Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/11/2024
Visitatore n. 740.949



Data: 23/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Neve e incubo slavine l'esodo degli sfollati

GUAZZANO (Teramo) Ora si trema, si muore e si fugge, ma non per il freddo. Nell'elenco dei paradossi di un inverno già consegnato alla storia, la preoccupazione non è il gelo. Ma il suo opposto, il caldo. Quello che allenta la neve, la bagna, la rende scivolosa e la fa diventare valanga. Per sfuggire alla stessa insidia responsabile del massacro dell'hotel Rigopiano, un'emergenza senza voce alza il suo volume. Perché quella consumata tra le montagne dell'Appennino centrale, dal Teramano in volata verso l'Aquila fino a scendere lungo il pendio che porta alla valle di Ascoli, è la più terribile delle allerte, perché la più silenziosa. Distratti dalla più incredibile delle sciagure naturali, una combinazione tra scosse del quinto grado, nevicate di oltre due metri e stragi imprevedibili, pochi si sono accorti quanto accadeva dove mancava tutto, dall'energia elettrica, al gasolio al cibo. Senza potersi difendere, in Abruzzo sono morte cinque persone. Le hanno trovate parenti e soccorritori, nelle case tappate dalla neve, nei comuni di Crognoleto, Campotosto, Castel Castagna e Rocca Santa Maria. Soprattutto anziani, morti in silenzio perché tanto era inutile gridare. Con i corpi rimasti per giorni nelle case isolate.

TOPI IN TRAPPOLA Solo nel Teramano sono state evacuate 2000 persone seguendo quell'allarme ora diventato più visibile del pericolo slavine. La misura dell'allerta è arrivata a cinque, il massimo. Chiamando a raccolta i volontari muniti di Jeep, i vigili del fuoco ormai decisivi, i militari e il soccorso alpino, dai Monti della Laga fino al monte Camicia, sono state sgomberate centinaia di abitazioni immerse nella coltre bianca. Fine della vacanza anche alla stazione sciistica dei Prati di Tivo: qualche giorno fa, lontano dai riflettori puntati altrove, una slavina ha sfondato le finestre e una porta di un residence. Abbastanza per lasciar perdere e andarsene. Non solo i turisti, soprattutto i residenti. Per andare dove? Verso il mare e i suoi alberghi, nel secondo triste esodo dall'entroterra, dopo quello provocato dal terremoto.
A Guazzano, sopra Teramo, per quattro giorni sono rimasti senza luce e senza fonti di calore. «Solo chi aveva la stufa a legna ha avuto la possibilità di avere casa riscaldata, gli altri niente racconta Giuseppe Aronti, residente della frazione spalmata sul monte come un decoro noi siamo rimasti senza neanche telefono o cellulari perché non c'era corrente. Potevamo solo aspettare. La neve era così alta da rendere impossibile ogni movimento. Tre giorni di paura: neanche dalle scosse potevamo fuggire, come topi in trappola. Ora ce ne andiamo conclude verso la costa dove abita mia figlia». Il suo vicino di casa si è messo in cammino a piedi, non ha resistito all'angoscia di restare dentro casa. Una settimana fa, appena dopo il terremoto, una fuga è costata la vita a due persone scappate tra la neve affrontata quasi senza vestiti.

OPERATORI IN PERICOLO Gaetano Di Blasio è il vicepresidente del Cnas (soccorso alpino) di Teramo: «Anche i nostri operatori stanno rischiando grosso in alcune zone. Non abbiamo potuto far alzare in volo gli elicotteri a causa della nebbia e ora stiamo lavorando con i mezzi a terra sotto la minaccia delle slavine». Gli esperti del monitoraggio delle valanghe lo spiegano così: «Ora abbiamo a che fare con un tipo di neve bagnata, dunque pesante per le piogge di queste ore. Le temperature più alte hanno fatto il resto rendendo il manto instabile». Ma c'è chi grida, come il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi: «Ho dovuto comprare il gasolio per gli interventi a mie spese, ma ora è finito anche quello».

AIUTI DALLA SVIZZERA L'elenco è lunghissimo, perché le frazioni in pericolo o isolate sono centinaia tra Teramo, Ascoli Piceno e l'Aquila. Oltre a Prati di Tivo, evacuazioni si contano a Pozza di Acquasanta, San Gregorio, Crognaleto e Valle Castellana. Consci di un precedente pesantissimo, a Pretoro è stato evacuato un albergo che ospitava 150 ragazzi. Nella zona di Valle Castellana, sempre nel teramano, sono proseguite le evacuazioni con elicotteri e gatto delle nevi. In tre frazioni di Crognaleto, è servito un volo per paracadutare viveri. Una famiglia di quattro persone è stata recuperata ad Acquasanta Terme. Per raggiungerla sono stati impiegati una turbina, un gatto delle nevi, due campagnole, un mezzo cingolato. Una casa è crollata a Rotella, frazione di Ascoli, sotto il peso della neve. Nessuno è rimasto ferito. A causa del rischio slavine è stata evacuata Pomaro, frazione di Acquasanta Terme. Per la stessa allerta a Lama dei Peligni, sotto al massiccio della Majella, il sindaco ha emesso un'ordinanza di sgombero per 12 case.
Affaticata dalle continue sollecitazioni e perciò in ritardo, la macchina dei soccorsi non si è comunque mai fermata, neanche per l'emergenza dei muti, quella silenziosa. Impegnato senza risparmio, Fabrizio Curcio, capo della protezione civile spiega: «Si lavora in condizioni estreme con oltre 8300 unità e più di 3mila mezzi per evacuare quanti si trovano in situazioni a rischio». Le temperature si alzano ancora, mentre da Bellinzona arriva in Abruzzo un gruppo di 16 persone a dare una mano. Come gli indiani delle riserve del Canada, gli svizzeri misurano la neve con lo sguardo. E si permettono una sola considerazione in nome del Bernina: la neve va spalata quando comincia a nevicare. Non quando finisce.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it