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Pescara, 25/07/2024
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Data: 05/02/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Statali, decalogo dei licenziamenti

ROMA Arriva una sorta di decalogo che dovrebbe mettere in fila, uno per uno, i dieci casi in cui per un dipendente pubblico scatta l’espulsione: dalla falsa attestazione della presenza allo scarso rendimento. La riforma Madia del pubblico impiego in arrivo, che tra una decina di giorni dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri, rimetterà infatti mano anche al capitolo che tocca i licenziamenti. Le novità non mancheranno: vizi formali, cavilli giuridici, non potranno fermare o annullare le sanzioni e la procedura sprint, immaginata per i furbetti del cartellino, verrà estesa a tutti gli illeciti commessi in flagranza. Si applicherà pure a chi ruba o si macchia di corruzione. La materia sarà però anche sistemata organicamente. Verrà per lo più ripreso l’elenco che vige oggi. Le prime situazioni coinciderebbero perfettamente, tra cui anche l’assenza senza giustificazione per più giorni, il rifiuto del trasferimento e la presentazione di documenti mendaci per ottenere il posto. Poi dovrebbero essere distinte, slegate, condizioni che attualmente appaiono intrecciate. Ecco che il licenziamento per scarso rendimento si dovrebbe attivare per chi già è stato richiamato. Un’altra fattispecie coinciderà con la reiterata valutazione negativa delle performance. E lo stesso vale per tutti quei casi di grave violazione del codice di comportamento (dall’accettare regali costosi a un uso improprio dell'auto di rappresentanza). Dovrebbe rientrare nel decalogo anche l’infrazione dolosa delle regole sulla responsabilità disciplinare. Il nuovo Testo Unico riprenderà la procedura rafforzata e abbreviata prevista per chi timbra il badge e poi se ne va, estendendola ai casi in cui si viene colti con le “mani nel sacco”. Con i sindacati il confronto, informale, è in corso. Le organizzazioni dei lavoratori mirano a restituire quanto più spazio possibile alla contrattazione. Intanto, sempre sul fronte P.a, la Cgia di Mestre dà una cifra precisa agli sprechi della macchina statale, stimando in 16 miliardi di euro all’anno le uscite su cui si potrebbe risparmiare, dalla sanità al fisco.

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