ROMA Ci è voluto tempo, ma la riforma della Pubblica amministrazione sta per essere completata e con lei sarà piazzato l'ultimo tassello per il rinnovo del contratto degli statali. Tra Funzione pubblica e Palazzo Chigi la parola d'ordine è accelerare sul decreto attuativo che riscrive parte delle regole sul lavoro pubblico, necessario per sbloccare la contrattazione. Il ministro Marianna Madia vuole portare il provvedimento in Consiglio dei ministri entro metà febbraio, avviando da subito il confronto con i sindacati, come previsto dall'intesa raggiunta il 30 novembre dell'anno scorso. Già la prossima settimana potrebbero esserci nuovi contatti tra le parti per arrivare a un incontro che porti al riavvio della contrattazione. Sempre nei prossimi giorni, il ministero convocherà Regioni e Comuni per discutere dei contenuti delle nuove regole del lavoro pubblico e, contemporaneamente, avviare formalmente la discussione sui contenuti dei tre decreti correttivi (società partecipate, licenziamenti dei furbetti del cartellino e nomine dei dirigenti sanitari), a rischio decadenza dopo la sentenza della Corte costituzionale.
I TEMPI Dopo una consultazione preventiva dei sindacali e il via libera dei ministri, il decreto sugli statali sarà inviato al Parlamento che si esprimerà entro maggio. È ormai certo che nel nuovo decreto attuativo non ci sarà la maxi riforma del pubblico impiego. Palazzo Chigi e Funzione pubblica hanno deciso di rinunciare alla riscrittura completa del Testo unico sul lavoro statale alla quale per mesi hanno lavorato i tecnici di Palazzo Vidoni. Un provvedimento che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto sistemare tutte le regole che reggono il pubblico impiego, dalle assunzioni ai licenziamenti, dalla mobilità agli scatti di anzianità. La decisione sarebbe prettamente politica, in quanto con il cambio di Governo, ora guidato da Paolo Gentiloni, sarebbe venuta meno la spinta propulsiva data dal precedente esecutivo di Matteo Renzi. L'intenzione, dunque, è quella di approvare entro metà febbraio un decreto legislativo molto più contenuto rispetto alle attese e che ricalchi i soli punti contenuti all'interno dell'accordo sottoscritto da Governo e sindacati per il rinnovo del contratto. Il testo, dunque, si limiterà di fatto a sbloccare le parti relative alla contrattazione.
Le questioni aperte sono diverse. La prima riguarda la revisione dei meccanismi di assegnazione dei premi in busta paga per il superare la rigidità delle pagelle di berlusconiana memoria, quelle introdotte con la legge Brunetta del 2009. Questa prevede che i dipendenti vengano valutati e inseriti in tre fasce di merito (alta, media e bassa): le risorse incentivanti vanno distribuite per metà al 25% del personale più meritevole, l'altra metà al 50% dei dipendenti con performance intermedie, mentre lascia senza premi il restante 25% del personale. Dopo sette anni, la nuova intesa tra Governo e sindacati parla di introduzione di nuovi strumenti di valutazione che garantiscano un'adeguata valorizzazione delle competenze, oltre alla riforma dei fondi per l'erogazione del salario accessorio. Il secondo nodo da sciogliere riguarda il riequilibrio tra la legge e il contratto. Secondo l'accordo, è quest'ultimo che dovrà diventare lo strumento primario per regolare il rapporto di lavoro pubblico.
L'ultima questione da dirimere con il decreto Statali sono le nuove forme di flessibilità dell'orario di lavoro, la stretta sulle assenze anomale e reiterate e la formazione continua. Tutti e tre i punti verranno rivisti nel nuovo decreto di febbraio e, conseguentemente, applicati con il nuovo contratto