L'AQUILA Dal famoso «bicchiere di buon vino» del 2009 agli allarmismi giustificati? - del 2017 il passo pare essere diventato davvero brevissimo. Un comunicato della Commissione Grandi rischi, diffuso ieri, ha infatti gettato nel panico l'intera città dell'Aquila, residenti e istituzioni. Si tratta di una nota che nella sostanza ricalca esattamente quella già diffusa il 26 agosto nella quale si individuavano aree di possibili ulteriori terremoti alla luce di quello di Amatrice: Monte Gorzano, Monte Vettore e Montereale. Ieri è accaduta più o meno la stessa cosa. La Commissione, che si è riunita nella serata del 20, con una comunicazione radicalmente diversa rispetto a quella del 2009 (gli esperti finirono sotto processo per le rassicurazioni), ha detto che «ad oggi non ci sono evidenze che sia in esaurimento» la sequenza sismica iniziata con il terremoto dello scorso 24 agosto. In particolare, però, c'è un passaggio che ha scatenato un putiferio. Ovvero l'identificazione tre aree contigue alla faglia principale responsabile della sismicità in corso che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni e «hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudo (M 6-7). Questi segmenti - localizzati rispettivamente sul proseguimento verso Nord e verso Sud della faglia del Monte Vettore-Gorzano e sul sistema di faglie che collega le aree già colpite dagli eventi di L'Aquila del 2009 e di Colfiorito del 1997 - rappresentano aree sorgente di possibili futuri terremoti». La notizia è stata rilanciata con titoli molto forti, come ad esempio «Possibili forti scosse tra 6-7».
La questione è tutta legata alla comunicazione e all'analisi del rischio. Il comunicato ha avuto un effetto devastante: è diventato virale in Rete e in poco tempo ha raggiunto migliaia di persone. Rischiando di produrre conseguenze letali su un territorio già provatissimo. E soprattutto: cosa si dovrebbe fare alla luce di tutto ciò? Mistero. Nella sostanza la nota dice ciò che alcuni esperti hanno già sostenuto, come Gianluca Valensise dell'Ingv, proprio dalle colonne del Messaggero. Ovvero che un possibile sviluppo della sequenza è a sud-est di Pizzoli, area rimasta silente sia nel 2009 che nel 2016. Ma dicendo chiaramente che è impossibile prevedere se e quando ciò avverrà. In Prefettura la notizia è stata assorbita esclusivamente come ulteriore elemento di valutazione dal Centro coordinamento dei soccorsi che è operativo H24 da giorni.
IL GOVERNATORE Il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso ha dichiarato: «Approfondiremo il contenuto del comunicato. Razionalizzeremo il quadro, ma da una prima lettura non emergono elementi innovativi rispetto al precedente comunicato». Secondo il sindaco Cialente aemerge il possibile interessamento di ulteriori frange di territorio in ambito appenninico. Si ribadisce, semmai ce ne fosse stato bisogno, l'assoluta correttezza lungimiranza e valore etico che in primis all'amministrazione comunale, insieme ad altre forze, sta profondendo per mettere finalmente in sicurezza il Paese. In primis attraverso l'utilizzo delle fascicolo del fabbricato. Sarebbe inutile segnalare rischi senza dare indicazioni di soluzioni immediate di più lungo respiro».