ROMA La disoccupazione resta ferma al 12%. Ma il mercato del lavoro appare comunque in movimento. Scendono gli inattivi, diminuiscono gli autonomi e, soprattutto, si conferma la crescita degli occupati: più 242 mila su base annua. Tuttavia, su un quadro non privo di elementi positivi spicca la macchia mai cancellata del lavoro giovanile. Tra gli under 25 la percentuale delle persone senza un posto arriva al 40,1%: il dato è in aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente. La crescita tendenziale degli occupati, secondo l'Istat, è attribuibile in particolare ai lavoratori dipendenti (più 266 mila, di cui 111 mila i permanenti e 155 mila quelli a termine) e coinvolge sia le donne sia gli uomini, concentrandosi tra gli ultracinquantenni (più 410 mila). Nello stesso periodo aumentano i disoccupati (+4,9%, pari a 144 mila) e calano gli inattivi (-3,4%, pari a 478 mila). Gli occupati nel complesso registrati nel mese sulla base dei dati destagionalizzati erano 22,7 milioni. Il tasso di occupazione è al 57,3%, invariato rispetto a novembre e in aumento dello 0,7% su dicembre 2015. Dunque i numeri dicono che sono gli over 50, anche per effetto dell'allungamento dell'età pensionabile prodotto dalla riforma Fornero, i più coinvolti nell'aumento dell'occupazione. Così, se nelle classi tra 15 e 49 anni il numero degli occupati a dicembre sull'anno si è complessivamente ridotto nel 2016 di 168 mila unità (-149.000 tra 35 e 49 anni), tra gli ultracinquantenni gli occupati sono aumentati di 410 mila unità. Non solo. Tra i 50-64enni la crescita demografica contribuisce ad accentuare l'aumento degli occupati (da più 217 mila occupati stimati al netto degli effetti demografici si passa a più 350 mila osservati). Guardando alla media degli ultimi tre mesi, poi, il tasso di occupazione aumenta tra gli over 50 (+0,3%) e diminuisce nelle restanti classi (-0,2% nella classe 15-24 anni, -0,3% tra i 25-34enni, -0,1% fra i 35-49enni). Nell'arco di un anno il tasso di occupazione cresce comunque in tutte le classi di età con variazioni comprese tra 0,1% per i giovani di 15-24 anni e 1,8% per gli ultracinquantenni. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha rivendicato i meriti del governo Renzi sottolineando l'incidenza del Jobs Act e precisando che da febbraio 2014 «ci sono 602 mila occupati in più, dei quali 440 mila sono stabili».
I DETTAGLI
Secondo l'ufficio statistico, l'economia dei Paesi dell'euro ha chiuso il 2016 in gran forma, con una crescita dell'intero anno dell'1,7% - sui massimi di un decennio - dopo un quarto trimestre balzato dello 0,5%. Una crescita che per la prima volta in nove anni, da quel 2008 segnato dall'implosione di Lehman Brothers che aprì a una recessione dolorosa, supera gli Stati Uniti, fermi nel 2016 a più 1,6%: di fatto la smentita della narrazione che vuole un'Eurozona la cui crescita è prigioniera dell'austerity tedesca. Crescono non solo la Germania, che va verso un più 1,9% nel 2016 fatto anche di investimenti e consumi e spesa pubblica, a dispetto di tante critiche per la sua vocazione all'export. Anche la Francia nonostante la crisi politica, il terrorismo, i problemi strutturali, ha un Pil in aumento dello 0,4% nel trimestre grazie a consumi e investimenti.