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Data: 28/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
E Mattarella fa visita all’Aquila: «Sono morti per salvare gli altri». L’omaggio del capo dello stato alle vittime del 118

L’AQUILA «I vostri cari hanno perso la vita per salvare gli altri. Vi siamo vicini. Il vostro dolore è di tutti gli italiani». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella entra alle 17,58 nella chiesa provvisoria di San Bernardino in piazza d’Armi e sussurra parole di conforto ai familiari delle vittime dell’incidente dell’elicottero. Di nuovo tutti insieme, come quel giorno in volo, il maledetto martedì che se li è portati via in un attimo, ricevono l’omaggio del capo dello Stato. Le sei bare allineate, che accolgono i corpi di Gianmarco Zavoli, Giuseppe Serpetti, Davide De Carolis, Walter Bucci, Mario Matrella, Ettore Palanca, hanno appena ricevuto una benedizione collettiva. Padre Quirino Salomone chiede a tutti i familiari e amici presenti nella camera ardente di sollevare le mani per accompagnare il gesto cristiano dell’invocazione. «GRAZIE PER QUELLO CHE FATE». Mattarella si avvicina anche agli uomini in divisa – 118, vigili del fuoco, soccorso alpino, poliziotti, carabinieri, forestali, finanzieri, vigili urbani, volontari – e pronuncia il suo grazie a nome di tutta la nazione. «Grazie sempre per tutto quello che fate». Gli si avvicina il presidente nazionale del Soccorso alpino Maurizio Dellantonio, trentino di Moena, che gli dice: «Presidente, grazie per essere venuto, sappia che noi ci pieghiamo ma non molliamo. La sua presenza qui è importante». «COME È SUCCESSO?». Il capo dello Stato si mostra particolarmente attento nell’ascoltare quanti gli raccontano, anche se in pochissimi minuti, lo scenario della tragedia che, per l’Abruzzo, si è sommata all’emergenza per la neve, il terremoto e la frana di Rigopiano. «Attendiamo di sapere come si è verificata la tragedia», dice a voce bassa Mattarella, affiancato dall’arcivescovo Giuseppe Petrocchi che rivolge anche un breve discorso alla folla che entra in chiesa per la camera ardente. «CI SENTIAMO PRESTO». Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente mette nelle mani del presidente Mattarella tutta la sua angoscia di amministratore alle prese con uno sciame sismico costante, in un contesto di allarmi generalizzati, dietrofront improvvisi e popolazione inevitabilmente disorientata, se non proprio terrorizzata da annunci e controannunci. «Non rassicuriamo», si sente venir fuori dal fitto colloquio sul sagrato della chiesa. «Sindaco, ci sentiamo presto», si congeda il presidente. Il prefetto Giuseppe Linardi gli parla di «uno stato di insicurezza generale tra la gente». «SEGNO DI GENEROSITÀ». Il presidente della Repubblica aggiunge, poi, parlando con uno dei coordinatori della squadra dei soccorritori, che «la tragedia è il segno della generosità con cui vi impegnate con il vostro servizio». Particolarmente toccante, poi, la sosta davanti a ciascuna delle bare. Quando arriva davanti a quella dello sciatore Palanca, il presidente della Repubblica si abbassa per avvicinarsi alla mamma del maître-sciatore romano, accasciata su una sedia di plastica, con cui scambia il colloquio più lungo. L’omaggio presidenziale avviene in silenzio. Ma quando Mattarella si avvia all’uscita una donna grida: «Grazie, presidente per essere venuto», e parte un applauso in chiesa. Fuori, nel registro, i pensieri degli amici. «Ciao Walterò», «Eroi, non sarete dimenticati». «Vi accolga il Paradiso».

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