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Data: 05/02/2017
Testata giornalistica: La Repubblica
Nomine e liste di proscrizione: Marra pronto a parlare, il nuovo incubo di Raggi

Il retroscena. Presto l'ex capo del personale del Campidoglio sarà sentito dai pm e dopo che la sindaca l'ha accusato davanti ai magistrati di averla indotta al falso ha deciso di dire di più. Anche sullo scopo del colloquio con Di Maio

ROMA - La decisione è presa. Raffaele Marra parlerà. Perché l'ultimo, esile filo che ancora gli consigliava il silenzio è stato reciso giovedì notte. Quando la sindaca Virginia Raggi, nelle sue otto ore di interrogatorio, lo ha scaricato una seconda volta. Con lo stesso sprezzo e gelido calcolo con cui se ne era liberata politicamente il giorno del suo arresto. Questa volta accusandolo di un reato che vale qualche anno di galera in più, oltre a quelli che promette l'imputazione per cui oggi è detenuto (corruzione). Sostenendo di essere stata tradita nella fiducia, indotta al falso, mentre lui abusava in solitudine del potere di orientare la nomina del fratello, Renato Marra, garantendogli quel vantaggio patrimoniale (20mila euro di aumento di stipendio annuo) di cui lei sarebbe stata ignara. E che in questa storia diventa circostanza dirimente per poter configurare o meno il reato di abuso di ufficio.

L'occasione per uscire dalla condizione di attesa in cui si è chiuso dal 16 dicembre scorso, giorno in cui è entrato a Regina Coeli accusato di corruzione per i suoi traffici immobiliari con il costruttore Scarpellini, sarà l'interrogatorio che dovrebbe tenersi questa settimana, quando il Procuratore aggiunto Paolo Ielo tornerà a sedersi di fronte a lui per contestargli l'abuso di ufficio per il quale è appunto indagato in concorso con la Raggi e del quale la sindaca vorrebbe ora debba rispondere quale unico responsabile. E Marra parlerà .

Per altro, la decisione di muovere - a questo punto obbligata - non sembra trovarlo impreparato. Al contrario, persino "finalmente sollevato", "euforico". Come di chi gioca l'ultima mano di una partita in cui non ha più nulla da perdere, e soprattutto forte di un canovaccio difensivo non solo meditato, ma che sconta un vantaggio. Parlare per ultimo. Sapendo dunque di cosa ora lo accusa la Raggi e con quali argomenti. E parlare dopo essere tornato in possesso di quelle preziose "chat" dei "quattro amici al bar" (lui, la Raggi, Salvatore Romeo e Frongia) rimaste nella memoria del telefono cellulare che gli era stato sequestrato al momento dell'arresto e in queste ultime settimane parzialmente filtrate, nei loro contenuti, nelle cronache di questo affaire. "Penso che quelle chat che ora sono finalmente tornate nella disponibilità della difesa e che sto esaminando vadano lette e considerate nel loro insieme - osserva sornione l'avvocato Scacchi - perché solo allora si potrà rispondere alla domanda sul ruolo avuto da Marra nella partita delle nomine e sul grado di consapevolezza della Sindaca che, scopriamo ora, incredibilmente nulla avrebbe saputo". Già. A quanto pare, il numero, il tenore e la frequenza delle comunicazioni tra Raggi e Romeo nei giorni e nelle settimane del cosiddetto "interpello" (la richiesta di manifestazione di interesse che avviò la procedura di selezione e rotazione dei dirigenti capitolini durante la quale trovò il suo posto al sole il fortunato Renato Marra), dimostrerebbero documentalmente come non solo la Raggi fosse tenuta costantemente al corrente delle mosse di Raffaele sul conto del fratello Renato, ma di come queste mosse fossero tempestivamente comunicate e condivise dagli altri "amici": Romeo e Frongia.

Di più. Marra sarebbe pronto a documentare e indicare le ripetute riunioni e incontri cui partecipò per la definizione di quelle nomine. Il ruolo della Raggi e di quanti ne furono spettatori. Svelando così non solo come e perché Romeo lo introdusse alla Raggi nella primavera del 2016, ma anche l'aggiornato manuale Cencelli e le liste di proscrizione con cui i Cinque Stelle si mossero una volta arrivati in Campidoglio, finendo per dilaniarsi. Così come sarà interessante, se davvero Marra deciderà di svelarlo, il contenuto del colloquio che ebbe nel momento per lui più difficile (quando meditava le dimissioni) con Luigi Di Maio, indicatogli come garante in grado di rassicurarlo sulla necessità politica di una sua permanenza in Campidoglio.

E in questo quadro, anche l'argomento giuridico utilizzato dalla Raggi nel suo interrogatorio di giovedì per neutralizzare l'accusa di abuso di ufficio potrebbe uscirne incenerito. La consapevolezza della sindaca che la nomina di Renato Marra avrebbe comportato un aumento della retribuzione e dunque un "vantaggio patrimoniale" è infatti dimostrata dalla delibera che gli uffici comunali predisposero
per la sua firma e che indicava inequivocabilmente la nuova fascia retributiva. Il che, evidentemente, a meno di non voler considerare la Raggi incapace di intendere e volere, riporterebbe questa storia al suo punto di inizio. Un consapevole "condomio" Raggi-Marra nell'abuso.

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