Faro dei magistrati sul motivo per cui Romeo le intestò le due polizze con causale «relazione sentimentale». Ancora aperto il fronte Raffaele Marra accusato con lei di abuso d’ufficio per la nomina del fratello Renato
Virginia Raggi rimane sulla graticola per i rapporti con i suoi fedelissimi. Mentre si cerca di scoprire quale sia il vero motivo per cui Salvatore Romeo le intestò ben due polizze sulla vita con causale «relazione sentimentale» investendo in totale 33mila euro, rimane aperto il fronte di Raffaele Marra, accusato con lei di abuso d’ufficio per la nomina del fratello Renato. «La decisione finale l’ho presa io, solo questo conta», ha dichiarato la sindaca durante l’interrogatorio di due giorni fa, negando di aver delegato l’ex capo del Personale come invece emerge dalle conversazioni in chat. E intanto si scopre che è stata Roberta Lombardi, convocata come testimone per il dossier fabbricato oltre un anno fa contro Marcello De Vito, la prima a parlare dell’esistenza di queste polizze.
Le due «provviste»
Romeo aveva due conti correnti, aperti nel 2000 e dai quali prelevava i soldi investiti nelle polizze: uno con 92 mila euro, l’altro con 40 mila. Una doppia «provvista» che secondo gli inquirenti ha provenienza lecita, tanto che al momento non ci sono reati ipotizzati. Resta da capire l’obiettivo di questa continua apertura di pratiche e cambio di beneficiari. Una modalità che per gli analisti finanziari potrebbe celare la messa a disposizione di denaro evitando la tassazione e la tracciabilità. Anche tenendo conto che l’incasso del premio, con il via libera dell’intestatario, può avvenire in qualsiasi momento e non esclusivamente dopo la sua morte, come qualcuno ha cercato di far credere. Quelle polizze — ben sette negli ultimi tre anni con «causali fantasiose» come quella per l’ex fidanzata definita «mia figlia» — potrebbero dunque rappresentare una sorta di fondo concesso in garanzia a chi poi poteva concedergli favori, come appunto è accaduto con Raggi che, appena eletta in Campidoglio, lo ha nominato capo della segreteria. Oppure voti per assicurare l’appoggio al Movimento 5 Stelle alle Comunali di Roma. Su questo i magistrati, dopo aver ascoltato Lombardi, De Vito e il consigliere regionale Alessandro Canali potrebbero convocare altri esponenti del Movimento.
«Marra mi guidava»
Giovedì di fronte a magistrati e poliziotti Raggi ha trascorso quasi otto ore segnate da momenti di grande tensione, tanto che più volte si è deciso di interrompere l’interrogatorio. Ha ricostruito l’iter della procedura che ha portato Renato Marra a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio. E non ha potuto negare il rapporto stretto con suo fratello: «Raffaele conosceva bene la macchina amministrativa, mi ha guidato, spiegato il funzionamento di norme e regolamenti». Nelle chat emerge la sua rabbia quando viene attaccata «perché dovevi dirmi che Renato ha ottenuto un aumento da 20 mila euro», mostrando di essere all’oscuro:«Questo dimostra che non volevo dargli un indebito vantaggio». In altri momenti appare in difficoltà. «Sicuramente ne abbiamo parlato, ma alla fine sono io ad aver firmato». Ma non convince. Allora si riserva di chiarire meglio i passaggi con la memoria. Anche perché il rischio è che si aggravi l’accusa di falso che le è stata contestata proprio per aver dichiarato all’Anticorruzione del Campidoglio: «Marra non ha partecipato ad alcuna fase istruttoria». E lui la «scarica» Marra — detenuto per l’accusa di corruzione — sarà interrogato martedì prossimo e confermerà la versione della sindaca. Il suo scopo non è salvarla, ma evitare l’accusa di abuso di ufficio dimostrando che ha fatto tutto la Raggi. Non è affatto scontato che ci riesca, visto che il suo incarico di capo del Personale lo ha posto in evidente conflitto di interessi di cui anche la sindaca era a conoscenza. Per questo la revoca della nomina potrebbe essere ritenuta per Raggi addirittura un’aggravante.