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Pescara, 24/07/2024
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Data: 25/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Finisce sotto esame anche la Prefettura. La Mobile apre un nuovo fronte, verifiche su Unità di crisi e soccorsi

PESCARA Da ieri c’è anche la squadra mobile di Pescara a indagare sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola. Con un compito preciso: ricostruire quello che è successo, lo scorso 18 gennaio, dalla segnalazione di una valanga sul resort fino all’organizzazione dei primi soccorsi. Un’indagine nell’indagine che si concentra nello spazio di 5 ore, forse anche meno. E che mette sotto esame l’operato dell’Unità di crisi della prefettura. Blitz in prefettura. Ieri, gli agenti della Mobile, guidati dal capo Pierfrancesco Muriana, hanno bussato alla porta degli uffici di piazza Italia per acquisire documenti: sono i verbali del mercoledì della slavina a raccontare quello che è accaduto all’interno degli uffici. A partire dalle 17 in poi. E poi, la polizia ha acquisito anche le telefonate sui primi allarmi. Un’attività che segue il primo interrogatorio del cuoco Quintino Marcella, ascoltato lunedì scorso in questura: Marcella è stato il primo a lanciare l’allarme dopo aver ricevuto una segnalazione del superstite Giampiero Parete. Insieme a Marcella, la polizia ha ascoltato anche il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso, l’autore di una mail, spedita a Provincia di Pescara e Regione Abruzzo, per denunciare la paura dei clienti dopo le scosse di terremoto della mattina e per la troppa neve. Anche ieri, la polizia ha continuato ad ascoltare testimoni. A partire dai funzionari della prefettura chiamati a ricostruire le tappe di una giornata nerissima. Telefonate sotto esame. Secondo le indicazione del procuratore Cristina Tedeschini e del pm Andrea Papalia, la polizia dovrà valutare anche le comunicazioni giunte al 113, al 115 e al 118. Fidanzati ascoltati. L’attività della Mobile si affianca a quella del Nucleo investigativo dei carabinieri, guidato dal comandante Massimiliano Di Pietro, dei carabinieri forestali, diretti dal tenente colonnello Annamaria Angelozzi. Ieri, Di Pietro e Angelozzi hanno ascoltato i fidanzati di Giulianova scampati alla tragedia, Giorgia Galassi e Vincenzo Forti: un confronto di 5 ore per ricostruire i momenti che hanno preceduto la valanga. Tre filoni. Carabinieri e forestale portano avanti i tre filoni portanti dell’indagine che dovranno rispondere ad altrettante domande: i permessi di costruire dell’albergo risalenti al 1967 (l’Hotel Rigopiano poteva stare in quel posto alla base di un canalone?); l’allerta valanghe ignorato per almeno tre giorni, dal lunedì al mercoledì della slavina con un rischio di 4 su 5 (sarebbe stato necessario evacuare l’albergo?); la strada per Rigopiano, 8 chilometri, bloccata da un muro di neve e senza nessuna turbina nonostante le richieste (perché nessuno ha pulito la strada per un giorno intero?). Rilievi dei vigili del fuoco. Un aiuto per l’indagine arriverà anche dai primi rilievi tecnici eseguiti dai vigili del fuoco: le immagini e i ricordi dei primi soccorritori dei vigili del fuoco entrati nei resti dell’Hotel di Rigopiano saranno fondamentali per la procura. Gli uomini dell’Usar di Firenze e Pisa, tra i primi a entrare in quella montagna di cemento e neve, ne sono consapevoli e, anche se il primo loro pensiero è sempre quello di salvare quante più vite possibile, all’interno della squadra ci sono anche esperti di topografia applicata al soccorso (il nucleo Tas). Il loro lavoro consiste proprio nel ricostruire gli spazi per aiutare i colleghi a muoversi all’interno degli stretti cunicoli per cercare superstiti ed eventuali vittime, ma anche predisporre carte e relazioni che poi saranno trasferite alla procura. A spiegare questo lavoro è Nicola Cianneli, ingegnere e team leader della squadra Usar di Firenze e Pisa, rientrato lunedì scorso a Firenze con i 33 colleghi che per 5 giorni hanno lavorato senza sosta a Rigopiano. «È chiaro che, fin dal primo momento, lavoriamo sapendo bene anche quanto servirà ai pm e cosa ci chiederà», dice Cianneli: dai telefonini ritrovati sotto alle macerie «fino ai luoghi precisi in cui sono stati ritrovati i superstiti e i corpi di quanti non ce l’hanno fatta». Muri. «I vigili del fuoco, in una tragedia come questa», prosegue Ciannelli riferendosi ai compiti di polizia giudiziaria, «devono piuttosto pensare a dove sono stati trovati vivi i bambini, alle posizioni dei due fidanzati Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, a come hanno retto i muri di cemento e le altre strutture più o meno portanti. Tutte notizie importanti per capire cosa è successo».

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