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Data: 23/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Altri due corpi, sotto la neve adesso c'è soltanto silenzio

PESCARA Dopo i miracoli, è arrivato il ritrovamento della sesta vittima, un uomo. Individuata, anche se ancora non recuperata, la settima vittima. Una donna. Ed è sceso ancora il silenzio. Dalle macerie infatti non si sentono più voci. Si scava comunque in tutti i modi, ma la domenica è stata nera su tutto il fronte: nessun nuovo recuipero di persone vive, di chi cioè in quel maledetto pomeriggio di mercoledì era ancora all'interno all'hotel Rigopiano. Il bilancio del disastro pertanto si attesta su 11 sopravvissuti, 7 morti e 23 dispersi, ovvero un morto in più e un'altra persona che non risponde all'appello. Già, perché è emerso che nel resort vi fosse, durante la violenta onda d'urto della valanga, anche un'altra persona di cui non si aveva notizia. Si tratta, secondo i primi riscontri ufficiali, di un lavoratore africano della struttura: Faye Dame, un immigrato senegalese alto e snello, di circa 30 anni, che svolgeva lavori ausiliari. Sarebbe arrivato da Torino proprio in cerca di un'occupazione. E' stato visto spalare la neve, rassettare alcuni ambienti ed occuparsi di lavoretti interni, regolarmente assunto. Ne ha confermato la presenza, almeno fino a martedì sera, la coppia di clienti dell'hotel riuscita a lasciare martedì sera Rigopiano.

LA FOTOGRAFIA Al momento la fotografia ufficiale è la seguente. Ai due sopravvissuti recuperati all'alba di giovedì, il cuoco Giampiero Parete ed il manutentore Fabio Salzetta, si aggiungono Adriana Vranceanu, moglie di Parete, ed i due figli: Gianfilippo e Ludovica. Quindi altri due bimbi recuperati: Edoardo Di Carlo e Samuel Di Michelangelo. Estratti vivi poi Giampaolo Matrone, lievemente ferito, Vincenzo Forti e due donne: Francesca Bronzi e Giorgia Galassi. Le vittime accertate sono: Sebastiano Di Carlo e la moglie Nadia Acconciamessa (genitori di Edoardo) e Barbara Nobilio, tutti e tre di Loreto Aprutino, il maitre dell'hotel, il farindolese Alessandro Giancaterino e il cameriere Gabriele D'Angelo. Effettuate nel frattempo le prime autopsie nell'istuto di medicina legale di Chieti, così come richiesto dal dottor Ildo Polidoro, medico legale dell'ospedale pescarese. Le vittime presentavano evidentissimi traumi da schiacciamento. La Tac, cui sono stati sottoposti i corpi, ha anche evidenziato, oltre alle lesioni esterne, anche traumi interni. Ieri poi affidati gli incarichi per le altre autopsie ai medici Polidoro e Carnevale; probabilmente il pool dei periti della procura della Repubblica si allargherà in vista del carico di lavoro che si profila.
Intanto, la valanga, stando ai carabinieri del servizio Meteomont, viaggiava a oltre 100 km orari: paragonabile ad una pressione esercitata pari a 4 mila tir a pieno carico, tanto da pesare nella zona di accumulo ben 120 mila tonnellate. Un fronte di circa due km, spiega l'Arma, e 500 metri sul punto di stacco, con uno spessore della neve di due metri e mezzo. I soccorritori continuano ad operare a 1.200 metri in condizioni di massima difficoltà. La task force è composta dal soccorso alpino della Finanza, dai militari del nono Reggimento alpini dell'Aquila dotati di mezzi specialistici Bv 206, dai vigili del Fuoco, da poliziotti, carabinieri, medici, paramedici e uomini della Protezione civile. Ora si stanno attivando per aprire un altro varco, sul fronte opposto a quello attuale.

PIOGGIA Sarà possibile così tentare l'ingresso in locali fin qui non raggiunti. Da molte ore, la neve si alterna alla pioggia, rendendo ancora più pesante quell'enorme blob di coltre bianca, detriti ed alberi sradicati che ha violentato l'hotel. E c'è il rischio di nuove valanghe ai massimi livelli di pericolosità.
«Stiamo cercando di sorvegliare le creste. E' stato posizionato un radar a una distanza di circa 300 metri dall'hotel - spiega Marco Bini del soccorso alpino della guardia di Finanza - le due sirene del soccorso alpino austriaco rilevano il movimento della massa nevosa e scatta l'allarme. Appena arriva il segnale, tutte le persone presenti hanno 50 secondi per fuggire, poiché la massa nevosa è velocissima a scendere».

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