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Pescara, 24/07/2024
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Data: 29/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Rigopiano, se le famiglie presentano il conto. L’avvocato Tanza (Adusbef): per le vittime bisogna attivarsi subito

PESCARA «In questo momento nessuno sta pensando ai soldi, la missione per cui stiamo procedendo è per ricercare giustizia. È questo che chiedono le famiglie colpite dalla tragedia di Rigopiano ». L’avvocato Romolo Reboa dello studio legale romano che assiste le famiglie dei fidanzati Marco Tanda e Jessica Tinari (di Macerata e Vasto) e dell’infermiera di Monterotondo Valentina Cicioni, tra le 29 vittime dell’albergo abbattuto dalla valanga del 18 gennaio, è tra i protagonisti, con molti suoi colleghi, della seconda parte di questo terribile disastro. Quella giudiziaria, quella in cui, dopo tante lacrime e tanto dolore, le famiglie (parte lesa che in caso di processo potrebbero costituirsi parte civile) iniziano a presentare il conto di tanto patire. «Partendo dal fatto», rimarca l’avvocato Reboa, «che i loro cari volevano lasciare l’albergo, ma la strada bloccata dalla neve non gliel’ha consentito». Un conto che, però, non potrà non tradursi anche in termini economici, soprattutto se si pensa che molte delle vittime hanno lasciato figli piccoli che hanno perso un padre, una madre, o addirittura entrambi i genitori. Ma chi paga? Qual è la strada per i risarcimenti e a che cosa hanno diritto, oltre alla verità naturalmente, i familiari colpiti da questi pesantissimi lutti? Lo spiega l’avvocato Antonio Tanza, vice presidente dell’Adusbef, l’associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari che chiarisce: «Nel caso di Rigopiano c’è una responsabilità per omissione da parte di tutti gli enti che vi hanno concorso. La mail dell’albergo, le telefonate per chiedere di liberare la strada e lasciare andare via le persone dimostrano che la colpa non è della calamità, della valanga, ma dei servizi che non sono stati garantiti e che invece avrebbero potuto salvare le persone. Dalla strada che andava pulita ai permessi dati per realizzare un albergo in una zona abbastanza infelice, dove convergono i due lati di una montagna. Ma attenzione, l’albergo in sè è quello che ha meno responsabilità in questa vicenda, perché ha chiesto delle licenze e gliel’hanno date e perché prima della slavina ha chiesto aiuto, si è attivato perché gli liberassero la strada. La responsabilità del mancato salvataggio è della pubblica amministrazione». Una garanzia, secondo l’esperto, perché in questo caso chi paga c’è. E sono le compagnie assicurative dei singoli enti nel caso venissero ritenuti responsabili del disastro. Ma qual è, da parte delle famiglie, l’iter da seguire? «Intanto bisogna attivarsi subito con una lettera raccomandata all’ente per mancata vigilanza, in modo da interrompere comunque la prescrizione. Si scrive agli enti interessati chiedendo il nome dell’assicurazione che gli copre i danni, sia patrimoniali che non patrimoniali. Poi parallelamente va fatto un esposto alla Procura della Repubblica, a prescindere se la Procura stia già agendo, perché c’è bisogno che l’avvocato della famiglia segua direttamente le indagini. Nell’esposto si espongono i fatti, si chiede di avviare le indagini e, anche, la condanna degli eventuali responsabili. «Ma senza specificare quali», rimarca l’avvocato, «in quanto si rischierebbe una denuncia per calunnia o una querela. Per il resto, se si hanno le possibilità», va avanti, «ci si può affidare anche a dei tecnici, ingegneri e via dicendo, per seguire meglio la vicenda». Ma attenzione, avverte l’avvocato: «Sono disgrazie che colpiscono la morale, bisogna diffidare dell’assistenza legale di chi pretende la percentuale sul risarcimento recuperato, perché le competenze legali verranno comunque pagate dall’assicurazione stessa». Ma quando, pagherà? «I soldi si prenderanno sicuramente, perché a pagare in questo caso sono le compagnie assicurative. E non, come nel caso dei militari caduti in azioni militari, lo Stato che, come mi è capitato, non paga neanche la cappella per la sepoltura». A proposito di cifre: «Nel caso delle vittime di Rigopiano parliamo di risarcimenti altissimi. Diciamo che si parte da 300- 400mila euro, ma si valutano in base alle tabelle del Tribunale di Milano, che tiene prima di tutto conto di età e reddito della persona deceduta». Questioni odiose, in questo momento, ma che riguardano comunque il nuovo capitolo di questa immane tragedia.

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