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Pescara, 25/11/2024
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Data: 23/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La tragedia del Gran Sasso - «Continuiamo a cercare verso il bunker e le cucine». I soccorritori ai familiari del Rigopiano: «Li vogliamo tirare fuori tutti». Mani e pale per scavare. Così lavorano i soccorritori. I vigili del fuoco: «Si opera nei cunicoli, non è possibile utilizzare i macchinari»

Notte e giorno al lavoro per creare passaggi e cuniculi. I parenti dei dipendenti dell’hotel sono convinti: «Erano una famiglia staranno tutti insieme»

PESCARA «Non ci fermiamo, continuiamo a scavare. Stiamo cercando di accedere al bunker e alle cucine». È la forza dei soccorritori che ieri, con la Protezione civile, hanno incontrato all’ospedale di Pescara i familiari dei 23 dispersi prima che da Rigopiano arrivasse, a metà pomeriggio, la brutta notizia del sesto corpo ritrovato sotto le macerie. Non ancora identificato. Con la cartina del resort sotto mano, Alessandro Marucci che con la squadra del Soccorso alpino e speleologico è stato tra i primi a raggiungere con gli sci il luogo della valanga nella notte tra mercoledì e giovedì, per oltre un’ora ha risposto alle domande dei familiari in pena. Ne ha accolto i suggerimenti e, soprattutto, ha cercato di spiegare le modalità con cui i 250 uomini impegnati sul luogo della valanga stanno lavorando dall’alba di giovedì per provare a salvare i 23 che ancora mancano all’appello. In pratica, dopo aver ispezionato quanto più possibile la stanza del camino da dove sono stati estratti i quattro ragazzi e la mamma con il figlio, e dopo aver ispezionato in parte la stanza del biliardo dov’erano radunati gli altri tre bambini portati in salvo, adesso il lavoro dei soccorritori è finalizzato a creare nuovi varchi, nuovi accessi all’interno dell’hotel distrutto. Di cui non resta che il piano terra e la zona della spa rimasta quasi intatta in quanto interrata all’interno di un blocco in cemento armato. «Stiamo lavorando sulla tettoia di legno, sondando, rimuovendo la neve e cercando di entrare», ha riferito il soccorritore esperto. «È chiaro che la piantina serve fino a un certo punto, perché gli ambienti che c’erano prima si sono trasformati in altri ambienti e bisogna capire come arrivarci, ma ce la stiamo mettendo tutta». Un lavoro complicatissimo dove si scava con le mani, ma si lavora come si fosse in una miniera, usando frese, trapani e tutti gli strumenti necessari per arrivare a bucare anche muri in pietra spessi fino a 70 centimetri. Ma questo adesso è il lavoro che va fatto. Per puntare ad altri ambienti dove, ritengono gli esperti, potrebbero essere radunati altri gruppi di persone. Di questo sono convinti i familiari dei dispersi e, in particolare i genitori dei ragazzi che lavoravano nell’albergo. Una quindicina tra camerieri, cuochi, massaggiatrici, addetti alla spa e alla reception, ragazzi che con Roberto Del Rosso lavoravano da tanto, «come una famiglia», riferisce una mamma, «e si saranno radunati sicuramente nella stessa stanza. O nelle cucine o nel bunker». Ed è lì che gli esperti della Protezione civile hanno ribadito che si stanno concentrando, tenendo presente che, oltre a tutto, c’è anche la neve che in molti punti è penetrata sotto portandosi giù anche alberi, rocce e detriti. Al momento, la zona di accesso più complicata sembra essere proprio la cucina, perché ci sono degli sbarramenti che bisogna ancora superare, «ma», come dice Marucci, «speriamo di poter avere accesso a breve». Per i familiari, comunque stanchi ed esausti da un’attesa senza fine, è stato comunque un incontro importante. C’è chi ha chiesto se sotto faceva molto freddo, ed è stato rassicurato dagli esperti della Protezione civile che gli hanno parlato dell’effetto igloo che fa la neve; chi ha voluto sapere fino a quando possono resistere lì sotto, e gli è stato risposto che la cosa più importante non è il cibo ma l’idratazione, cosa che dal racconto dei sopravvissuti avrebbero comunque fatto, utilizzando la neve. E ancora, se fosse il caso di utilizzare i cani molecolari, e se dovevano mettere a disposizione gli indumenti dei propri cari. «Per ora stiamo utilizzando i cani da macerie e da valanghe», ha riferito il soccorritore spiegando le tecniche e le modalità di utilizzo dei molecolari molto più complesse. «Non vi preoccupate, non ci fermiamo, continueremo notte e giorno», li hanno tranquillizzati i rappresentanti della Protezione civile, «li vogliamo tirare fuori tutti».

I vigili del fuoco: «Si opera nei cunicoli, non è possibile utilizzare i macchinari». Il finanziere Bini: «Troppa umidità, la neve sta diventando sempre più pesante». Mani e pale per scavare. Così lavorano i soccorritori

FARINDOLA Giornata di ricerche a Rigopiano e ore di lunghissima attesa al Centro operativo multicomunale allestito in contrada Campetto a Penne. Vigili del fuoco, Esercito, soccorso alpino, guardia di finanza: tutti in prima linea a operare e cooperare per portare in salvo quante più persone rimaste intrappolate sotto le macerie di neve e detriti dell'Hotel Rigopiano. «Si lavora in cunicoli. La gente potrebbe ancora resistere, questa è la nostra speranza. Andiamo avanti con pale e mani, dato che l'ambiente non permette di lavorare con seghe. Noi la speranza ce l'abbiamo sempre. Abbiamo montato tende igloo sul posto, nella zona dell'albergo, per evitare che le nostre squadre cambino. È fondamentale che conoscano il luogo e dunque sappiano muoversi velocemente all'interno. Si riposano solo 2 ore. Il rischio valanga è su tutta la struttura, ieri è passato da 4 a 3, ma è comunque un livello elevato. Il senso unico alternato nelle strade non agevola le operazioni. Abbiamo 9 squadre di Lazio e Toscana e sono in arrivo anche quelle di Lombardia e Veneto», ha spiegato Luca Cari, responsabile comunicazione vigili del fuoco. Al palazzetto dello sport pennese, in questi tristi giorni passato da campo da gioco a campo della speranza e del soccorso, abbiamo ascoltato anche i membri dell'Esercito italiano e della guardia di finanza. È commovente, da applausi, l'abnegazione e la forza dei soccorritori. Quelli del soccorso alpino dopo ogni missione ritornano al palazzetto, si stendono su materassi e sacchi a pelo per recuperare forze e ripartire. Ieri è stata una giornata di alti e bassi, si è saputo della presenza di un 24esimo disperso e si è saputo dell'individuazione di un nuovo corpo. «Siamo sul posto con tre squadre che si stanno alternando ininterrottamente, scavando senza sosta per trovare prima possibile le persone che ancora mancano all'appello. Le difficoltà maggiori sono legate al maltempo e alla viabilità. Le ricerche vanno avanti continuamente», ha detto ieri mattina il Maggiore dell'esercito italiano Marco Amoriello, «Le condizioni meteo sono pessime e nei prossimi giorni non dovrebbero migliorare». Anche il vice brigadiere della guardia di finanza, Marco Bini, ha spiegato l'intervento che stanno effettuando gli uomini delle fiamme gialle all'hotel Rigopiano: «Siamo impegnati insieme ai vigili del fuoco a fare buche, noi non arriviamo più di tanto, con le nostre attrezzature arriviamo dove possiamo e poi dove è necessario l'intervento dei vigili del fuoco lo segnaliamo. Più riusciamo a scavare e più riusciamo a levare neve e aiutare i vigili del fuoco. Siamo al quarto giorno, la speranza di trovare persone in vita c'è sempre. Non è detto che riescano a comunicare con noi, ma è possibile che siano ancora in vita. Le difficoltà maggiori che stiamo incontrando sono l'umidità e poi la neve, che diventa sempre più pesante». Nonostante che il passare delle ore sia straziante, la speranza di tutti è che questi eroi riescano a realizzare altri miracoli.

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