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Pescara, 25/11/2024
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Data: 27/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Bimbo lasciato libero di andare incontro alla morte» Scrivono così i giudici della Corte d'assise di Chieti che hanno condannato Loreta De Rosa per omicidio colposo a tre anni di reclusione per la morte del piccolo Francesco Spinelli, travolto dal treno locale Pescara-Sulmona il 24 maggio 2014

«La responsabilità dell'imputata si fonda sulla clamorosa violazione di una regola cautelare di comune esperienza, quella cioè di lasciare che bambini di tenera età (tre e due anni) possano giocare all'interno di un cortile recintato dotato di un ampio varco dal quale si poteva accedere direttamente, senza ostacoli e senza dover passare attraverso altre proprietà, alla sede ferroviaria e quindi ai binari». Scrivono così i giudici della Corte d'assise di Chieti, che il 10 ottobre dello scorso anno hanno condannato Loreta De Rosa per omicidio colposo a tre anni di reclusione per la morte del piccolo Francesco Spinelli, travolto dal treno locale Pescara-Sulmona il 24 maggio 2014. Il bambino, insieme al fratello, si era allontanato dal recinto di casa attraverso un buco nella recinzione, raggiungendo i binari poco distanti.
IL NUOVO REATO I giudici hanno però deciso di derubricare il reato più grave di abbandono di minore (reato da Corte d'assise) in omicidio colposo. «Dalle risultanze processuali non è emerso in modo chiaro e tranquillante, al di là di ogni ragionevole dubbio, - scrive la Corte - che la Di Loreto abbia abbandonato il figlio di tre anni (unicamente al fratellino di due) con la coscienza e volontà di lasciarlo in una situazione di evidente e gravissimo pericolo».
I giudici però sottolineano come quel «percorso era sì un po' accidentato, ma chiaramente tracciato, percorribile quindi anche da bambini che, notoriamente sono più agili e leggeri degli adulti. L'imputata era pienamente consapevole dell'esistenza del varco, perché da quel varco era possibile recarsi alla stalla». Ed è dunque indubitabile che la donna abbia violato «le regole cautelari nel permettere che i bambini giocassero in un ambiente così pericoloso e che la mamma per disattenzione li abbia lasciati momentaneamente incustoditi».

PRECAUZIONI MANCATE «Se le precauzioni richieste - si legge nella sentenza - fossero state adottate, l'evento non si sarebbe verificato, ovvero si sarebbe potuto verificare con conseguenze lesive minori». Per concorso in omicidio colposo erano imputati anche il padre e il nonno del bambino, Virgilio e Cristoforo Spinelli, che avrebbero avuto uno «specifico obbligo di impedire l'evento», adottando misure idonee a recintare l'area. Un ulteriore profilo di colpa per loro è «caratterizzato dall'aver mantenuto il suddetto manufatto adibito a stalla (nonostante le numerose diffide e denunce del passato), così come dall'aver realizzato e mantenuto varchi dal muro di recinzione e dalla stalla sino alla sede ferroviaria, alla quale dal cortile della casa si poteva accedere direttamente, lasciando che i bambini potessero uscire dal recinto ed accedere direttamente alla sede ferroviaria».

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