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Pescara, 25/11/2024
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Data: 24/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Cialente-Curcio, scontro aperto sull’agibilità degli edifici pubblici. Il sindaco: la Protezione civile non scarichi la responsabilità sui sindaci, ci dica cosa dobbiamo fare. La replica: ogni decisione spetta al primo cittadino d’intesa con la Prefettura e la Regione

L’AQUILA «La Protezione civile sta scaricando tutte le responsabilità sui sindaci. Il governo se ne lava le mani. È mai possibile che in questo Paese nessuno abbia il coraggio di prendere decisioni?». Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, è un fiume in piena. Infuriato e deluso, dopo una domenica trascorsa a scambiare mail con il capo del Dipartimento di Protezione civile, Fabrizio Curcio. Un carteggio che non è servito a fugare i dubbi del sindaco. Nessuna risposta ai chiarimenti sulle soglie di vulnerabilità da applicare per gli edifici pubblici. Anche, e soprattutto, in relazione al verbale della Commissione grandi rischi, che non ha escluso nuove, forti, scosse. Curcio ha liquidato Cialente così: «Non esistono soglie a cui riferire le azioni di protezione civile da porre in atto». In altre parole, tutta la responsabilità passa nelle mani dei sindaci. Ancora una volta, lasciati soli.
CIALENTE FURIOSO. Ha affrontato da primo cittadino il terremoto del 2009, adesso, Cialente si rifiuta di assumersi responsabilità in proprio. Di decidere del futuro di centinaia di studenti e cittadini, che frequentano scuole e uffici pubblici: «Ho chiesto, con molta chiarezza, al capo della protezione civile, Curcio, come i sindaci devono comportarsi rispetto alla valutazione della vulnerabilità degli edifici pubblici, mi è stato risposto che non esiste un metro di giudizio in base all’allarme lanciato dalla Commissione grandi rischi».
COME PONZIO PILATO. «Loro hanno le spalle coperte. Sono al sicuro ormai, avendo paventato la possibilità che si verifichi un altro, potente, terremoto. La responsabilità ricade unicamente sui sindaci, che devono prendere da soli le decisioni. Non siamo tecnici, neppure sismologi. Quello che ci viene chiesto è assurdo. Se decidessi di chiudere scuole e uffici, come altri edifici pubblici, che hanno una soglia di vulnerabilità bassa e li trasferissi altrove, rischierei una denuncia alla procura della Repubblica e l’intervento della Corte dei Conti. Ma se scegliessi di non evacuare quegli edifici e dovesse accadere qualcosa, finirei in manette», incalza il sindaco, «e avrei sulla coscienza molte vite umane. Chiederò alla Commissione grandi rischi di esprimersi chiaramente rispetto al rischio sismico e di fornire l’indice di vulnerabilità».
IL CARTEGGIO. Nella prima mail, inviata due giorni fa, Cialente ha sottolineato «di essere venuto a conoscenza attraverso un comunicato dell’agenzia Ansa di una situazione di possibile rischio sismico», chiedendo «indicazioni in merito alle azione da assumere nei prossimi mesi». Immediata la risposta di Curcio, che invita a «provvedere a verificare e aggiornare il piano di emergenza comunale, a valutare la vulnerabilità delle strutture pubbliche e a realizzare una corretta informazione ai cittadini». E aggiunge: «Ogni altra azione a livello locale dovrà essere valutata dal sindaco, in raccordo con Regione e Prefettura». Cialente chiede ulteriori lumi «visto che molte strutture comunali o di altri enti, pur risultando agibili, hanno indici di vulnerabilità inferiori a 1, a volte al di sotto dello 0,30». La domanda è: evacuarli o lasciarli così? La risposta di Curcio è lapidaria: «Con riferimento alle problematiche delle strutture pubbliche con basso indice di vulnerabilità, si rappresenta che non esistono soglie cui riferire con automatismo le azioni di protezione civile da porre in atto». Al sindaco la patata bollente.

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