PESCARA «Chi rappresenta le istituzioni non dovrebbe solo occupare le poltrone ma dovrebbe lavorare e avere senso di responsabilità per i cittadini». Il richiamo a chi amministra la cosa pubblica è arrivato ieri da Federica Di Pietro, una delle figlie di Piero Di Pietro e di Barbara Nobilio, morti sotto le macerie dell’hotel Rigopiano di Farindola. Ed è arrivato, pesante come un macigno, durante i funerali della coppia, a Loreto Aprutino. La giovane ha preso la parola nel palatenda, davanti a tremila persone, e ha voluto dire la sua, portando con sé la tesi di laurea discussa venerdì scorso alla Sapienza, a Roma. «Quando ero nel Cda dell'Università», ha ricordato, «rispondevo anche la notte agli studenti ed ero sempre a disposizione perché sentivo la responsabilità di occupare quel posto. Oggi chi fa politica pensa spesso solo alla poltrona, mentre la politica è lavoro». Poi il riferimento alla situazione in cui si sono trovati i genitori, rimasti intrappolati con gli altri ospiti in hotel perché era caduta troppa neve e la strada non era percorribile. «A Rigopiano», ha detto, «hanno aspettato la turbina tutto il giorno, sin dalla mattina. Mio padre ha parlato con mia sorella, ci ha tranquillizzate, dicendo che sarebbero tornati. In realtà su, a Rigopiano, non è arrivato nessuno a liberare la strada per farli ripartire». E la valanga, nel pomeriggio, ha spazzato via la vita di 29 persone, lasciando un paese intero senza parole. Sempre ieri tre comunità della provincia di Chieti si sono trovare accomunate, a distanza di pochi chilometri, dagli stessi sentimenti di dolore e sgomento. Chieti, Vasto e Castel Frentano hanno salutato quattro vittime di questa sciagura. «Avrei voluto proteggerli anche quella maledetta sera. Avrei scavato da solo a mani nude nella neve pur di ritrovarli vivi», ha detto dal pulpito della cattedrale di Chieti Alessandro Di Michelangelo, fratello di Domenico, per tutti Dino, e cognato di Marina Serraiocco, i genitori di Samuel, 7 anni, scampato alla valanga. Il piccolo non ha partecipato al funerale, è rimasto a casa di amici, mentre oltre tremila persone hanno salutato per l’ultima volta i suoi genitori. A Vasto sono arrivate invece le salme di Jessica Tinari, 24 anni, e del fidanzato Marco Tanda, 25. La benedizione da parte del vescovo Bruno Forte, poi la bara bianca di Jessica, giovane militante del Pd, è entrata nella chiesa di Santa Maria Maggiore e quella di Marco ha fatto ritorno a Castelraimondo (Macerata), suo paese d’origine. «Jessica non è più qui, è risorta. È una vittima proprio come Cristo»», ha detto don Domenico Spagnoli. Impietriti dal dolore mamma Gina e papà Mario, che hanno baciato più volte la bara bianca prima dell’ultimo commiato. Per ricordare i due sfortunati fidanzat, allo stadio Aragona, prima di Vastese-Fermana, è stato osservato un minuto di silenzio, e sugli spalti è stato esposto uno striscione. «Bentornati Luciano e Silvana, bentornati nella vostra casa». Così, con le parole di don Roberto, parroco di Santo Stefano, Castel Frentano ha accolto invece le salme di Luciano Caporale, 52 anni, e Silvana Angelucci, 48, i due parrucchieri che sono rimasti un giorno in più in vacanza a Rigopiano a causa del matempo. Per loro diversi applausi e il lancio di palloncini e cuoricini bianchi. Ieri pomeriggio, a Bisenti, il funerale di un’altra vittima, Luana Biferi, la dipendente dell’hotel di 30 anni. Sul feretro, portato a spalla dai vigili del fuoco, la maglietta del Pescara calcio femminile, la squadra in cui militava la ragazza.