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Pescara, 24/07/2024
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Data: 27/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Requiem per la speranza nella tomba di ghiaccio

PESCARA La sala del miracolo e quella dell'orrore. Salvo chi era nell'una e morto chi era nell'altra. Il destino sembra quasi essersi divertito a giocare con i 40 ospiti dell'hotel Rigopiano come fosse una roulette. Storie di famiglie e di coppie spezzate. Per molti ovvero quasi tutti, storie di sogni inseguiti e perduti per sempre: quelli di una vacanza, di una vita futura insieme alla persona amata, di un lavoro ricco di soddisfazioni. Alla fine la morte ha chiesto un altissimo tributo di sangue: 29 le vittime sotto quella valanga di neve e macerie e soltanto 11 i sopravvissuti, il bilancio finale della tragedia. L'ipotermia è tra le concause, legata a traumi violenti e ferite che non hanno lasciato scampo a quei poveretti. Ma su questo sarà l'inchiesta a dover fare luce.
La sala del biliardo è quella del miracolo, è da lì che sono tornati alla vita tre bambini, Edoardo Di Carlo, Samuel Di Michelangelo e Ludovica Parete.
La sala del camino in questa terribile storia è invece diventata la terra di mezzo, quella che ha fatto da spartiacque tra gli altri pochi sopravvissuti e quelli che alla fine non ce l'hanno fatta. Da qui sono usciti vivi mamma Adriana Vranceanu e il piccolo Gianfilippo, i primi ad essere partoriti dal tunnel scavato dai vigili del fuoco. Una gioia indescrivibile per loro e per i soccorritori - la famiglia di Giampiero Parete, che per primo aveva dato l'allarme, si è ritrovata unita, sana e salva - ma anche un lume di speranza per gli altri, che troppo presto si è affievolito.
Nella sala del camino si sono tenuti per mano fino all'ultimo i giovani Francesca Bronzi, pescarese, e Stefano Feniello, del Salernitano, i fidanzatini che solo la sera prima erano riusciti ad affrontare la neve e a salire all'hotel, nonostante le già difficili condizioni meteo. Francesca ce l'ha fatta ma è una ragazza distrutta perché ha perso il suo Stefano, dapprima indicato ai famigliari tra i sopravvissuti: la smentita, arrivata solo giorni dopo, ha lasciato nel più profondo dolore suo papà Alessio e la famiglia tutta. A lieto fine la storia dei giuliesi Giorgia Galassi e Vincenzo Forti di Giulianova che adesso, come gli altri usciti vivi, si ritrovano ad affrontare il pesante tormento del post trauma. Tra questi c'è anche Giampaolo Matrone, il pasticcere 33enne di Monterotondo (Roma) che sotto la valanga ha perso la moglie Valentina Cicioni.
L'ORRORE
Dalla grande hall alla sala garden fino alla zona del bar non si è salvato nessuno. Gli adulti erano tutti lì, ha raccontato uno dei bambini salvati. E' quella la sala dell'orrore, la grande tomba di ghiaccio alla quale i soccorritori sono arrivati quando ormai non c'era più niente da fare. L'elenco delle vittime è una scia di dolore senza fine, a cominciare da Roberto Del Rosso, patron del resort che con Di Tommaso aveva investito tutto per il rilancio di una struttura che forse - questo lo accerterà l'inchiesta - non avrebbe dovuto trovarsi sotto quel canalone. Doveva essere per tutti loro una vacanza di pochi giorni o anche di uno soltanto, di coccole e di relax al centro benessere - area rimasta intatta e trovata deserta - per riprendere energie.
Quel mix di coltre bianca e macerie è diventata una tomba di ghiaccio anche per Marco Tanda, maceratese 25enne pilota della Ryanair, e per la 24enne vastese Jessica Tinari; per Tobia Foresta, cosentino 60enne dipendente dell'Agenzia delle Entrate a Pescara, e per sua moglie Bianca Iudicone, 50 anni, che a Montesilvano era titolare del negozio di intimo Le coccinelle.
I chietini Domenico Di Michelangelo, poliziotto a Osimo, e Marina Serraiocco erano i genitori del piccolo Samuel, 7 anni, l'unico sopravvissuto in questa famiglia. Orfano lui come Edoardo, 10 anni, che non vedrà più i genitori Sebastiano Di Carlo e Nadia Acconciamessa: la speranza che ce l'avessero fatta si è infranta nel giro di 24 ore. Erano di Loreto Aprutino, diventato paese martire di questa tragedia perché oltre ai Di Carlo piange la scomparsa dei coniugi Piero Di Pietro, notissimo nel calcio locale, e Barbara Nobilio. Atri versa lacrime per Cecilia Martella, responsabile del centro estetico del resort, ma anche per Claudio Baldini e Sara Angelozzi, marito e moglie che l'hotel Rigopiano l'avevano scelto per una vacanza da sogno. Proprio come avevano fatto Luciano Caporale e la moglie Silvana Angelucci, 54 e 46 anni, di Castelfrentano, parrucchieri assai conosciuti nella loro città: con la strada bloccata, avevano deciso di rinviare la partenza di un giorno nonostante un amico li avesse invitati a lasciare l'hotel. Ed ancora gli ascolani Marco Vagnarelli e Paola Tomassini: lui, originario di Castignano, lavorava alla Whirlpool, lei in un Autogrill dell'A14: poche ore prima della tragedia aveva immortalato in un video la montagna di neve che aveva sommerso la sua auto fuori dell'albergo. Sono stati tra gli ultimi ad essere recuperati.
I DIPENDENTI
Struggente scorrere l'elenco dei nomi di chi, invece, all'hotel Rigopiano ci andava per lavorarci. Ragazzi per i quali il resort rappresentava un'opportunità di occupazione non lontano da casa. Come Emanuele Bonifazi, di Pieraccioni Macerata, e Alessandro Riccetti, di Terni, entrambi 31enni: erano alla reception dove avevano appena salutato gli ospiti pronti con le valigie in mano per tornare a valle e in attesa dello spazzaneve che non è mai arrivato. Non ce l'hanno fatta in quell'inferno bianco Marinella Colangeli, che gestiva la meravigliosa Spa, Alessandro Giancaterino di Farindola e Gabriele D'Angelo di Penne, 42 e 31 anni, rispettivamente maitre e cameriere dell'hotel. Nessuna possibilità di salvezza neppure nei locali della cucina, investiti dalla spaventosa onda d'urto che ha spazzato la struttura e spezzato tante vite: ci lavoravano Luana Biferi, originaria di Bisenti, e Ilaria Di Biase. In cucina - nel giorno del suo 31esimo compleanno, è stata trovata lunedì anche Linda Salzetta: era nel luogo indicato dal fratello Fabio, il giovane manutentore tuttofare del resort che è scampato alla tragedia solo perché quando la valanga si è abbattuta sulla struttura, lui si trovava a qualche metro da lì nel locale caldaia. «Ho sentito un gran vento e la porta che sbatteva, sono uscito e l'albergo non c'era più». Sotto l'hotel sbriciolato è finita anche la vita del senegalese Faye Dame, dipendente che nessuno ha segnalato per giorni: è morto senza aver mai visto il suo secondogenito, nato un mese fa in Senegal.

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