PESCARA Un uomo forte, di carattere. Ma, al tempo stesso, umile e disponibile. Un gentiluomo. Così il calcio dilettantistico ricorda Piero Di Pietro, il 53enne dirigente della Tua, ex calciatore ed ex allenatore. Per anni è stato un protagonista dell’Eccellenza. Era un'istituzione a Loreto Aprutino, il paese dove è nato e risiedeva con la moglie Barbara Nobilio, anch'essa morta al Rigopiano. Erano insieme per trascorrere una breve vacanza con gli amici. Lasciano due figlie, Federica e Fabrizia. Con Di Pietro in panchina, il Lauretum ha raggiunto il miglior risultato della storia, nel 2003, sfiorando la promozione in serie D dopo un testa a testa con il Celano. Piero Di Pietro era uno dei sette figli del compianto Nicola, ex custode del campo, e della signora Maria, tutt'ora in vita. Prima calciatore e poi allenatore: si era fatto apprezzare per serietà e decisione. «Per chi non lo conosceva poteva apparire burbero e introverso», racconta Alfredo Castellano, compagno di squadra e giocatore allenato da Di Pietro, «ma dietro quella maschera nascondeva serietà e sorriso. Amava il calcio. Lo andavo a trovare in ufficio, a Pescara, e parlando il tempo passava senza nemmeno che me ne accorgessi». Al telefono hanno parlato fino a mercoledì, il giorno della tragedia. «L'ho sentito un attimo, il mattino. Era lì da lunedì, doveva stare un giorno. Poi, lui e la moglie sono rimasti bloccati dalla neve e quel mercoledì aspettava che pulissero le strade per scendere in paese». Piero Di Pietro lavorava alla Tua, a Pescara. Si occupava di logistica. Dal 2011 aveva un po' mollato con il calcio. Ultimamente si occupava di ragazzi, era nella scuola calcio del Loreto Aprutino. «Carattere forte e caparbio», racconta Fabrizio Acciavatti, presidente del club di Terza categoria, «ricordo l'anno della cavalcata verso la serie D, era il 2003. Compiva 40 anni il 12 febbraio e la moglie Barbara gli organizzò una festa a sorpresa proprio al campo. La gioia gli si leggeva negli occhi, ma lui fu deciso: "Bisogna festeggiare a fine stagione". Non andò bene, perché perdemmo la promozione ma resta il ricordo di un'avventura fantastica». Da calciatore _ prima terzino e a fine carriera attaccante _ Piero Di Pietro è nato nelle giovanili del Francavilla. Poi, L'Aquila, Sulmona, Renato Curi e Lauretum. Ieri lo ha ricordato anche L'Aquila calcio: «Capitani si è per sempre quando si onora una maglia e si dà tutto quel che si ha. E tu, da grande capitano, lo hai sempre fatto. La tua morte ci lascia spiazzati e addolorati, abbiamo pregato e sperato fino all'ultimo che tu potessi uscirne vivo da quell'inferno di ghiaccio». Daniele Ortolano, oggi presidente Figc Abruzzo, lo ricorda per «le grandi qualità morali» palesate da giocatore alla Renato Curi alla fine degli anni Ottanta. Su Facebook le parole di Tonino Martino, protagonista del Castel di Sangro in B. «Il mio è solo un ciao, un grazie per tutti i consigli che mi davi da giovanotto». E quelle di Edy Farias, il centravanti di quel Lauretum che sfiorò la D. «Cene, risate, calcio, donne, vita. Quella genuinità e quell'empatia che la vita ti dona senza una logica... Voglio ricordare così un allenatore e un amico con cui ho condiviso 5 anni semplicemente meravigliosi». In giornata, o al massimo domani, sarà fissata la data dei funerali dei coniugi Di Pietro. Nel week end sarà osservato un minuto di raccoglimento su tutti i campi dei dilettanti.