L’AQUILA «Solo Nerone non faceva valutazioni», osserva, dopo tre ore di riunione, il presidente della Regione. La parola evacuazione, quella, cioè, che nessuno vorrebbe sentire pronunciare, di questi tempi, da queste parti, irrompe al quarto piano del palazzo della prefettura dell’Aquila. Mentre continuano le scosse – qualcuno dei convenuti, all’uscita, dice di averne avvertite alcune durante i lavori – il problema dighe, prima tra tutte quella di Campotosto, viene messo al primo posto dell’agenda dell’emergenza terremoto e maltempo in Abruzzo. COMMISSARIO. Il presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso – alla sua destra il prefetto di Teramo Graziella Patrizi, alla sinistra quello dell’Aquila Giuseppe Linardi – assume il comando delle operazioni. Una sorta di commissariamento alla luce delle tante competenze in campo, prima tra tutte quella di Enel. E così, quella che doveva essere una “riflessione congiunta sul comunicato della Grandi Rischi in ordine alla consistenza delle dighe regionali” diventa un tavolo nel quale D’Alfonso incalza tutti, dall’Enel alla Protezione civile, dalle prefetture ai Comuni, annunciando che bisogna aggiornare i piani e intensificare i controlli. «Voi tutti», ammonisce D’Alfonso mentre i partecipanti sono già sulle scale, «riceverete tutti i documenti: condivisione delle responsabilità». CHI C’ERA. I rappresentanti delle amministrazioni locali (tra gli altri, i Comuni dell’Aquila, Teramo, Montereale, Capitignano, Basciano, Canzano, Cellino Attanasio, Castellalto, Pineto, Crognaleto, Montorio al Vomano) pongono una sola domanda, ma da giorni e non certo da adesso: «Diteci cosa dobbiamo fare». Lo ripetono più o meno negli stessi toni accorati anche stavolta. Gli interlocutori sono i dirigenti Enel (presente, tra gli altri, l’ingegnere Sergio Adami, responsabile dell’idroelettrico), gli inviati della direzione dighe del ministero per le Infrastrutture Angelica Catalano (responsabile Ufficio strutture e geotecnica) e Federica Del Gizzi e gli esperti, tra i quali il professor Alberto Pizzi del Dipartimento di Ingegneria della D’Annunzio. C’è anche il presidente del Parco Gran Sasso-Laga Tommaso Navarra. Tanti cerusici attorno a un corpo che, come dice lo stesso D’Alfonso, ha bisogno di una revisionata generale «perché non vorrei», scandisce D’Alfonso, «che finita l’emozione torni la pigrizia. Diciassette anni (in relazione al piano di evacuazione risalente al 2000, ndr), modificano la vita di una persona, figuriamoci di un’opera del genere». IL PROGRAMMA. «Entro 15 giorni», afferma D’Alfonso, «avremo un documento aggiornato di protezione civile per Campotosto che poi andrà al vaglio degli altri enti. Abbiamo insediato una commissione di esperti con le massime esperienze nazionali perché, laddove fosse necessaria una scongiurata evacuazione, noi avremmo tutti i dati conoscitivi e la perfetta modalità di esecuzione del superamento dell’emergenza. Enel sta strutturando un procedimento per ridurre la quantità idrica fino a un massimo di 20 milioni di metri cubi d’acqua. La riduzione dev’essere oggetto di approfondimento tecnico per vedere se il contesto del sito geomorfologico è capace di assorbire tali quantità. Voglio la condivisione su tutti i documenti conoscitivi, presenti e futuri. Un nome della Regione sarà nell’organismo di vigilanza. Serve una condotta crescentemente più seria da parte di tutti». AI CITTADINI. «Diamo per valente», aggiunge D’Alfonso, «la seconda comunicazione della Grandi rischi (il mezzo dietrofront, quello del «pericolo non imminente», ndr) e il metodo che rende conosciuto lo stato dell’arte: quantità d’acqua, resistenza della diga, idoneità del documento di protezione civile e idoneità e vigenza piena di un documento di emergenza veritiero. Enel deve considerare questa regione come particolare, visto il sisma. Noi, per Enel, valiamo 2,5 miliardi come idroelettrico, anche se ha staccato la luce e di questo risponderà a tutti i livelli facendo in modo che mai più si verifichi questo livello di interruzione del servizio pubblico». PENSIERINO DELLA SERA. È ormai notte quando D’Alfonso congeda i presenti con questo pensiero: «Stiamo pronti. Quando la prova arriverà, nessun errore sarà più rimediabile».