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Data: 25/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
I sindaci: lasciati soli, dateci regole certe. Gentiloni incontra Curcio, Errani e Cantone per potenziare la Protezione civile. E oggi riferisce al Senato

ROMA Il governo lavora per dare poteri straordinari alla Protezione civile, ma mentre il premier Paolo Gentiloni incontra a Palazzo Chigi il capo del dipartimento, Fabrizio Curcio, il commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani e il capo dell’Anticorruzione Raffaele Cantone, scoppia la rivolta dei sindaci, che chiedono di non essere lasciati soli davanti all’emergenza e vogliono risposte certe sulle scelte da fare in caso di allarme terremoto. E da Teramo anche il prefetto Gabriella Patrizi, commentando le affermazioni del presidente della Commissione Grandi rischi Sergio Bertolucci sui possibili rischi legati alla diga di Campotosto si chiede: «Cosa facciamo? Evacuiamo tutto il Centro Italia? Qui vanno date direttive univoche a livello nazionale». Si muove anche il fronte parlamentare: il Senato ha deciso ieri di inserire con urgenza nel calendario dei lavori la riforma della Protezione civile, ferma in commissione Affari costituzionali dal settembre 2015, da quando venne licenziata dalla Camera. L'approdo in Aula è stato inserito nel calendario di oggi pomeriggio: il termine per gli emendamenti è stato fissato alle 14. «Il governo farà i provvedimenti necessari, stiamo lavorando» ha detto ieri Errani al termine dell’incontro con il premier. «Abbiamo fatto il punto e abbiamo individuato una serie di passaggi su cui ci sarà una riflessione del governo» ha spiegato Cantone. Si lavora dunque, come ha annunciato domenica Gentiloni, che stamattina riferisce in aula al Senato, per capire «quali possono essere questi poteri straordinari»: l’obiettivo principale è superare le strozzature dell’attuale sistema per dare «un segnale di accelerazione forte e chiaro» ai cittadini. Il sentimento dei sindaci lo riassume il presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni (Anci) Antonio Decaro, sindaco di Bari. Non può essere un sindaco, dice, a chiamare le turbine spazzaneve da un’altra regione: «Occorre un coordinamento a monte in fase di allerta». E soprattutto «le istituzioni non possono affidarsi ai sindaci per le decisioni sulla vita delle persone». Decaro punta il dito contro la Commissione Grandi rischi: «Non si capisce se vuole dare l’allerta o creare allarme, giocando allo scaricabarile con i sindaci che sono il terminale di una filiera che alla fine li lascia soli». Il Comune, ricorda Decaro, è per esempio l’unico responsabile delle verifiche sulla vulnerabilità sismica degli edifici, a partire dalle scuole: «Ma se chiudi e non succede niente vieni accusato di procurato allarme, se tieni aperti gli edifici e crollano rischi di finire in galera». Quindi servono «regole certe, che ci dicano come organizzarci» e «un tavolo di coordinamento permanente con le Prefetture per condividere le scelte» con tutte le istituzioni. Sono le stesse richieste che, da un territorio a rischio, fa il sindaco di Ascoli Guido Castelli: «Io devo rischiare l’interruzione di servizio pubblico chiudendo sine die le scuole, o rischiare di peggio se ci fosse un nuovo disastroso sisma?». La Commissione Grandi rischi, sottolinea, ha ricordato che gli edifici pubblici di rilevanza strategica, comprese le scuole, devono essere dotate del cosiddetto indice di vulnerabilità sismica: «Ma il mio Comune non ha avuto le risorse necessarie per predisporre questa valutazione» per cui «attendo risposte, meglio se sollecite, da Roma». Dalle zone colpite dal sisma sbotta il sindaco di Norcia Nicola Alemanno: «Non possiamo vivere in uno stato d’allarme perdurante», mentre da Amatrice Sergio Pirozzi chiede soluzioni immediate e annuncia proteste. «La prevenzione si fa in tempo di pace» ripete il presidente della Commissione Grandi rischi Bertolucci, sottolineando che «nel nostro Dna non c’è formazione sulla gestione del rischio»: «Viviamo in un territorio ad alta pericolosità sismica e alluvionale, ma tra un disastro e l’altro si cancella il ricordo di quanto è avvenuto».

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