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Pescara, 24/07/2024
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Data: 25/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Raggi indagata «Disse il falso su Marra senior». M5S, pronto il piano B: «C'è l'autosospensione». Grillo, fiducia a tempo per Virginia «E chi dissente non sarà ricandidato»

ROMA Che i guai giudiziari per Virginia Raggi sarebbero arrivati in fretta era chiaro da tempo. A inchiodarla definitivamente, dopo quelle nomine pasticciate, sono state le chat del Raggio magico che rivelano il retroscena dell'incarico più discusso. Il sindaco dovrà presentarsi in procura lunedì prossimo per rispondere della nomina di Renato Marra, scelto da suo fratello Raffaele in violazione dei regolamenti comunali e senza un esame dei curricula degli altri candidati. Non solo, per difendere il suo ex braccio destro, intanto arrestato, la Raggi avrebbe anche dichiarato il falso al responsabile Anticorruzione del Campidoglio, chiamato a replicare ai rilievi mossi dall'Anac di Raffaele Cantone su quella nomina. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Francesco Dall'Olio le contestano due episodi di abuso di ufficio, commessi in concorso con l'ex collaboratore ora in carcere, e il falso ideologico finalizzato ad occultare le irregolarità. L'outing del sindaco arriva nel tardo pomeriggio su Facebook: «Ho ricevuto un avviso a comparire - scrive - sono fiduciosa, ho già parlato con Grillo». L'indagine potrebbe riservare altre sorprese. Ieri, in procura, è stato sentito come teste l'assessore Adriano Meloni, formalmente responsabile dell'incarico a Renato Marra. E mentre cresce la polemica politica, è Matteo Renzi a frenare: «Tutti sono innocenti fino a una sentenza definitiva».

LE ACCUSE Marra e Raggi «in concorso tra loro e previo concerto» avrebbero violato il regolamento comunale che vieta la partecipazione dei funzionari nella nomina di parenti e prevede la valutazione «comparativa dei curricula degli aspiranti». Si legge nell'invito a comparire che Raggi e Marra «procedevano alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, alla direzione del Turismo di Roma Capitale procurando intenzionalmente al medesimo un ingiusto vantaggio patrimoniale costituito sia dalla nomina illegittima sia dall'attribuzione di una fascia retributiva superiore a quella già posseduta». E non solo, «per occultare il reato commesso», Virginia Raggi nella nota indirizzata al responsabile Anticorruzione del Comune «affermava contrariamente al vero che il ruolo di Raffaele Marra, in relazione alla procedura per la nomina del fratello Renato, era stato di mera e pedissequa esecuzione delle determinazioni da lei assunte, senza alcuna partecipazione alle fasi istruttorie di valutazione e decisionali e con compiti di mero carattere compilativo». Alla fine di dicembre l'Anac aveva consegnato ai pm le proprie conclusioni sostenendo «il pieno conflitto di interessi» e le contraddizioni del sindaco per il quale «da un lato l'istruttoria sulla nomina era avvenuta in totale autonomia» e dall'altro aveva conferito il riconoscimento «come risultante dall'istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente».

LE IPOTESI Gli accertamenti sulle anomalie interne al cosiddetto Raggio magico e anche i rapporti esterni dei fedelissimi del sindaco però sono tutt'altro che conclusi. Non è un caso che ieri, al processo a mafia capitale, nel corso dell'interrogatorio a Salvatore Romeo, grillino della prima ora, il cui incarico (poi revocato) è oggetto dell'inchiesta, il pm Luca Tescaroli abbia chiesto al teste se fosse certo di avere incontrato l'ex sindaco Gianni Alemanno una sola volta e se non lo avesse mai sentito al telefono. Secondo alcune indiscrezioni agli atti ci sarebbero già gli elementi che smentiscono Romeo.

FACEBOOK Il sindaco comunica la notizia in tempo reale: «Oggi mi è giunto un invito a comparire dalla procura di Roma nell'ambito della vicenda relativa alla nomina di Renato Marra a direttore del dipartimento Turismo che, come è noto, è già stata revocata», scrive alle 18,31. E ancora: «Ho informato Beppe Grillo e adempiuto al dovere di informazione previsto dal Codice di comportamento del MoVimento 5 Stelle. Ho avvisato i consiglieri di maggioranza e i membri della giunta e, nella massima trasparenza che contraddistingue l'operato del M5S, ora avviso tutti i cittadini. Sono molto serena, ho completa fiducia nella magistratura, come sempre. Siamo pronti a dare ogni chiarimento». E mentre cresce la polemica dentro e fuori il Movimento, è Matteo Renzi a frenare affidando anche lui al social network la sua opinione: «L'ex premier, Matteo Renzi su Fb afferma che la «Costituzione prevede che tutti i cittadini siano innocenti fino a sentenza passata in giudicato. E questo vale per tutti, a qualunque partito appartengano. Invito dunque tutto il Pd a rispettare la presunzione di innocenza e non rincorrere le polemiche. Non cerchiamo scorciatoie giudiziarie, non cediamo all'odio per l'avversario, non attacchiamo Virginia Raggi oggi».


M5S, pronto il piano B: «C'è l'autosospensione»
Grillo, fiducia a tempo per Virginia «E chi dissente non sarà ricandidato»

ROMA «Stiamo a vedere». Attoniti, sebbene preparati all'arrivo dell'avviso di garanzia.
Ormai è un gioco delle parti sempre più freddo quello tra Beppe Grillo, Davide Casaleggio e Virginia Raggi a cui comunque è stata confermata una fiducia a tempo determinato. La sindaca ha telefonato ai due leader per comunicare la notizia dell'avviso d'indagine sul conflitto di interesse. Abuso d'ufficio e falso in atto pubblico. Reati per cui il M5S ha chiesto le dimissioni di amministratori e sindaci. Sono due ipotesi di reati che assomigliano tanto a due pugni sferrati così durante un già agitato martedì pomeriggio che voleva essere, nelle intenzioni dei vertici, il gran ritorno alla disciplina, al rigore, poiché solo poche ore prima sul blog era stato diramato un comunicato durissimo in cui di fatto si obbliga a concordare le comunicazioni con la stampa, pena la ricandidatura.
Un segnale forte che gettato nello scompiglio i parlamentari. «Ci chiedono a noi di essere retti e ubbidienti, vediamo quando arriverà l'avviso a Raggi», hanno commentato fonti romane. E infatti poco dopo si materializza il tanto temuto avviso.
IL REGOLAMENTO«Ce l'aspettavamo, era nell'aria. Ora lasciamo lavorare la magistratura e speriamo di venirne presto fuori». Così il deputato romano del M5S, Stefano Vignaroli. Nel frattempo arriva un post garantista del segretario Pd Matteo Renzi e un altro deputato pentastellato sgrana gli occhi: «Il mondo va alla rovescia». Altri si interrogano se scatterà o meno il cartellino giallo che, secondo il nuovo regolamento giudiziario votato online i primi di gennaio, punisce la condotta, ovvero i comportamenti che violano i principi del M5S. La gamma della condotta sanzionabile va dalle dichiarazioni fino alle chat compromettenti, quelle in cui non si ravvisa un interesse collettivo. La procedura è in mano ai leader, basta una segnalazione di un attivista o un parlamentare al gestore del sito, ovvero Davide Casaleggio che valuta se aprire o no il procedimento disciplinare.
Ma i vertici, soprattutto Davide Casaleggio, si schierano per la linea garantista. «Ha sbagliato a mettere una firma». La carezza indulgente arriva da Alessandro Di Battista, l'unico che è andato in tv ieri sera a difendere la sindaca. Missione difficilissima perché i parlamentari al sentir pronunciare il cognome Raggi ormai alzano allargano le braccia. Virginia è di nuovo blindatissima mentre ai parlamentari si chiede fedeltà e silenzio. Una stretta disciplinare diramata via blog e indotta dalle recenti considerazioni di deputati e senatori che avevamo espresso disagio sugli endorsement filo Trump di Grillo.
Nel mirino dei vertici che hanno bandito qualsiasi «uscita goffa e maldestra» ci sarebbero diversi parlamentari, otto o forse nove, incluso un big come Fico, che rischiano ora un richiamo o una sospensione. Nel monento in cui verranno scelte le ricandidature quella sanzione peserà. Tradotto, si sta studiando un metodo Pizzarotti: se sei sospeso o comunque sanzionato non puoi ripresentarti. «Ma noi siamo stati eletti mentre la comunicazione non è stata eletta da nessuno, è una stupidaggine», confessa preoccupata una deputata.«Sono le cicliche manie di controllo della comunicazione, è assurdo», le fa eco un collega. «Quando viene a mancare il principio di auctoritas succede questo, vi ricordate Vespasiano? L'imperatore che decretò per legge la sua autorità evidentemente non riconosciuta da nessuno?», questa la citazione colta di un altro portavoce che vede nei nomi degli addetti stampa snocciolati sul blog un indebolimento di quella autorevolezza invano cercata. E qui c'é chi ricorda il regolamento del 2011 che prevedeva piena libertà di espressione. Nel 2011 Grillo si preparava alle politiche e le regole erano diversissime: «Ogni eletto risponderà al Programma del M5S e alla propria coscienza, non a organi direttivi di qualunque tipo».

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