TERAMO Impegni precisi non ne ha presi, ma di sicuro il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – lo ha detto lui stesso – si è reso conto di una cosa: che in Abruzzo, e soprattutto nel Teramano, c’è una situazione più grave di altre aree colpite dal terremoto e dal maltempo, che richiede l’adozione di provvedimenti ad hoc. E ha lanciato un messaggio di speranza: «Ce la faremo», ha detto, invitando tutti a non perdere la fiducia nel futuro. Mentre il governatore Luciano D’Alfonso ha chiesto interventi precisi. Per fronteggiare, innanzitutto, «i danni indiretti» subiti dalla regione. Ieri mattina nella sala del consiglio provinciale di Teramo il premier, accompagnato dal commissario alla ricostruzione Vasco Errani e dal capo della protezione civile Fabrizio Curcio, ha incontrato i sindaci teramani dell’area del cratere, il presidente della Regione Luciano D’Alfonso e il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino. «Il territorio di Teramo», ha detto Gentiloni al termine dell’incontro (a porte chiuse), «ha vissuto in modo speciale la concatenazione tra il terremoto e una nevicata senza precedenti e richiede interventi anche specifici. Non solo come stiamo cercando di fare in tutta la zona colpita – accelerando le procedure per le scuole, per gli alloggi di emergenza, per la rimozione delle macerie e per pensare al futuro di questi territori – ma qui nel Teramano serve uno sforzo particolare. Anche, da quanto ho capito dai sindaci, sulla viabilità, che ha sofferto moltissimo per la nevicata». Il premier ha poi ribadito – quasi volesse rafforzare in se stesso questa consapevolezza – che deve aumentare in tutti gli italiani la percezione che una parte del paese è stata colpita non da un evento, per quanto catastrofico, ma «da una sequenza di eventi» che hanno messo in ginocchio interi territori. Ma tutto questo, ha aggiunto, «non deve incrinare la coesione delle nostre comunità, e la fiducia nel futuro. Però bisogna lavorare e lavorare in fretta, perché solo se le istituzioni, dal Governo alla Regione ai sindaci, saranno unite e rapide questo potrà consentire di restituire fiducia ai nostri territori. Io penso che il rischio maggiore è quello di perdere fiducia nel futuro in queste zone, per cui bisogna risolvere i problemi di emergenza, ma piano piano ridare speranza, reinvestire sulle vocazioni di questi territori: sul turismo, sulle imprese, sull’agricoltura. Per me è stato molto utile ascoltare le esigenze, i problemi e anche le lamentele che vengono dal territorio e in particolare dai sindaci e tornerò presto». E alla domanda “che impegni ha preso con i sindaci?”, ha risposto così: «Gli impegni sono in gran parte nel decreto che abbiamo approvato (il decreto-terremoto varato dal consiglio dei ministri il 2 febbraio scorso, ndr). In particolare per il Teramano credo che serva un piano, soprattutto sul tema urgente della viabilità, ma poi serve tutto il resto su cui stiamo lavorando: alloggi di emergenza, scuole....» . E il governatore D’Alfonso ha chiesto di più: «Voglio che la mia regione abbia, a fronte di danni significativi e misurabili che si rilevano dal crollo di prenotazioni e da meno opportunità, uno strumento idoneo e rilevante. Questa visita istituzionale deve aiutarci a fotografare e a rilevare quali possono essere le più adatte risposte di carattere normativo e finanziario. Dobbiamo considerare i cosiddetti danni indiretti perché le comunità colpite possano trovare risarcimento. Dopo il terremoto di agosto e ottobre 2016 abbiamo trovato una pronta risposta normativa finanziaria; rimane senza nessuna copertura ciò che noi abbiamo patito come danni indiretti».
Protesta dei primi cittadini non ammessi alla riunione: «Non c’è niente per il maltempo» Il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino: «La Protezione civile deve emanare i decreti e per la nostra zona abbiamo chiesto azioni speciali»
TERAMO «Per adesso prendo per buoni gli impegni del premier, ma se il decreto che uscirà dalla conversione è questo che conosciamo allora andremo a Roma a protestare a Roma protestare, sindaci e cittadini». Il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi si potrebbe anche dirsi soddisfatto delle promesse di Gentiloni, ma vuole vederle nero su bianco, vuole che ci siano misure specifiche per la città e nell’attesa sospende il giudizio. Ma soprattutto chiede che si faccia presto: «Noi abbiamo bisogno di aiuti adesso, non dopo. Questa città, è il caso di dirlo, sta franando su se stessa, bisogna intervenire subito. Ho ribadito i numeri dell’emergenza sul territorio, con oltre duemila sfollati per il terremoto ai quali si aggiungo gli sfollati per il maltempo, con sei scuole inagibili, sottolineando come siamo di fronte ad un territorio in ginocchio». «Gentiloni», riferisce ancora Brucchi, «ha ribadito che la copertura per i danni della neve c’è», ma i sindaci sono tutti concordi nel ritenere che sul maltempo vada fatto un discorso a parte. Analoga, ma più dura nei toni, la posizione di altri sindaci, in particolare di quelli – come i primi cittadini di Atri Gabriele Astolfi, di Castellalto Vincenzo Di Marco, di Cellino Attanasio Giuseppe Del Papa e di Notaresco Diego Di Bonaventura – non invitati all’incontro, perché non facenti parte del cratere, ma ugualmente alle prese con enormi problemi per terremoto e neve. Hanno protestato, Gentiloni li ha ricevuti dopo la riunione, ma questo li ha tranquillizzati solo in parte. «Ancora non sentiamo parlare di emergenza neve», ha detto Di Bonaventura, «dobbiamo dare risposte ai nostri concittadini, ma non sappiamo cosa dire per i capannoni distrutti, per i tetti delle case crollate, per gli innumerevoli danni che abbiamo sul territorio. Il premier ha detto che prenderà a cuore i nostri problemi: lo sappiamo che non saremo lasciati soli, ma abbiamo bisogno di provvedimenti urgenti, che siano chiari, precisi, con indicazioni di quello che bisogna fare». Una risposta indiretta arriva dal presidente della Provincia Renzo Di Sabatino, il quale fa notare che la delibera del consiglio dei ministri del 20 gennaio scorso, dedicata ai danni del maltempo, «dà poi 30 giorni per l’emanazione di ordinanze». «I politici dovrebbero leggersi le carte prima di parlare», aggiunge polemico, ma anche lui è convinto che le misure finora varate non bastano: «Abbiano sottolineato a Gentiloni che questa provincia ha bisogno di un provvedimento particolare. La delibera del 20 gennaio mette insieme quattro regioni, ma nessun’altra provincia ha avuto una nevicata così eccezionale che ha causato 4 morti, duemila sfollati e tantissimi danni all’economia».