedale ho chiesto vengono mamma e papà? e lui ha fatto sì con la testa. Ma gli psicologi mi hanno subito bloccato, e spiegato che i bambini sotto choc possono annullare uno spazio temporale nella loro memoria. Non dobbiamo fare alcun riferimento specifico alla tragedia, ma lasciare che sia il bambino a raccontare i fatti».
L'INFERMIERA DEL GEMELLI
Alessandra ha 5 anni e abita a Mentana, provincia di Roma. È rimasta con i nonni, i genitori si erano presi pochi giorni di vacanza. Presto potrà abbracciare il papà, Giampaolo Matrone, 33 anni, originario di Monterotondo e titolare di una pasticceria, tra i quattro salvati ieri mattina. Ma per la madre, Valentina Cicioni, 32 anni, bisogna ancora affidarsi alle ricerche instancabili dei soccorritori. «Siamo tutti in ansia, perché siamo molto legati a lei, e non solo per il suo grande impegno in ospedale» sussurra Maurizio Zega, coordinatore del personale infermieristico del Gemelli di Roma. Lì da otto anni lavora come infermiera prima, come strumentista del blocco operatorio, dopo avere conseguito un master di primo livello. Lei, così come il marito, ha sempre dedicato tutte le energie a famiglia e lavoro e si era concessa un po' di relax. Ieri il fratello Marco agli amici ha confidato: «Una trave ha bloccato il braccio di Giampaolo, è scioccato e preoccupato. Per Valentina speriamo ancora».
IL MANUTENTORE
Fabio Salzetta è il manutentore dell'hotel, uno dei due sopravvissuti perché non stava all'interno della struttura. «Mia sorella Linda è ancora dispersa, sto aspettando che la trovino. Lunedì è il suo compleanno».

Samuel: «Dove sono mamma e papà?»

PESCARA Chiede di mamma e papà, il piccolo Samuel. Il bimbo di Chieti, 7 anni compiuti qualche giorno fa, trascorre la prima notte in ospedale affianco alla nonna materna, Clotilde. Per Samuel, tra i miracolati della tragedia di Farindola, è l'inizio di una seconda vita. Ma non è ancora una storia a lieto fine: i suoi genitori - il poliziotto Dino Di Michelangelo, 41 anni, e Marina Serraiocco, 36, da qualche anno residenti a Osimo - non si trovano: ufficialmente risultano ancora dispersi nell'inferno di neve e macerie dell'Hotel Rigopiano.
Intorno ad ora di pranzo, quel bimbo con la passione per il calcio e le costruzioni Lego chiede di mangiare un hamburger con ketchup e maionese. No, non racconta nulla sulla valanga assassina che è venuta giù dal Gran Sasso sommergendo tutto: vite, sogni, speranze, progetti. «C'è stato il terremoto», è l'unico accenno alla tragedia, quando incontra lo zio Giuseppe e chiede perché la porta della stanza di Rianimazione sia «storta». Forse è un ricordo delle terribili ore trascorse al buio, quando tutto sembrava capovolto come in un incubo senza fine. Ai bambini, suggeriscono gli psicologi, meglio non fare alcun riferimento specifico alla tragedia ma lasciare che siano loro a raccontare i fatti.
Samuel trascorre la sua prima giornata piena in ospedale giocando con le figurine dei giocatori e parlando delle squadre di calcio con medici e familiari. Già, perché la passione per la Juventus, la sua squadra del cuore, è forte come quella di papà Dino e di zio Alessandro, anche lui poliziotto alla Digos di Chieti. Quando esce dal reparto di Rianimazione poco prima di mezzogiorno, nonno Tomassino ha in mano un supereroe di colore giallo, uno dei giocattoli preferiti di Samuel. Poi si susseguono le visite dei parenti, che restano in attesa nel grande corridoio all'ingresso dell'ospedale Santo Spirito, tra barelle trasportate continuamente dagli infermieri, giornalisti e familiari che aspettano di conoscere il destino di chi è rimasto sotto il resort vestino.

I DONI Samuel chiede di parlare anche con i nonni paterni, Francesco e Loredana, mentre arrivano altri parenti per consegnargli un piccolo regalo. A quel punto il bimbo inizia a porsi qualche domanda su dove siano i genitori, ma nessuno forza la mano. «Tutti i bambini stanno fisicamente bene, hanno superato una leggera ipotermia, ma psicologicamente sono provati», dice il primario Tullio Spina. Nel pomeriggio, i medici decidono il trasferimento nel reparto di Pediatria. In serata, ecco lo zio Alessandro con la compagna Donatella Di Giovanni: mangiano insieme un po' di cioccolata, poi il discorso scivola ancora sulla Juventus. Quello della famiglia Di Michelangelo è un dramma che unisce Chieti e Osimo. Dalla cittadina marchigiana arrivano le scuse del sindaco, Simone Pugnaloni: «Dobbiamo prendere atto che per ora l'unica notizia certa è che il piccolo Samuel è salvo. Scusandoci con la città e con i famigliari di Marina e Domenico per l'increscioso equivoco, generato probabilmente dalla concitazione e dalla forte emozione del momento, la nostra comunità continua a pregare senza perdere la speranza». La maestra di Samuel, Romina Piercamilli, gli invia un messaggio: «Faremo una grande festa». Filippo Cola, allenatore della Passatempese, la squadra di calcio in cui gioca Samuel, scrive un toccante messaggio su Facebook: «Ti aspettiamo: il solo pensiero di dire ai tuoi compagni quello che era successo mi terrificava». La chiusura è di Alessandro Di Michelangelo: «Come sarà il futuro di Samuel? Non posso pensarci. Voglio credere che sia tutto un brutto sogno». È una lunga notte. Di tensione e speranza.

Nadia è morta, Sebastiano non si trova la moglie Barbara deceduta, è all'obitorio

PESCARA Il piccolo Edoardo, tra la neve e le macerie dell'Hotel Rigopiano, ha perso la sua giovane madre. Nadia Acconciamessa non ce l'ha fatta. Ieri pomeriggio è arrivata la conferma ufficiale anche dall'ospedale di Pescara e dalla prefettura. Una delle cinque vittime accertate della valanga assassina è la 48enne loretese, madre del piccolo sopravvissuto di 9 anni e moglie di Sebastiano Di Carlo, 49 anni, che risulta ancora tra i dispersi. Stessa cosa dicasi per Piero Di Pietro e la moglie Barbara Nobilio. Purtroppo nella tarda serata di ieri è arrivata la triste conferma, anche la moglie del noto allenatore fa parte della lista dei dispersi, alle ore 22,30 il corpo della signora Nobilio era all'obitorio dell'ospedale, a disposizione dei familiari, nonostante dal Prefetto e daller autorità non fossero ancora arrivate le conferme. A Loreto era di casa anche Gabriele D'Angelo, 30 anni, un'altra delle vittime: il papà, Domenico, ex dipendente dell'ospedale vestino, è di Loreto, anche se da anni la famiglia vive a Penne. La madre, Carmela, è un'infermiera in pensione dell'ospedale San Massimo. Gabriele aveva tanti amici in paese, che lo piangono e lo ricordano con grande affetto su facebook.
Sulle due coppie di amici in vacanza nella spa di Farindola, i Di Carlo e i Di Pietro, venerdì pomeriggio si erano sparse voci confortanti.In tanti, in piazza Garibaldi, avevano pianto per la gioia e vissuto una giornata di speranza. Ma le conferme sui ritrovamenti dei quattro concittadini non sono arrivate. Ieri, fin dalla mattina, lo stato d'animo dell'intera collettività loretese si è ribaltato. E' tornata la paura, l'angoscia di mercoledì notte è tornata a bussare più forte di prima. Nel balletto senza fine di numeri e nomi di superstiti e vittime, poi, è arrivata la triste notizia ufficiale della scomparsa di Nadia. Dipendente della Asl di Pescara, lavorava all'ospedale di Penne ed era madre di tre figli. Edoardo era con lei ed il marito a Rigopiano, e ce l'ha fatta. Gli altri due, Riccardo e Piergiovanni, 19 e 17 anni, erano rimasti a Loreto. Hanno passato gli ultimi tre giorni all'ospedale di Pescara. Aspettavano il fratellino e i genitori.
Sono passati dalle lacrime di gioia per l'arrivo, venerdì sera, di Edoardo, alla disperazione per la scomparsa della madre. E ancora adesso sono costretti all'angosciante attesa di notizie sul papà, Sebastiano. A Pescara, distrutti dal dolore, anche tutti i familiari. Le sorelle di Nadia, Carmelita e Silvana Acconciamessa, i tanti nipoti, Maria, Gianna, Anna, Tania e Alessio. Tutti molto conosciuti in paese. Persone solari, per bene, innamorate della loro cittadina e orgogliose della propria loretesità. La famiglia di Carmelita è titolare del circolo ippico aprutino e dell'agriturismo annesso e da anni su prende cura del famoso Bue di San Zopito tanto conosciuto anche fuori dai confini abruzzesi. Sul profilo facebook di Nadia una bellissima foto, come sempre sorridente, assieme al piccolo Edoardo, campioncino della scuola calcio di Loreto che ha fatto esultare venerdì al momento del suo ritrovamento. Le amiche la aspettavano di nuovo in piazza per il solito caffè.
Con lei, aspettano ancora anche Barbara Nobilio, la moglie di Piero Di Pietro. Dei due coniugi non si sono avute notizie per tutta la giornata di ieri. Non è rimasto altro da fare, per tutta la comunità loretese, che pregare e sperare che anche loro siano riusciti a rifugiarsi in qualche locale dell'albergo in attesa dei soccorritori. Il mondo del calcio abruzzese continua ad aspettare in fibrillazione la notizia di un nuovo miracolo sul salvataggio dell'allenatore ed ex centravanti conosciuto e stimato da tutti.

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