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Pescara, 25/07/2024
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Data: 06/02/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
La corsa per l’Eliseo - Il ciclone Le Pen: «Con me Francia via da Nato e Ue». Nazioni in fuga. L'onda del contagio che minaccia l'Unione

PARIGI Patrioti di tutta la Francia unitevi (e votate per Marine Le Pen). La presidente del Fronte Nazionale è tornata ai fondamentali per lanciare la sua corsa verso l'Eliseo, a 80 giorni dal primo turno. Da Lione ha rivolto un appello a «tutti i patrioti francesi, di destra e sinistra» in un comizio con molta patria e famiglia, continui riferimenti al popolo - al centro anche dello slogan, Au nom du peuple - e una difesa della priorità nazionale da scrivere anche nella Costituzione. Una Marine Le Pen sorridente e gesticolante ha invocato un «cambiamento di civiltà» per «rimettere la Francia in ordine», ha difeso il «patriottismo economico» e il «protezionismo intelligente» e fustigato un'Unione Europea «senza legittimità, sconnessa dalle aspirazioni dei popoli».

IL COMIZIO In un anfiteatro da quattromila posti e sventolanti tricolori bleu-blanc-rouge, Le Pen ha esordito citando il generale de Gaulle («non c'è niente di più bello e grande della Francia») e ha preso le distanze dai candidati della destra e della sinistra, i (mai citati per nome) candidati «dei soldi»: «io ha urlato sono la candidata della Francia e del popolo». Lione è stata nel fine settimana la capitale della campagna presidenziali, con il comizio di Emmanuel Macron sabato, e poi ieri, in contemporanea, quelli di Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, del Front de Gauche (in simultanea a Parigi grazie a un ologramma sul palco).
LA GAUCHELa gauche era invece in carne e ossa a Parigi, dove Benoit Hamon è stato ufficialmente nominato candidato della sinistra socialista dopo aver vinto le primarie e sconfitto l'ex premier Manuel Valls. A destra, tacciono i comizi in attesa di sapere se il candidato François Fillon reggerà allo scandalo che lo ha travolto dopo le rivelazioni sugli stipendi incassati dalla moglie Penelope come sua assistente parlamentare. I sondaggi (ma in 80 giorni tutto è possibile) danno per ora in testa al primo turno Marine Le Pen, intorno al 27 per cento, lottano per il secondo posto Emmanuel Macron (al 22), Fillon, in caduta libera intorno al 21 e, a sorpresa, anche Hamon (al 17, in rapidissima ascesa) che sta ridando speranza agli elettori di sinistra da mesi rassegnati a una sconfitta che pareva ineluttabile dopo l'impopolare quinquennio di Hollande.
Dopo aver sdoganato il Fronte Nazionale, aumentando il tasso di rispettabilità (e popolarità) del movimento antisemita e xenofobo del padre, Marine Le Pen è ormai in una nuova fase di sdoganamento per rendere idee ben ancorate alla destra estrema compatibili con l'Eliseo. Ha annunciato una nuova «democrazia di controllo», con il popolo direttamente chiamato a verificare le sue promesse, e anche a proporre o respingere leggi con referendum di iniziativa popolare (finora inesistenti in Francia): «chiederò ai francesi di verificare una per una che le promesse saranno mantenute. Sarà una democrazia di controllo». Le promesse sono 144: sono elencate nel programma in cui si trovano poche cifre e finanziamenti dettagliati ma il chiaro annuncio di una Francia «libera, sicura, prospera, giusta, orgogliosa, potente e sostenibile» con due referendum già pronti, uno per stabilire il principio della «priorità nazionale» (lavori e case prima ai francesi), e un altro per il «recupero della sovranità di bilancio, territorio, monetaria e legislativa», ovvero sulla Francexit.

IL PROGRAMMA A Lione Le Pen ha vantato la sua «tolleranza zero» il ripristino dell'ergastolo «effettivo» (in compenso è sparito il referendum sul ripristino della pena di morte). Contro il terrorismo: nuovi mezzi alle forze dell'ordine, instaurazione della «presunzione di legittima difesa per i poliziotti», espulsione immediata per chi è schedato come radicale, ritiro della nazionalità francese (e conseguente medesimo foglio di via) per chi è schedato e ha una doppia nazionalità. A scuola verrà di nuovo insegnato il «romanzo nazionale» perché «avete il diritto di amare la Francia e anche di esibirlo». Finora Le Pen è sempre data sconfitta al ballottaggio. Lei spera in una sorpresa alla Donald Trump, «che è stato eletto contro un sistema coalizzato» e in un «riflesso dei popoli contro le oligarchie» come annunciato «dal no al referendum di Monsieur Renzi».


Nazioni in fuga. L'onda del contagio che minaccia l'Unione

ROMA «Il tappo è saltato. Una volta fuori, il genio della bottiglia non ci rientra». L'immagine è di Geert Wilders, rampante leader del Partito della Libertà olandese che il prossimo 15 marzo, cavalcando le parole d'ordine euroscettiche e populiste, potrebbe conquistare il governo di uno dei Paesi più civili e liberali d'Europa. In aprile toccherà alla Francia saggiare la forza di Marine Le Pen e del suo Front National all'assalto dell'Eliseo. E poi ad Angela Merkel difendersi dall'ascesa alla sua destra dell'AfD (Alternativa per la Germania) di Frauke Petri, rivelazione nel panorama della politica teutonica ancorata fino a ieri ai blocchi di Cdu e socialisti.
E si tratta solo delle punte di un iceberg che minaccia la stabilità dell'Europa e prelude forse a un'implosione favorita da due recenti consultazioni-choc: il Sì dei britannici alla Brexit - l'uscita dall'Unione che ha riscritto la mappa del potere nel Regno Unito e condannato David Cameron al ritiro - e il trionfo americano di Donald Trump, protezionista tanto in economia come nella gestione delle frontiere, nemico giurato della globalizzazione a favore di una politica nazionalista di accordi bilaterali.

LA MAPPA In Europa i partiti populisti che spingono verso la disarticolazione di trattati e istituzioni comunitarie sono indicati come Esp in un rapporto della Fondazione David Hume, che ne ha illustrato la distribuzione geopolitica. Con un paio di osservazioni di fondo: la prima è che le formazioni Esp attecchiscono a destra (con una sottolineatura delle paure legate all'immigrazione clandestina) e a sinistra (prevalentemente come critica dell'austerity e polemica verso la casta), anche se poi destra e sinistra spesso parlano la stessa lingua. Ma c'è una differenza tra Marine Le Pen, campionessa della tradizione sovranista francese, e la sinistra greca del premier Tsipras (Syriza), in teoria non ostile all'Unione europea ma fautore di una sua riforma radicale.
È la differenza che passa tra euroscettici e euro-critici, poli tra i quali oscilla il pendolo della propaganda anche all'interno di uno stesso partito (vedi in Italia il Movimento 5 Stelle).
Altro elemento: il populismo attraversa tutto il continente, a Nord come a Sud, a Est come a Ovest, salvo una striscia centrale di convinto europeismo con capitale Bruxelles e Stato-emblema a Est nella Romania. Infine, tutti questi partiti sono rappresentati da figure più o meno carismatiche in virtù di un linguaggio semplice. Alla Wilders: «Questo sarà l'anno del popolo, l'anno in cui la voce del popolo troverà finalmente ascolto». Gli Esp possono contare anche su appoggi esterni, dalla Russia di Putin ai nuovi Stati Uniti di The Donald.

I CONTATTI Un eurodeputato su tre appartiene al fronte euroscettico o eurocritico che in molti Paesi ha fatto registrare in questi anni exploit elettorali, come in Francia con Marine Le Pen che ha quadruplicato i consensi fra il 2009 e il 2014, mentre in Gran Bretagna la spinta verso la Brexit dell'Ukip di Nigel Farage ha contagiato oltre metà dell'elettorato pur non ottenendo successi clamorosi in proprio. In Europa si va dai già citati Front National in Francia all'AfD in Germania, dalla sinistra Podemos di Pablo Iglesias in Spagna, che ha raccolto i voti degli Indignados, al Partito della Libertà nei Paesi Bassi, dal Partito del Popolo danese il cui slogan è Meno Europa, più Danimarca (affiancato dal Movimento popolare contro la Ue), ai Veri Finlandesi e, sempre in Finlandia, all'eurocritica Alleanza di Sinistra.
Un terzo dei voti in Svezia ha matrice populista, con il Partito dei democratici svedese e un paio di gruppi di sinistra. I populisti si aggirano attorno al 50 per cento dei voti (o lo superano) in Ungheria, Irlanda, Grecia e Bulgaria. Il leader del populismo di destra euroscettico dell'Est è l'ungherese Orban con il suo Fidesz (e alla sua destra Jobbik), con una sponda significativa in Austria nel Partito della Libertà che per un soffio non ha portato Norbert Hofer alla presidenza. Sponda anche in Polonia nel partito al potere, Legge e Giustizia. In Portogallo l'euroscetticismo è rosso (Partito comunista e Blocco di sinistra), mentre in Italia si ripropone la tenaglia destra-sinistra con la Lega di Salvini e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.

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