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Pescara, 25/11/2024
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Data: 01/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La tragedia del Gran Sasso - Le 29 vittime sono morte sul colpo. L’autopsia conferma. Irrilevante il ritardo di quasi due ore nell’avvio dei soccorsi. Traumi, schiacciamento e asfissia: ecco le cause dei decessi

PESCARA Morti sul colpo, travolti dalle macerie dell’Hotel Rigopiano abbattuto da una valanga dalla forza di 120 mila tonnellata di neve. Le prime risposte delle autopsie sulle 29 vittime della tragedia del 18 gennaio scorso dicono che le morti sono arrivate improvvisamente, al massimo in poche ore. Traumi, schiacciamento e asfissia sono le cause che hanno portato ai decessi: secondo i medici legali delle Asl di Pescara e Chieti, Ildo Polidoro e Cristian D’Ovidio, le vittime avrebbero prima perso conoscenza e poi sarebbero state uccise, rapidamente, dal peso delle macerie. Senza scampo. I medici legali hanno 60 giorni per consegnare le relazioni ma, per ora, le indicazioni sembrano combaciare con la mappa della tragedia: intorno alle 17 di quel mercoledì, tutti quelli che si trovavano nella hall, vicino al bar e nelle cucine non hanno avuto scampo. Tra la hall, il bar e le cucine si sono contate 27 vittime: il maggior numero di vittime, 17, è stato trovato a ridosso della hall, il posto che sembrava il più sicuro di tutti dopo le scosse di terremoto della mattina. Le ultime due vittime erano nella sala del camino, la stessa nella quale sono state trovate vive altre 4 persone, salvate la mattina del 21 gennaio. Caos e ritardi. I responsi delle ultime autopsie ricalcano l’esito dei primi esami: «I risultati dei primi 6 accertamenti autoptici che sono stati acquisti dimostrano dinamiche di decesso diverse l’una dall’altra. In alcuni casi, ci sono state morti immediate per schiacciamento, in altri casi ci sono stati decessi meno immediati con concorrenza di cause: schiacciamento, ipotermia e asfissia. Non ci sono casi in cui la causa esclusiva è l’ipotermia», ha detto il procuratore Cristina Tedeschini. Significa che il ritardo nei soccorsi, che in base agli accertamenti eseguiti dalla squadra mobile di Pescara è stato di circa un’ora e 50 minuti, non avrebbe inciso sui decessi. Muro di neve. Soprattutto perché i soccorritori, allertati già dalle 17,08 ma partiti verso le 19, si sono trovati davanti un muro di neve dal bivio di località Mirri, a due chilometri dal centro abitato di Farindola, fino all’Hotel Rigopiano: 8 chilometri in salita – da 530 metri di altitudine fino ai 1.200 del resort – sommersi da due metri di neve. È un punto sempre più centrale dell’inchiesta aperta per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, soprattutto dopo le indicazioni dei medici legali. Infatti, la strada provinciale per Rigopiano è diventata una trappola che, dalla serata del martedì, ha isolato l’albergo: dopo gli ultimi due ospiti che sono riusciti a raggiungere il Rigopiano nella giornata di martedì, poi, nessuno ha potuto più scendere. E in quelle ore la paura è calata su quel paradiso: a Farindola, le scosse di terremoto si sono sentite forti e i clienti avrebbero voluto lasciare l’hotel. Ma non hanno potuto farlo. E dall’albergo, verso le 13, è partita la mail spedita alla Provincia di Pescara e alla Regione Abruzzo e già sequestrata dagli inquirenti: «I clienti sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino all ss 42». E poi, «chiediamo di predisporre un intervento al riguardo». Nessuna turbina. L’intervento richiesto dall’albergo, però, non è arrivato. E il perché è un altro elemento cardine dell’inchiesta: nel giorno della valanga, una turbina della Provincia avrebbe dovuto ripulire la neve a Rigopiano ma quella turbina è rotta dal 6 gennaio scorso ed è ferma in un’officina. Un’altra turbina, dell’Anas, sarebbe stata pronta a intervenire già dal primo pomeriggio ma è rimasta ferma a Penne in attesa di ordini che non sono mai arrivati.

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