PESCARA Ventisette delle ventinove vittime dell’Hotel Rigopiano di Farindola sarebbero decedute sul colpo. Le altre due in un breve lasso di tempo. La morte, in questi casi residui, sarebbe stata causata da traumi, asfissia e schiacciamento. Concause che quasi all’istante avrebbero prima tramortito, facendo perdere conoscenza, poi ucciso le vittime rapidamente. E’ quanto emerso a seguito degli esami autoptici, effettuati sulle salme. I medici legali, hanno 60 giorni di tempo per consegnare le autopsie. Solo Gabriele D’Angelo e Alessandro Giancaterino, cameriere e maitre dell’hotel, avrebbero perso la vita anche per assideramento. E’ questo il parere del medico legale di parte Domenico Angelucci di Chieti. In base al racconto dei soccorritori, i corpi delle vittime, sono stati trovati quasi tutti con danni evidenti, colpiti, trascinati dalla valanga e dai detriti in modo violento. Intanto, i magistrati inquirenti, hanno ascoltato Pasquale Iannetti, 69 anni, la guida alpina che nel 1999, lanciò per primo l’allarme sul pericolo valanga nella zona interessata al disastro. Iannetti faceva parte della Commissione valanghe di Farindola, ora, forse non più in attività. All’epoca, il 18 marzo del 1999, aveva redatto una relazione dettagliata, al fine di proteggere l’area dalle valanghe e dalle nevicate particolarmente intense. Aveva analizzato la situazione morfologica, al fine di garantire la sicurezza delle infrastrutture alberghiere, strade e parcheggi di Rigopiano. Come punto vulnerabile, indicò proprio il piazzale del rifugio Acerbo, a pochi metri dal resort. «Sono stato ascoltato per circa un ora, e non ho fatto altro che ribadire quanto riportato nella relazione del 1999», ha riferito Iannetti. Secondo il giudizio della guida alpina, l’hotel Rigopiano, quel 18 gennaio doveva essere evacuato poiché la situazione, dopo le prime nevicate, era diventata alquanto problematica e quindi non si doveva permettere ai clienti di salire. Oltretutto, il sindaco di Farindola, impossibilitato a riunire la commissione, avrebbe potuto emettere un ordinanza di chiusura della strada.
FORESTALI Le indagini investigative sul luogo della sciagura, viaggiano veloci. I carabinieri forestali dopo aver localizzare insieme a esperti, il punto esatto del distacco della valanga killer, hanno acquisiti dati tecnici e scientifici, finalizzati ad accertarne la natura del distacco che ha determinato lo scivolamento verso valle, della porzione di manto nevoso, interessata dalla frattura. La scossa tellurica in qualche modo, ha influito a rendere instabile il manto, con successiva caduta della valanga. Al vaglio degli inquirenti, anche il taglio dei boschi per usi civici, avvenuto negli anni 2000. La valanga che ha sepolto tanti corpi, avrebbe trasportato a valle, prevalentemente alberi di piccole dimensioni, insieme a pochi grandi fusti. Le piante piccole chiaramente hanno posto poca resistenza all’ammasso di neve che è precipitato giù, con tutta la sua potenza distruttiva. Le verifiche, in tal senso, potranno essere effettuate nel canalone interessato alla slavina, non appena si scioglierà la neve. Solo allora, si vedrà se effettivamente, la montagna porta i segni del taglio selvaggio dei boschi, per mano dell’uomo. Le indagini vanno avanti soprattutto sul fronte della ricostruzione del quadro normativo, delle responsabilità e della filiera di comando con l’ascolto di vari dirigenti pubblici.