ROMA «Lo Stato, a Rigopiano, è arrivato «in mezzo alla tormenta con sci e pelli di foca, mobilitando tutte le proprie energie». Paolo Gentiloni parla in aula al Senato e ripercorre i giorni a cavallo del terremoto e la tragedia di Rigopiano, dove «è stato fatto ogni sforzo possibile: umano, organizzativo e tecnico per salvare le vite umane». Il presidente del Consiglio ha rivendicato, ieri, il lavoro fatto fin qui e ha assicurato di non voler smantellare il sistema creato dal governo Renzi ma promette anche un nuovo decreto, in arrivo la prossima settimana, e nuove risorse. Fondi di cui, ha detto il premier in Parlamento, ha già parlato al presidente della commissione europea Jean Claude Juncker e «che saranno considerate spese eccezionali» e, dunque, «fuori dall'aggiustamento strutturale chiesto al nostro Paese». L'aula di Palazzo Madama ha ascoltato il premier e davanti al cordoglio delle vittime e al riconoscimento del lavoro dei soccorritori si è alzata in piedi applaudendo a lungo. Gentiloni ha snocciolato i numeri: «Undicimila le persone che si sono prodigate per raggiungere le frazioni isolate e soccorrere le persone in difficoltà, 3581 interventi di soccorso via terra, 32 elicotteri con oltre 300 missioni». Ci sono poi però anche quelle «177mila utenze rimaste senza energia nel momento del picco della crisi» ed è giusto,ha detto il premier, verificarne le cause. Altrove come a Rigopiano, infatti, il governo «non teme la verità che serve a fare meglio e non ad avvelenare i pozzi. Io», ha avvertito però il premier, «non condivido la voglia di capri espiatori e giustizieri, anche perché la storia è lesta a trasformare i giustizieri in capri espiatori». Ritardi e responsabilità, ha aggiunto «saranno chiariti dalle inchieste» ma l'Italia può andare orgogliosa di «una capacità di reazione all'altezza di un grande Paese. Abbiamo un sistema di Protezione civile all'avanguardia, che non è di destra o sinistra, di questo o quel governo, ma un patrimonio italiano che dobbiamo tenerci stretto». E che, secondo il presidente dell'Anac Raffaele Cantone, ha le mani già sufficientemente libere per poter agire dove serve. Gentiloni ha citato Ignazio Silone e si è detto convinto che il pericolo di trasformare «la disgrazia in occasione di ulteriore ingiustizia» si possa evitare: «Lo abbiamo fatto in tanti luoghi del nostro Paese, lo faremo anche in queste regioni del centro Italia». E anche per questo che la «prossima settimana il governo varerà un decreto legge: «Nessuno immagini che sia un ritorno all'indietro. Sarà un passo avanti e molto mirato nei suoi obiettivi». Mezz'ora di intervento che viene accolto anche alla fine con un lungo applauso da parte dei Democratici e di qualche senatore di Forza Italia ma dal silenzio dei senatori del Movimento 5 stelle, tra i più critici insieme alla Lega.