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Data: 31/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Voucher, Poletti promette: «Li riporteremo allo spirito originario di occasionalità»

ROMA L'obiettivo è condiviso: lo strumento dei voucher - i buoni lavoro da 10 euro nominali all'ora - deve tornare a essere utilizzato per i lavori occasionali. Lo pensa il governo e lo chiedono i sindacati. E d'altronde anche la Consulta ha motivato proprio con la mancanza dell'occasionalità l'ammissibilità del referendum. Ma la strada non è così in discesa come potrebbe sembrare.
Al di là delle resistenze del fronte dei datori di lavoro, il problema vero adesso è capire il grado di occasionalità che si vuole dare allo strumento. Grado che cambia a seconda di come si sposta l'asticella delle soglie quantitative e qualitative che si vogliono introdurre, a seconda della platea scelta di committenti (esclusione o meno di interi comparti) ma anche dei prestatori d'opera. Persino l'aggiunta di un avverbio davanti alla parola occasionale - ad esempio «meramente» - può infatti cambiare tanto.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non scopre ancora le carte e anche ieri, in occasione di un seminario del Pd, si è limitato a ribadire che il governo sta mettendo a punto delle modifiche normative «per riportare i voucher allo spirito originario, cioè per il lavoro accessorio e occasionale». Sul punto - ha detto - «cè un dialogo con il Parlamento» e presto saranno convocate le parti sociali. Poletti non ha aggiunto altro, ma le ipotesi allo studio dei tecnici per ora non contemplano il ritorno alla vecchia versione, quella del 2003, quando c'erano precisi limiti e paletti anche alla tipologia di prestatori (studenti, pensionati e disoccupati), come prevedono alcuni disegni di legge in Parlamento e come vorrebbe la Cgil. Si concentrano invece soprattutto sui committenti, con l'esclusione di alcuni comparti come l'edilizia, e l'introduzione di una serie di tetti: al numero di ore annue utilizzabili con i voucher in rapporto al monte ore totali (5%); al numero dei giorni mensili (10/15, limite che vale anche se non sono consecutivi); al numero assoluto di voucher annui utilizzabili.
E se Cisl e Uil plaudono al ripristino del principio della occasionalità e attendono la convocazione del governo per saperne qualcosa di più, la Cgil (promotrice del referendum) annuncia che non si accontenterà. Camusso precisa: bisogna evitare che i voucher siano «una forma di dumping rispetto alle altre forme contrattuali già esistenti» e boccia l'idea delle quote (il tetto annuo di ore con i voucher in percentuale al monte ore di tutti i dipendenti). Confindustria invece avverte: «Bisogna resistere alla tentazione del furore etico per cui si butta via il bambino con lacqua sporca».
Sul fronte politiche attive intanto stanno per partire le prime lettere per la sperimentazione dell'assegno di ricollocazione: la dote fino a 5.000 euro (a seconda del grado di occupabilità del disoccupato e del tipo di contratto ottenuto) per la ricerca di un nuovo posto di lavoro. «Le prime lettere potrebbero partire la prossima settimana» dice il presidente dellAnpal, Maurizio Del Conte. La sperimentazione inizialmente interesserà circa 20.000 persone tra i titolari di Naspi da almeno quattro mesi. L'assegno non andrà al lavoratore ma sarà pagato all'agenzia (pubblica o privata) che eroga il servizio di assistenza alla ricollocazione «solo se la persona titolare dellassegno trova lavoro».

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