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Data: 24/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Sindaci furiosi: «È panico diteci che dobbiamo fare»

ROMA La paura corre sul filo della faglia. Da Fabriano a Teramo, passando per Foligno e Ascoli, nei centri più interessati dall’allarme lanciato ieri dalla Commissione Grandi Rischi sulla possibilità di nuove scosse molto forti la popolazione è terrorizzata e i sindaci non sanno più cosa fare. Molti i Comuni che hanno chiuso le scuole, in alcuni casi sine die. La zona interessata dal nuovo allarme è quella attorno alla faglia che corre da nord-ovest a sud-est, tra il Monte Vettore e il Monte Gorzano e in particolare nel tratto che va da Montereale all’Aquila. Secondo la Grandi Rischi, proprio in quelle zone che non hanno registrato terremoti recenti di grandi dimensioni potrebbe verificarsi un sisma di magnitudo fino a 7. I sindaci sono in allarme e non ci stanno a quello che chiamano lo «scarico di responsabilità». Tempestato di mail di cittadini «terrorizzati» e di nuove richieste di sopralluoghi, il primo cittadino di Fabriano, Giancarlo Sagramola, è rimasto «senza parole» per l’allarme della Commissione. Vent’anni fa il sisma di Colfiorito a Fabriano fece danni enormi; le scosse dell’ottobre scorso hanno lasciato senza casa 500 persone, e l’allerta cade su una popolazione psicologicamente già molto provata. «Come sindaco - dice Sagramola - ho fatto quello che posso: ho disposto che in tutte le scuole e in tutti gli uffici pubblici si effettuino prove di evacuazione ogni settimana. Non posso certo rafforzare le strutture, solo intensificare l’attività di prevenzione, e questo faccio». Un pò più a sud lungo la faglia, si incontra la disperazione del sindaco di Foligno e presidente della provincia di Perugia, Nando Mismetti. «Ho chiesto alla Protezione civile dell’Umbria di convocare una riunione urgente a seguito delle incredibili valutazioni espresse dalla Commissione grandi rischi che stanno gettando nel panico la popolazione. Adesso ci devono dire cosa dobbiamo fare». «Troppo semplice - ha aggiunto - gettarci nella paura per poi scaricare le responsabilità sulle nostre spalle. Dobbiamo chiudere le scuole e tutti gli edifici pubblici per i prossimi 10 anni?». Ad Ascoli, a soli 60 chilometri dal lago di Campotosto, dove secondo la Commissione Grandi Rischi potrebbe verificarsi un “effetto Vajont” alla diga, il sindaco Guido Castelli parla di «panico» nella popolazione e si chiede se riaprire o meno le scuole che erano state chiuse per l’emergenza neve. Ma alla luce dell’allarme lanciato dalla Grandi Rischi, Castelli ha scritto ieri al presidente Gentiloni, al ministro Fedeli, a Errani e Curcio chiedendo lumi. Stesso comportamento dal sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi, che accusa: «è ricominciato il gioco del cerino, dove ognuno punta a salvare il proprio fondoschiena».

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