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Pescara, 25/11/2024
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Data: 29/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Brucchi: teramani, restate qui altrimenti rialzarsi sarà difficile. Faccio appello a chi vuole trasferirsi sulla costa: ripensateci, non si abbandona la città». Il sindaco: «Necessari aiuti importanti dal governo e vanno messe da parte le polemiche politiche.

TERAMO Sindaco Brucchi, l’emergenza neve è stata una prova durissima per il nostro territorio. È vero, come dice il presidente della Provincia Di Sabatino, che ha rivelato la fragilità del sistema istituzionale e che singolarmente siete tutti eroi, ma manca il modello? «Questo è vero in parte. Per quella che è stata l’emergenza, che io definirei epocale (si sono unite tre emergenze insieme: neve, energia elettrica e terremoto, è stata la tempesta perfetta), il sistema a grandi linee ha funzionato. Ma si è perso su alcuni frangenti, uno su tutti la gestione dell’emergenza energia. Nel terzo millennio non è possibile che dei territori restino senza energia per oltre 12 giorni. L’Enel non si è dimostrata all’altezza del suo nome, è una delle aziende più importanti del territorio nazionale ma nell’emergenza non ha funzionato, mancava coordinamento tra di loro. Peraltro qui un vasto blackout è la seconda volta che accade nel giro di due anni, un motivo ci deve essere ed è a monte: c’è un problema infrastrutturale. Nel giro di due anni non è cambiato nulla, continuano a dire che hanno fatto investimenti ma non si sono visti, se li hanno fatti hanno buttato i soldi. Una vertenza Enel sicuramente si dovrà aprire, noi li abbiamo già avvisati che chiederemo tutti i danni fino all’ultimo centesimo, Inoltre bisognerà imporre all’Enel investimenti sul territorio. E, per chiudere il capitolo: i generatori a fine emergenza Enel non se li riprende, li custodiremo noi, D’Alfonso lo ha detto e io lo farò». Enel a parte: siamo una regione di montagna e non abbiamo le turbine, sono dovuti venire dal Nord a liberare le nostre strade. Perché? «Il problema neve in città l’abbiamo risolto con i nostri mezzi, ma era relativo. In montagna senza le turbine non si andava da nessuna parte e non è possibile che Castelli venga salvata da turbine che arrivano da Bellinzona o che ci dobbiamo rivolgere al Piemonte. Manchiamo di mezzi per affrontare un’emergenza del genere, questa è la verità, e questo ci deve portare a correggere il tiro e a dotarci in modo adeguato. Ma un altro assente è stato a mio avviso lo Stato, inizialmente questa emergenza l’abbiamo presa sul serio in pochi e se io e Di Sabatino non avessimo lanciato l’allarme con interventi sui media nazionali non so come sarebbe finita. Sta di fatto che il momento acuto Comune e Provincia lo hanno fronteggiato da soli, poi sono arrivati uomini e mezzi da tutta Italia. Mi sto chiedendo da giorni: padre e figlio che sono morti lungo la strada a Crognaleto si potevano salvare? Eravamo nelle condizioni di poter fare tutto quello che si poteva? Non credo». Il caso Teramo ha avuto un impatto mediatico mai visto. Non può essere cattiva pubblicità per il territorio? «L’impatto mediatico ha lati positivi e negativi. Il positivo è che si sono accesi i riflettori su Teramo, aver fatto casino sui media è servito ad attirare l’attenzione e ad avere aiuti. La cosa negativa è che soprattutto il terremoto crea timori in chi da fuori deve venire qui. Ad esempio, una società pugliese che fa dei servizi al Comune non trova dipendenti che vogliano venire qui a lavorare. Adesso ripartire e rilanciare questa città non sarà facile». C’è un rischio di spopolamento, di fuga verso la costa? «Per le ultime scosse un trenta per cento di teramani si è trasferito al mare e torna in città per lavorare. Io a loro faccio un appello: non possiamo abbandonare Teramo, questa è la nostra città. Questo è un territorio sismico, ci dobbiamo convivere e lavorare per mettere in sicurezza gli edifici. A tutte le persone che pensano di andar via dico di non farlo, non è scappando che risolviamo il problema». Altro danno collaterale: dopo terremoto e neve voi amministratori potrete pensare solo a riparare e mettere in sicurezza, opere nuove e progetti che rilancino e rendano più attrattivo il territorio non si potranno fare. «Per uscire da questa situazione abbiamo bisogno di aiuto, il Governo ci deve stare vicino prevedendo non solo soldi ma defiscalizzazione. Devono salvare l’anno scolastico nel territorio e fare anche un provvedimento per la nostra università, nei prossimi tre anni non si devono pagare le tasse. Altrimenti non si riparte, l’economia è a pezzi. Adesso tocca a noi, non possiamo stare sempre in coda. I soldi ci serviranno non per nuove opere ma per manutenere quelle che abbiamo, dovremo ad esempio fare un mutuo per le strade ridotte a pezzi dalla neve. Ci aspettiamo danni gravi dalle frane, finora ci è andata fin troppo bene. Ma una cosa su tutte mi preme dire: non accetto polemiche di alcuna natura dalle forze politiche, bisogna svestirsi delle casacche su tutti i temi. Qui non è a rischio Brucchi ma a rischio una città, se adesso non riusciamo a risalire anche chi verrà dopo di me non ce la farà. È vero che in tanti c’è depressione, ma incontro tanta gente che non vuole abbattersi. Per gli uni e per gli altri, ora, pensiamo a lavorare».


Brucchi proroga la chiusura di tutti i plessi cittadini fino a martedì, intanto cerca sedi alternative
per Risorgimento e De Jacobis. I Musp restano un’incognita, si pensa al Parco della scienza
Le superiori riaprono mercoledì
Per le altre è tutto da decidere
TERAMO Le scuole a Teramo resteranno chiuse almeno fino a martedì. La conferma del prolungamento della sospensione delle lezioni per il primi due giorni della prossima settimana è arrivata ieri con la firma dell'ordinanza da parte del sindaco Maurizio Brucchi, che motiva la scelta con la necessità di proseguire le verifiche sulle strutture scolastiche dopo i terremoti di metà gennaio. Il provvedimento, annunciato durante la seduta della commissione pubblica istruzione che nella mattinata di ieri ha fatto il punto della situazione relativa al patrimonio scolastico cittadino, riguarda anche asili nido, scuole dell’infanzia e le scuole superiori cittadine, di competenza della Provincia. Queste ultime, stando all'esito dei controlli reso noto dal presidente Renzo Di Sabatino, sono state tutte dichiarate agibili e dunque classificate come A a seguito della compilazione delle schede Aedes. L'ulteriore chiusura di due giorni servirà quindi alla pulizia degli spazi e alla rimessa in funzione degli impianti, ma da mercoledì gli studenti delle superiori ubicate nel capoluogo torneranno in classe. REBUS RIAPERTURE. Per quel giorno è prevista anche la ripresa delle attività didattiche nelle scuole comunali che non hanno riportato danni nell'ultimo, violento sciame sismico. Il quadro della situazione riferito agli edifici di competenza del Comune, però, non è ancora del tutto chiaro. Le verifiche affidate ai tecnici della Protezione civile saranno concluse entro oggi, secondo quanto indicato dal sindaco, e solo dopo l'amministrazione potrà pianificare le riaperture, che in ogni caso saranno scaglionate. Mercoledì dovrebbero riaprire le scuole classificate A, a quanto pare ce ne sono alcune classificate B ma potranno essere di nuovo rese agibili con lavori di modesta entità e in tempi brevi. Per queste scuole si potrebbe dover aspettare ancora uno o più giorni. Di sicuro non tornerà in funzione, almeno a breve, l'elementare Risorgimento. La scuola, che si trova all'incrocio tra via Flaiani e via Sturzo, è stata classificata come E e dunque risulta del tutto inagibile. Resta da chiarire l'entità dei danni riscontrati dai tecnici della Protezione civile e di conseguenza gli interventi da avviare sulla struttura che, fino alle recenti scosse, era stata catalogata come agibile. Un discorso analogo vale per la De Jacobis alla Gammarana. Al termine dei controlli è stata classificata come C, dunque parzialmente inagibile, ma i problemi maggiori riguarderebbero un seminterrato non accessibile agli studenti e per questo va accertata la possibilità di utilizzare la parte della struttura non lesionata. L’OPZIONE STADIO. Brucchi ha comunque avviato la ricerca di altri spazi dove accogliere i 180 alunni della Risorgimento. Ieri il primo cittadino ha incontrato l'imprenditore Sabatino Cantagalli, proprietario di locali inutilizzati nel complesso edilizio dello stadio di Piano d'Accio. «L'occupazione di quegli spazi rappresenta una soluzione a medio termine», osserva il sindaco, «perché vanno prima attrezzati e adeguati alle esigenze didattiche». Cantagalli, dunque, nei prossimi giorni presenterà uno studio sull'utilizzo dei locali in questione e nel frattempo sarà valutata anche la formula per metterli eventualmente a disposizione del Comune. Come alternativa, durante la commissione, è emersa la possibilità di trasferire gli studenti sfrattati dal sisma nell'ex Parco della scienza, come già avvenuto dopo le scosse di fine ottobre. INCOGNITA MUSP. La soluzione più immediata è rappresentata dall'arrivo dei Musp, i moduli provvisori a uso didattico, richiesti dal sindaco al commissario per la ricostruzione Vasco Errani e al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio. La risposta non è ancora arrivata, ma in ogni caso i prefabbricati saranno assegnati solo per compensare le strutture inagibili e di conseguenza non risolveranno il problema delle scuole con un basso indice di sicurezza. L'annuncio da parte di D'Alfonso che sarà la Regione a pagare, con un mutuo di 30 milioni di euro, le verifiche sismiche nelle strutture scolastiche ancora prive di questa certificazione ha indotto il Comune a bloccare la gara d'appalto per l'individuazione dei tecnici che avrebbero dovuto fare questo tipo di analisi. IL POLO ASPETTA. Dal governatore è arrivata anche la conferma che il polo scolastico modulare nell’area attigua alla media D'Alessandro sarà finanziato all'80% dalla Protezione civile nazionale e al 20% da fondi regionali. L'intervento segnerà la svolta per le scuole cittadine ma, a differenza di quanto inizialmente previsto, il primo lotto non sarà completato entro settembre. La priorità di finanziamento è stata assegnata, infatti, alla realizzazione di nuovi edifici scolastici a Isola del Gran Sasso e Crognaleto.

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