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Pescara, 24/07/2024
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Data: 24/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, piano Ball bocciato dalle banche

ROMA Bocciato. Anzi rimandato al mittente. Il piano messo a punto da Cramer Ball per rilanciare Alitalia non piace al consulente Roland Berger che, per conto delle banche azioniste ma anche di Etihad, ne sta analizzando la fattibilità e, sopratutto, la sostenibilità economica. Il documento di 158 pagine, così come è stato strutturato dall'ad della compagnia, è da rifare o quasi. E questo per scongiurare che tra pochi mesi torni ad aleggiare lo spettro di un nuovo crack. Secondo le prime valutazioni di Intesa e Unicredit, che sono in continuo contatto con l'advisor industriale, sono molti i punti da modificare. Nel mirino c'è sopratutto un dato, cruciale però per il salvataggio della compagnia. I risparmi previsti - si parla di 150 milioni all'anno - sono ampiamente al di sotto di quelli necessari per tenere in piedi la compagnia senza continue e onerose iniezioni di liquidità. Solo a marzo sono previsti altri 590 milioni per dare ossigeno al vettore, dopo i 472 già sborsati a fine dicembre che, grazie all'intervento del presidente Luca Cordero di Montezemolo, hanno evitato in extremis di portare i libri in tribunale. Poco prima del week end proprio Ball sarebbe andato dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio per ottenere un supporto, probabilmente sul fronte degli esuberi e quindi degli ammortizzatori sociali.
LA PREOCCUPAZIONEIn sostanza per le banche, che vogliono risparmi e tagli almeno in linea con le perdite stimate, bisogna fare molto di più. Altrimenti il traguardo del break even diventerà anno dopo anno un miraggio. Ci sono dubbi anche sulla divisione in due della compagnia. Da un lato la low cost, con spese allineate su quelle di Ryanair, dall'altra l'Alitalia «tradizionale», per il lungo raggio. Difficile, dicono fonti vicine al dossier, che i sindacati accettino una riduzione netta, si parla del 30-40% per gli stipendi di piloti e hostess, senza scatenare una protesta. Bene invece il giro di vite sui fornitori, gli handler ad esempio, con tagli ai costi del 20-30% come chiesto esplicitamente da Alitalia. Anche se condivisa la sforbiciata ai costi del leasing appare comunque di complessa attuazione, così come il taglio di 1.400 dipendenti è considerato «un sacrificio minimo» per continuare a volare. Va da se che l'insoddisfazione per il piano Ball mette a forte rischio la posizione del manager, già finito nel mirino degli azionisti e che, come il vice presidente James Hogan, potrebbe essere sostituito. Ma il terremoto al vertice non si fermerebbe qui. Nonostante l'ottimo lavoro anche Montezemolo potrebbe chiamarsi fuori. Va ricordato che proprio Montezemolo nel 2014 ha di fatto salvato Alitalia portando, grazie al suo prestigio personale, gli arabi in Italia e poi, la notte del 22 dicembre scorso, mettendo d'accordo gli azionisti su un nuovo esborso di capitale. Da Abu Dhabi stanno facendo di tutto per trattenerlo. Preoccupazione dal fronte italiano che riconosce al manager il merito di aver ridotto in più di una occasione le fibrillazioni in casa Alitalia e che fu il primo, anzi l'unico, a dire a inizio a luglio che la compagnia perdeva mezzo milione al giorno, mentre Hogan e Ball giuravano sul pareggio di bilancio ormai ad un passo. Poi si è visto come è andata con le perdite volate a quota 500 milioni.

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