L’AQUILA Si risveglia la paura. Sale la soglia di allerta. E la città ripiomba nel terrore, come nel 2009. La relazione della Commissione grandi rischi che invita «a mantenere alta la guardia», non escludendo la possibilità «di nuove, forti, scosse» ha innescato una reazione a catena. La macchina comunale dell’emergenza è in piena azione. Dopo i sopralluoghi tecnici, oggi riapriranno scuole e uffici pubblici, ma resteranno attive otto aree di accoglienza, per i cittadini che non si sentono al sicuro nelle proprie abitazioni. In 270 hanno dormito fuori casa, la notte scorsa. Cosa fare? «Bisognerebbe chiederlo alla Commissione grandi rischi», dice il sindaco Massimo Cialente, «dove, a quanto mi risulta, non c’è neppure un sismologo». MASSIMA ALLERTA. «Non ci sono evidenze che la sequenza sismica sia in esaurimento. Le faglie attive dal 24 agosto 2016, data la disastrosa scossa di Amatrice, hanno il potenziale di produrre terremoti di elevata magnitudine (6-7)». La relazione della Commissione grandi rischi è chiarissima. Nessuna rassicurazione, massima prudenza, anche alla luce delle 48mila scosse registrate nel centro-Italia da agosto a oggi. A preoccupare, secondo gli esperti, è in particolare il tratto che va da Montereale all’Aquila, dove le faglie sarebbero ancora «sotto pressione». Tanto è bastato a gettare la popolazione nel panico. Il Comune dell’Aquila, dopo la chiusura forzata delle scuole (addirittura sine die nella vicina Leonessa in provincia di Rieti), ha reso fruibili nuove strutture di accoglienza. DOVE DORMIRE. «Sto inviando un carteggio alla Protezione civile», annuncia Cialente, «chiedo di sapere come bisogna comportarsi, alla luce di quanto dichiarato dalla Commissione grandi rischi, per gli edifici che hanno una riscontrata vulnerabilità sismica, pur essendo agibili. Devono dirci quali provvedimenti adottare. Da oggi i ragazzi torneranno a scuola, ma manterremo aperti i centri di accoglienza per chi non vuole dormire a casa». A disposizione, il complesso residenziale del progetto Case di Camarda, l’area del campo sportivo a Colle Brincioni, gli ex usi civici a Paganica, l’area attrezzata di Bazzano, la Pro loco di Civita di Bagno, Murata Gigotti a Coppito, San Marco di Preturo e Assergi. In totale, circa mille posti letto, anche se la scorsa notte le strutture di accoglienza hanno ospitato solo 270 sfollati. CITTÀ SICURA. «L’Aquila è tra le città più sicure d’Italia», ricorda Cialente. «Finora abbiamo speso 5 miliardi di euro per ristrutturare case ed edifici pubblici», dice, «con interventi di miglioramento sismico e, addirittura, di ricostruzione ex novo. L’area a rischio tocca ben sei regioni: Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche, Campania e Molise. In questa situazione, la nostra città è la più tranquilla perché appena ricostruita». NUOVI DANNI. Le recenti scosse hanno provocato nuovi danni anche alle abitazioni ristrutturate dopo il sisma del 2009. A palazzo Fibbioni, sede del Comune, si sono aperte due crepe, nell’ufficio del sindaco e nella sala Rivera. «In caso di problemi gravi che possono mettere a rischio l’incolumità», sostiene Cialente, «è opportuno chiamare il 115 per immediate verifiche. Se il danno è lieve, ma l’abitazione è già stata ristrutturata, ci si deve rivolgere alla ditta che ha eseguito i lavori e ai progettisti, al fine di garantire la sicurezza dello stabile». FASCICOLO VULNERABILITÀ. Gli edifici pubblici aquilani, oggetto di interventi di ristrutturazione post-sisma, hanno di fatto tutti un fascicolo della vulnerabilità. «Stiamo predisponendo questo strumento di valutazione», dice Cialente, «riferito non solo ai parametri antisismici, ma alle caratteristiche della struttura e alla qualità degli impianti». ALLARME INGIUSTIFICATO. «L’allarme diffuso dalla Commissione grandi rischi è assolutamente ingiustificato, tanto storicamente, quanto sismologicamente». Il geologo Antonio Moretti, dell’Università dell’Aquila richiama alla razionalità. «Un’operazione molto ambigua, inopportuna, che ha creato il panico», dice, «oltre che un danno enorme in un tessuto economico disastrato. Se vogliamo fare allarmismo, facciamolo, ma diffondere il terrore distrae risorse che potrebbero essere impiegate diversamente. Una cosa davvero inopportuna». PROTEZIONE CIVILE BOCCIATA. «Si fa un gran parlare del sistema della Protezione civile, ma appare evidente che qualcosa non funziona. Nell’emergenza sisma e neve che ha colpito l’Alta Valle dell’Aterno, ci sono stati deficit gravi e troppi ritardi». Lo afferma il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci, tra i primi ad arrivare sul posto, dopo le quattro scosse del 18 gennaio scorso. «Ho trovato una situazione disastrosa», dice, «intere frazioni isolate, famiglie bloccate in casa, nonostante le scosse continue, mancanza di energia elettrica. Purtroppo, ho toccato con mano la confusione e la disorganizzazione nei soccorsi. I vigili del fuoco e le forze dell’ordine, insieme ai funzionati dell’Anas, sono stati gli unici a dare sostegno alle popolazioni. Quella della Protezione civile è un’organizzazione da rivedere completamente, con l’individuazione di una centrale unica regionale, con base logistica all’aeroporto di Preturo, dove trasferire anche gli uffici, e quattro aree funzionali per ogni provincia. Vanno potenziati i sistemi di prevenzione: in Abruzzo l’ufficio valanghe è sotto dotato e in via di dismissione». ALTO ATERNO IN GINOCCHIO. «La situazione è ancora molto critica», evidenzia Pietrucci, «abbiamo sollecitato da cinque giorni una tensostruttura a Cesaproba di Montereale per una trentina di anziani che non sanno dove dormire. Ancora non arriva. Se non verrà montata subito, chiederò le dimissioni di tutti i vertici regionali. Poi ci sono scuole e uffici comunali inagibili. Tutto questo con un terremoto in atto».