CAMPO FELICE (L'AQUILA) La sacca blu contenente il defibrillatore è adagiata, intonsa, sopra la neve a due passi dalla carcassa dell'elicottero della morte. L'immagine scattata da un soccorritore sul luogo della strage, fotografa il paradosso di questa immane tragedia che entra a gamba tesa sull'Abruzzo che stava cercando il modo di rialzare la testa dopo la tremenda tenaglia neve-terremoto dei giorni scorsi. Sì perchè dramma nel dramma, a soccorrere quelli che stavano portando soccorso ad una persona in difficoltà, sono stati i colleghi degli stessi, eroici, soccorsi. Un gioco di parole della morte.
«Tutti morti. Sono tutti morti!»: quando le radioline hanno gracchiato quello che molti temevano, al campo base allestito lungo la statale 696 della Piana di Campo Felice, nessuno è riuscito a trattenere le lacrime. Sei morti per una tibia fratturata. I due eroi aquilani di Rigopiano, Walter Bucci e Davide De Carolis; il pilota (reduce dell'Afghanistan) Gianmarco Zavoli e il tecnico di bordo Mario Matrella; l'infermiere specializzato Giuseppe Serpetti, anche lui aquilano; e lo sciatore che era stato soccorso sulle piste, il romano Ettore Palanca.
Ecco, per come è stato possibile ricostruire la drammatica giornata, in attesa degli esiti delle due inchieste della Procura dell'Aquila e dell'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv).
ORE 11 Viene soccorso il 50enne sciatore romano, Ettore Palanca che è a Campo Felice per una giornata di svago. Ma come, a sciare con l'inferno che c'è in questi giorni in Abruzzo? «Le condizioni per sciare c'erano- ha commentato Andrea Lallini, amministratore delegato della società che gestisce la stazione-. Gli impianti erano regolarmente aperti, c'erano molti sciatori e la visibilità era buona». «L'infortunato aveva una frattura di tibia e perone- spiega Gennarino Di Stefano, direttore della stazione e sindaco di Rocca di Cambio-. Un intervento di routine non particolarmente grave. La visibilità sul piazzale, lato Lucoli, della stazione era buona. Il pilota non ha avuto nè segnalato problemi».
ORE 11.30 L'elicottero AW139 si alza per ritornare all'ospedale San Salvatore. Deve passare per il valico della Crocetta. E' in volo a vista, e non strumentale, e perciò segue la Statale 696 che corre lungo la Piana di Campo Felice. Deve superare l'hotel La Vecchia Miniera al bivio per Lucoli per proseguire lungo la variante che porta al casello di Tornimparte dell'autostrada A24 ed entrare così nella valle che porta all'Aquila. A quel bivio però non arriva. Si schianta poco sopra la metà del monte Cefalone (Pizzo Cefalone, invece, è sul Gran Sasso), intorno ai 1.550 metri di quota, lungo la Piana sulla destra, di fronte più o meno al posto dove c'è il chiosco che vende formaggi. L'istruttore di sci di fondo Loris Fucetola assiste in parte allo schianto perchè la nebbia gli copre la visuale, e dà l'allarme.
ORE 12 Scattano le ricerche. Alcuni cellulari dell'equipaggio squillano drammaticamente a vuoto. Rispondono in due: ma avevano all'ultimo momento cambiato il turno con i due colleghi Bucci e De Carolis. Ironia del destino... Qualcuno nota una colonna di fumo nella zona di Casamaina, nel Comune di Lucoli. Scattano subito le ricerche. «Sono andato io sul posto- racconta Minimo De Paolis, già comandante della stazione della Forestale di Lucoli da poco in pensione. Era solo un fuoco per bruciare sterpaglie. Un falso allarme».
ORE 12.40Il velivolo viene individuato. Partono gli uomini del Soccorso alpino che si inerpicano con le pelli di foca agli sci, come formiche per chi li vedeva dalla strada, lungo un pendio ripidissimo. Una corsa affannosa col cuore in gola e non solo per lo sforzo. Alla carcassa del velivolo per primi arrivano quelli della Guardia di Finanza: «Tutti morti! Sono tutti morti!». Per soccorrere uno sciatore con una gamba fratturata. I corpi, con difficoltà, vengono fatti scendere con i toboga e, nell'ultimo tratto, con i gatti delle nevi per essere trasportati, con un corteo di ambulanze, all'ospedale dell'Aquila. Dove il sindaco Massimo Cialente ha proclamato, in vista dei funerali, il lutto cittadino.
PERCHE'?
Le ipotesi, secondo gli esperti, si restringono a due: o il 47enne pilota Zavoli, con parecchie ore di volo all'attivo, ha pensato, tradito dalla nebbia, di avere già imboccato il valico della Crocetta e ha virato a destra; oppure il mezzo ha ceduto provocando l'inevitabile crash ma, nel caso, deve essere stato un problema così repentino che il pilota non è riuscito a dare segnali: via radio non risulterebbe nessun sos.